Secondo le Nazioni Unite la corruzione è “uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo”. Le stime della World Bank dicono che ogni anno nel mondo vengono pagati mille miliardi di dollari in tangenti mentre sarebbero più del doppio i miliardi rubati attraverso la corruzione. “Chiunque può esserne vittima”, dice l’Onu, ma in molti possono fare qualcosa. “Molte organizzazioni della società civile stanno lavorando sodo per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare un maggiore impegno della politica contro la corruzione”. In Italia negli ultimi anni sono nate diverse iniziative di anticorruzione civica che hanno sollecitato, monitorato e in parte contribuito alla nascita di nuovi strumenti anticorruzione. La Giornata internazionale anticorruzione del 9 dicembre è una buona occasione per provare a ricordarne almeno qualcuna.

Riparte il futuro, la prima iniziativa digitale anticorruzione in Europa, fondata dalle associazioni Libera e Gruppo Abele, ha debuttato il 16 gennaio 2013. Dalla sua nascita ha raccolto il sostegno di oltre un milione di italiani. Nei suoi quattro anni di attività ha svolto soprattutto un’azione di sensibilizzazione e pressione sulla politica. Con le sue campagne ha contribuito alla modifica della norma sul voto di scambio politico-mafioso, ha chiesto e ottenuto l’abolizione del vitalizio per i parlamentari condannati per mafia e corruzione (ad oggi è stato revocato a 24 parlamentari) e ha contribuito alla nascita di un intergruppo al parlamento europeo impegnato su questo tema. Attualmente è in corso la campagna #vocidigiustizia per l’approvazione della riforma per la tutela dei whistleblower, ovvero chi denuncia la corruzione di cui è testimone sul posto di lavoro.

Insieme a Riparte il Futuro, l’organizzazione non governativa più impegnata sul tema del whistleblowing è Transparency International Italia. Fondata nel 1996, l’ong ha partecipato alle consultazioni dal basso che lo scorso gennaio hanno portato all’approvazione alla Camera della proposta di legge sulla protezione dei whistleblower (adesso ferma in Commissione Affari Costituzionali al Senato). Per favorire la diffusione di questo strumento Transparency Italia ha inaugurato anche uno sportello digitale, l’Alac, Allerta anticorruzione, per raccogliere le segnalazioni in forma anonima e per assistere chi decide di segnalare episodi di corruzione. Il servizio ad oggi ha raccolto quasi 300 segnalazioni.

Sempre in tema di denunce, questa volta per favorire l’emersione di informazioni “confidenziali” rivolgendosi alla stampa, è nata IRPILeaks, una piattaforma che consente di inviare segnalazioni di illeciti ai giornalisti del gruppo Irpi (Italian Reporting Project Initiative) in forma completamente anonima.

Negli ultimi anni sono fiorite anche diverse iniziative finalizzate all’accesso e monitoraggio dei dati sulla pubblica amministrazione. Diritto Di Sapere, ad esempio, è un’associazione senza scopo di lucro fondata nel 2012 allo scopo di difendere il diritto di accesso alle informazioni per chiunque. L’associazione è stata tra i creatori della rete Foia4Italy, un network tra più di 30 associazioni unite dall’obiettivo di ottenere anche in Italia una legge, il Foia appunto, per un più semplice ed efficace accesso ai dati della pubblica amministrazione da parte di tutti i cittadini. Il gruppo di pressione, dopo mesi di campagna, ha ottenuto nei mesi scorsi l’approvazione di un decreto che entrerà in vigore il prossimo 23 dicembre, e apre la possibilità per chiunque di richiedere l’accesso ai documenti delle pubbliche amministrazioni, senza dover fornire alcuna motivazione e imponendo alle PA di rispondere entro 30 giorni.

Sull’idea di condurre un monitoraggio civico specificamente sui temi dell’anticorruzione e della trasparenza amministrativa sono nati invece i progetti Illuminiamo la salute, che con la campagna Obiettivo 100% ha richiesto e monitorato l’applicazione della legge anticorruzione presso le Asl nazionali, e il portale Confiscati bene, che monitora la collocazione e le reali condizioni dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Una delle più famose piattaforme di raccolta ed elaborazione dei dati sulle attività dei politici e delle amministrazioni pubbliche è invece rappresentata da Openpolis che a partire da Open Politici e Open Parlamento, si è poi arricchita con progetti come Open Bilanci e Open Municipio che offrono informazioni su più di 8000 comuni.

Infine le scuole e le iniziative finalizzate a creare competenze diffuse sul tema corruzione. Una delle prime è stata “NOi contro la CORRUZIONE”, fondata da gruppo di docenti, studenti ed esperti con base nell’Università di Roma Tor Vergata, che cura l’omonimo blog allo scopo di fornire informazioni e approfondimenti sul tema. L’associazione Libertà e Giustizia ha invece ideato e sperimentato negli ultimi due anni un laboratorio didattico per le scuole superiori romane, dal titolo “Piccolo atlante della corruzione”, che porta gli studenti “sul campo” per studiare la percezione e l’emersione della corruzione nei territori delle rispettive scuole.

Sicuramente la più giovane, la Scuola di cittadinanza monitorante creata dalle associazioni Libera e Gruppo Abele, in collaborazione con il Master dell’Università di Pisa su mafie e corruzione e diretto dal professore Alberto Vannucci. L’iniziativa ha mosso il suo primo passo con una due giorni di studio tenutasi la scorsa estate, ma è ancora alle sue battute iniziali. Lo scopo dichiarato dagli organizzatori è creare le occasioni e gli spazi per dotare la società civile delle conoscenze e competenze necessarie a farne una “cittadinanza monitorante” realmente capace di cogliere e interpretare ciò che le accade attorno. Sostanzialmente attraverso tre canali: conoscenza approfondita del fenomeno; assistenza nelle eventuali segnalazioni di whistleblower, e creazione di strumenti e spazi (digitali e fisici) per il monitoraggio civico.

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