Il figlio del leader turco è indagato nel capoluogo emiliano per riciclaggio dopo l'esposto di un oppositore politico che lo accusava di aver portato in Italia grosse somme di denaro. Il giudice per le indagini preliminari ha deciso che l'inchiesta deve andare avanti, avvalendosi di nuovi documenti e testimonianze
Niente archiviazione. Anzi: nuove indagini. E’ la decisione del gip di Bologna, che ha respinto la richiesta della Procura e disposto ulteriori accertamenti su Bilal Erdogan, figlio del leader turco, indagato nel capoluogo emiliano per riciclaggio. Non solo. Il giudice per le indagini preliminari ha ordinato ai magistrati di sentire Murat Hakan Uzan e acquisire eventuali documentazioni dall’oppositore politico di Erdogan, imprenditore turco rifugiato in Francia, che fece l’esposto da cui partì l’inchiesta nel dicembre 2015.
Nel documento in questione, Uzan chiedeva di fare chiarezza su eventuali somme di denaro portate in Italia da Bilal. A febbraio 2016, poi, Bilal Erdogan è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di riciclaggio. Il rampollo del leader turco, difeso dall’avvocato Giovanni Trombini, si è trasferito in Emilia in autunno per un dottorato alla Johns Hopkins University. A settembre scorso, però, la procura emiliana ha chiesto l’archiviazione per Erdogan junior. Oggi, però, il gip ha deciso di respingere quell’istanza e di far proseguire le indagini. La decisione è arrivata all’esito di un’udienza in cui il difensore di Bilal aveva insistito per l’archiviazione. Non erano presenti rappresentanti della Procura.
Nella richiesta di archiviazione si dava conto, tra le altre cose, della mancata disponibilità di Uzan a fornire più adeguati riscontri ad una denuncia ritenuta generica. Tre giorni dopo il deposito dell’atto, il 23 settembre, attraverso l’avvocato Massimiliano Annetta, è però arrivata alla Procura una comunicazione dove si diceva in sostanza che Uzan stava raccogliendo documentazione e sarebbe stato disponibile a farsi sentire. La comunicazione è stata allegata agli atti al vaglio del giudice, che ha deciso di dare tre mesi di tempo alla Procura per sentirlo e acquisire le carte che sarà in grado di produrre.