CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross. Con Viggo Mortensen, George MacKay, Samantha Isler. (Usa, 2016) Durata 115’ Voto: 3/5 (DT)
Carrellata aerea su fitti boschi, plongée nella radura dove vivono isolati dal mondo, Ben e suoi figli: due maschi e quattro femmine, tutti con nomi inventati, con il ragazzo più grande già in età da università. L’intera famiglia caccia e scuoia bestie per cibarsi, fa yoga e arrampicate per mantenersi in forma, rifiuta istituzioni sociali come la scuola e simboli del capitalismo come consumo e denaro, anche se i ragazzi grazie a libri e insegnamenti paterni conoscono mille lingue, storia e matematica più dei ragazzini “normali”. Una gioiosa e severa comune antisistema che si incrina quando arriva la notizia della madre suicida, allontanatasi da lì per problemi psichici. Dall’altra parte del mondo c’è un nonno ricchissimo che rivuole indietro i nipoti e non accetta che Ben si presenti al funerale della figlia. Inizia così il divertente e doloroso on the road dei sette verso la modernità che demolirà gradualmente l’utopia per far posto ad una più integrata fattoria biologica. Captain Fantastic è uno di quei film alla Sundance così carino e delicato nell’illustrare la bonarietà e l’eccentricità del naif, tutto “belle” inquadrature e “buone” intenzioni, che chiaramente e chissà quanto volontariamente pialla e cancella il conflitto politico che avrebbe invece fatto emergere all’inizio attraverso uno spunto di scrittura originale e stimolante alla Thoreau di Vita nei boschi. Per carità, film apprezzabilissimo dal tono spiritoso e commovente, ma anche conformisticamente molto molto conciliante.