Più di un’associazione, a questo punto, inizia a chiedersi se non ci sia una volontà da parte dell’Anac di affossare il Foia, facendo sponda alle scappatoie e tradendo lo spirito autentico della misura volto al massimo accesso con il minimo dei vincoli. Insomma, un’Anac che frena, se proprio non “sabota” la legge. Dagli uffici di Cantone assicurano che così non è, che si è anzi profuso “il massimo impegno per garantire l’applicazione e l’applicabilità della legge, offrendo a tutti i soggetti interessati l’opportunità di fare rilievi scritti e dando corso ad audizioni, non previste, perché potessero meglio esporre le proprie ragioni”. Le “osservazioni” pervenute, del resto, “saranno oggetto di analisi e riflessione”. Insomma, si può migliorare. I margini ci sono. Ma il tempo stringe, al 23 dicembre mancano una manciata di giorni.
Nel frattempo, però, la caduta del governo Renzi ha fatto venir meno un azionista importante della legge su cui fare pressione. Quando venne fuori il decreto governativo, con tutte le sue pecche, le associazioni promotrici bombardarono Renzi di tweet perché costringesse il ministro Madia a rimetterci mano. E in parte il decreto fu migliorato, in parte. Ora non c’è proprio nessuno da bombardare. A questo punto resta solo l’Anac a poter salvare il Foia italiano da se stesso.