Cinema

Non solo Bertolucci, da Hitchcock a Kubrick a von Trier: quando la crudeltà dei registi diventa arte

Il tira e molla etico attorno ad Ultimo tango a Parigi ricrea una sorta di atmosfera torbida sul set di quello che divenne comunque il secondo film più visto nella storia del cinema italiano con 15.632.773 spettatori; quando invece in fatto a crudeltà da set, nel dietro le quinte oltre la pellicola montata, possiamo annoverare ben altri “casi”

di Davide Turrini

Stanley Kubrick con Shelley Duvall in Shining

La maniacalità kubrickiana per girare ogni scena è storia del cinema. Tantissimi i ciak per ogni singola inquadratura, spesso per un’intera giornata. Vittima illustre del perfezionismo di Kubrick fu sicuramente Shelley Duvall sul set di Shining (1980). Partiamo dalla durata monstre delle riprese in  Inghilterra di un anno, con nove mesi di set filati per la Duvall e giornate intere a recitare le sequenze di pianto, fino alla celebre sequenza del colpo inferto a Jack Nicholson con la mazza da baseball. Ebbene documentaristi e biografi segnalano che quell’inquadratura venne ripetuta 127 volte. “Le recensioni del film, anche dopo anni, parlano solo della meticolosità e del lavoro di Kubrick, mai una volta che segnalavano il lavoro che ho fatto, nessuna parlava di me”, spiegò l’attrice che tornata negli Stati Uniti si curò per un forte esaurimento nervosokubrick-shelley-duvall-675

 

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