È passato un mese dall’inizio della colossale campagna di demonetizzazione annunciata a sorpresa dal primo ministro Narendra Modi e i problemi per la popolazione indiana non sembrano affievolirsi, anzi. L’8 novembre 2016, con un annuncio a sorpresa in diretta tv, Modi ha decretato che tutte le banconote da 500 e 1000 rupie (controvalore rispettivamente di 7 e 14 euro) in circolazione sul territorio indiano erano da considerarsi fuori corso e che entro il 31 dicembre si sarebbero potute cambiare o depositare in banca e in posta ricevendo nuove banconote da 2000 rupie, o l’equivalente dell’importo in cambi più piccoli.
La misura eccezionale e inedita a livello mondiale è stata giustificata descrivendola come un “colpo mortale” contro gli evasori fiscali, i falsari e il terrorismo, che si finanzierebbe stampando cartamoneta contraffatta. La ratio dietro alla manovra: facendo passare tutte le banconote ritirate al setaccio degli istituti bancari, le autorità avrebbero potuto controllare la provenienza del denaro e, in caso di irregolarità, procedere a multe salatissime, fino al 200 per cento del «nero» non dichiarato.
Incidentalmente, in un paese dove il 98 per cento delle transazioni economiche viene effettuato in contanti, la somma di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie era pari all’86 per cento della cartamoneta in circolazione nel paese. E, da un giorno all’altro, 1,3 miliardi di persone si sono ritrovate nel portafogli dei pezzi di carta straccia senza valore.
In un mese decine di economisti ed esperti interrogati dalla stampa nazionale hanno criticato la manovra evidenziandone gli aspetti negativi per l’economia quotidiana della nazione, decisamente più pesanti dell’ipotetico guadagno collettivo dal recupero dei cosiddetti black money. Se nell’immaginario collettivo i grandi evasori fiscali avrebbero ammassato montagne di denaro in casa, le stime istituzionali degli anni precedenti indicano che di tutta la ricchezza occultata al fisco indiano solamente una fetta minima (tra il 3 e il 6 per cento) è rappresentata dai contanti. Il grosso viaggia impalpabile nei fondi off-shore, è investito in oro o terreni, si crea truccando i libri contabili o gonfiando le fatture. Se quindi i potenziali benefici della demonetizzazione si potranno stimare tra qualche mese, le conseguenze nefaste per la popolazione indiana sono sotto gli occhi di tutti.
Il passaggio forzato attraverso le banche ha portato a file interminabili nelle filiali di gran parte del paese e portato al collasso il sistema nazionale dei bancomat, colto di sorpresa dall’annuncio di Modi. I duecentomila bancomat presenti sul territorio indiano non erano stati ricalibrati per distribuire le nuove banconote da 2000 rupie e così, per le prime settimane, riuscire a prelevare denaro contante (2500 rupie per carta massimo, al giorno) è stato virtualmente impossibile. Ora, secondo la Reserve Bank of India, l’80 per cento dei bancomat è stato ricalibrato, ma ne funziona solo il 30 per cento.
Un problema che attanaglia quasi esclusivamente l’India urbana, mentre nelle zone rurali (il 70 per cento degli indiani vive in campagna) la situazione è decisamente più critica. Con sportelli bancari situati a chilometri di distanza dai villaggi e milioni di persone che mai avevano avuto la necessità di depositare pochi risparmi in banca, l’economia informale ha subìto una battuta d’arresto: la mancanza di contanti ha paralizzato sia la produzione che la vendita di beni di prima necessità e ora, a cavallo con la stagione della semina, il rischio di conseguenze durissime sull’economia agricola è più concreto che mai.
Modi e i suoi ministri insistono nel chiedere agli indiani un po’ di pazienza – egregiamente dimostrata, considerando la criticità della situazione – esortandoli ad abbandonare la cash economy in favore della plastic economy: usare carte di debito o di credito, fino alle ultime app per smartphone per eseguire pagamenti istantanei online, agganciando il proprio account al proprio conto in banca.
Una soluzione che in realtà può interessare solo una piccola fetta di popolazione indiana, quel 10 per cento che, secondo un rapporto di Credit Suisse, detiene l’85 per cento della ricchezza nazionale. E che, con ogni probabilità, rappresenta anche la maggioranza di chi ha e utilizza un conto in banca: degli 1,4 miliardi di conti correnti aperti in India fino al 2015, secondo la Banca mondiale, oltre il 40 per cento è dormiente, cioè inutilizzato da almeno due anni.
Nella retorica della lotta tra i “poveri onesti” e i “ricchi evasori” promossa da Modi, in queste settimane sono emersi innumerevoli metodi poco ortodossi, ma sul filo della legge, per aggirare la stretta della demonetizzazione: ricevute retrodatate per l’acquisto di terreni, oro e gioielli, l’uso di conti correnti di amici come ponte per ripulire i propri soldi (tutti i depositi sotto le 250mila rupie non passano al vaglio del fisco), spalmare i versamenti superiori a 250mila rupie in conti correnti legati ad attività del settore agricolo (che per legge, in India, non sono tassabili) giustificandoli con spese vive sostenute prima dell’8 novembre. Una serie di trucchetti che dovrebbero garantire l’impunità a chi ha saputo muoversi con furbizia. Per tutti gli altri, e chissà quanti saranno, dal 31 dicembre scatteranno le incursioni del fisco. E solo da allora si potrà davvero misurare l’efficacia di un’iniziativa così imponente.
di Matteo Miavaldi
Mondo
India, un mese di demonetizzazione. File agli sportelli nelle città, crollo dell’economia informale in campagna
Il provvedimento, varato a sorpresa dal premier Modi lo scorso 8 novembre, prevede il ritiro di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie, con la giustificazione della lotta a evasori, falsari e terrorismo. Le banconote - mandate fuori corso - potranno essere sostituite entro la fine del 2016. Ma rappresentano l'86% della moneta circolante in un paese dove il 40% dei conti correnti è inattivo da due anni e il 10% della popolazione detiene l'85% della ricchezza
È passato un mese dall’inizio della colossale campagna di demonetizzazione annunciata a sorpresa dal primo ministro Narendra Modi e i problemi per la popolazione indiana non sembrano affievolirsi, anzi. L’8 novembre 2016, con un annuncio a sorpresa in diretta tv, Modi ha decretato che tutte le banconote da 500 e 1000 rupie (controvalore rispettivamente di 7 e 14 euro) in circolazione sul territorio indiano erano da considerarsi fuori corso e che entro il 31 dicembre si sarebbero potute cambiare o depositare in banca e in posta ricevendo nuove banconote da 2000 rupie, o l’equivalente dell’importo in cambi più piccoli.
La misura eccezionale e inedita a livello mondiale è stata giustificata descrivendola come un “colpo mortale” contro gli evasori fiscali, i falsari e il terrorismo, che si finanzierebbe stampando cartamoneta contraffatta. La ratio dietro alla manovra: facendo passare tutte le banconote ritirate al setaccio degli istituti bancari, le autorità avrebbero potuto controllare la provenienza del denaro e, in caso di irregolarità, procedere a multe salatissime, fino al 200 per cento del «nero» non dichiarato.
Incidentalmente, in un paese dove il 98 per cento delle transazioni economiche viene effettuato in contanti, la somma di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie era pari all’86 per cento della cartamoneta in circolazione nel paese. E, da un giorno all’altro, 1,3 miliardi di persone si sono ritrovate nel portafogli dei pezzi di carta straccia senza valore.
In un mese decine di economisti ed esperti interrogati dalla stampa nazionale hanno criticato la manovra evidenziandone gli aspetti negativi per l’economia quotidiana della nazione, decisamente più pesanti dell’ipotetico guadagno collettivo dal recupero dei cosiddetti black money. Se nell’immaginario collettivo i grandi evasori fiscali avrebbero ammassato montagne di denaro in casa, le stime istituzionali degli anni precedenti indicano che di tutta la ricchezza occultata al fisco indiano solamente una fetta minima (tra il 3 e il 6 per cento) è rappresentata dai contanti. Il grosso viaggia impalpabile nei fondi off-shore, è investito in oro o terreni, si crea truccando i libri contabili o gonfiando le fatture. Se quindi i potenziali benefici della demonetizzazione si potranno stimare tra qualche mese, le conseguenze nefaste per la popolazione indiana sono sotto gli occhi di tutti.
Il passaggio forzato attraverso le banche ha portato a file interminabili nelle filiali di gran parte del paese e portato al collasso il sistema nazionale dei bancomat, colto di sorpresa dall’annuncio di Modi. I duecentomila bancomat presenti sul territorio indiano non erano stati ricalibrati per distribuire le nuove banconote da 2000 rupie e così, per le prime settimane, riuscire a prelevare denaro contante (2500 rupie per carta massimo, al giorno) è stato virtualmente impossibile. Ora, secondo la Reserve Bank of India, l’80 per cento dei bancomat è stato ricalibrato, ma ne funziona solo il 30 per cento.
Un problema che attanaglia quasi esclusivamente l’India urbana, mentre nelle zone rurali (il 70 per cento degli indiani vive in campagna) la situazione è decisamente più critica. Con sportelli bancari situati a chilometri di distanza dai villaggi e milioni di persone che mai avevano avuto la necessità di depositare pochi risparmi in banca, l’economia informale ha subìto una battuta d’arresto: la mancanza di contanti ha paralizzato sia la produzione che la vendita di beni di prima necessità e ora, a cavallo con la stagione della semina, il rischio di conseguenze durissime sull’economia agricola è più concreto che mai.
Modi e i suoi ministri insistono nel chiedere agli indiani un po’ di pazienza – egregiamente dimostrata, considerando la criticità della situazione – esortandoli ad abbandonare la cash economy in favore della plastic economy: usare carte di debito o di credito, fino alle ultime app per smartphone per eseguire pagamenti istantanei online, agganciando il proprio account al proprio conto in banca.
Una soluzione che in realtà può interessare solo una piccola fetta di popolazione indiana, quel 10 per cento che, secondo un rapporto di Credit Suisse, detiene l’85 per cento della ricchezza nazionale. E che, con ogni probabilità, rappresenta anche la maggioranza di chi ha e utilizza un conto in banca: degli 1,4 miliardi di conti correnti aperti in India fino al 2015, secondo la Banca mondiale, oltre il 40 per cento è dormiente, cioè inutilizzato da almeno due anni.
Nella retorica della lotta tra i “poveri onesti” e i “ricchi evasori” promossa da Modi, in queste settimane sono emersi innumerevoli metodi poco ortodossi, ma sul filo della legge, per aggirare la stretta della demonetizzazione: ricevute retrodatate per l’acquisto di terreni, oro e gioielli, l’uso di conti correnti di amici come ponte per ripulire i propri soldi (tutti i depositi sotto le 250mila rupie non passano al vaglio del fisco), spalmare i versamenti superiori a 250mila rupie in conti correnti legati ad attività del settore agricolo (che per legge, in India, non sono tassabili) giustificandoli con spese vive sostenute prima dell’8 novembre. Una serie di trucchetti che dovrebbero garantire l’impunità a chi ha saputo muoversi con furbizia. Per tutti gli altri, e chissà quanti saranno, dal 31 dicembre scatteranno le incursioni del fisco. E solo da allora si potrà davvero misurare l’efficacia di un’iniziativa così imponente.
di Matteo Miavaldi
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.