Considerati i precedenti di "detenzione arbitraria, tortura e sparizioni forzate da parte del governo siriano, siamo naturalmente profondamente preoccupati per la sorte di queste persone" dice Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani che riferisce che i ribelli impediscono ad alcuni civili di lasciare il quartiere
Nel giorno in cui riprendono i raid aerei governativi sugli ultimi bastioni di Aleppo est in mano a miliziani delle opposizioni, l’Onu denuncia la scomparsa di centinaia di uomini tra i 30 e i 50 anni. Inghiottiti nel nulla da una decina di giorni dopo essere fuggiti dalla distruzione di Aleppo est verso zone controllate dal governo siriano. “È profonda la preoccupazione” di Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani benché sia difficile “stabilire i fatti in una situazione cosi fluida e pericolosa“. Di queste persone “i familiari hanno perso ogni contatto” e considerati i precedenti di “detenzione arbitraria, tortura e sparizioni forzate da parte del governo siriano, siamo naturalmente profondamente preoccupati per la sorte di queste persone”.
Inoltre, alcuni dei civili che hanno cercato di fuggire da Aleppo est sarebbero stati bloccati da gruppi dell’opposizione armata, che avrebbero anche rapito e ucciso un numero imprecisato di civili. “I civili sono intrappolati tra i belligeranti che sembrano agire in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario”, denuncia Colville. Le Nazioni Unite temono anche per la sorte dei civili in altre zone del Paese in conflitto e in particolare per i civili del governorato di Idleb, in mano all’opposizione, dove gli attacchi aerei hanno causato decine di morti tra i civili negli ultimi giorni.
Fonti e testimoni oculari ad Aleppo est riferiscono che le forze lealiste hanno bombardato non solo con l’artiglieria ma anche dagli aerei il sud della parte della città ancora in mano ai ribelli, ridotta ad una porzione del territorio controllato fino alla fine di novembre. Il generale Serghiei Rudskoy, capo della sezione operazioni principali dello Stato maggiore russo, afferma che ormai l’esercito siriano “controlla il 93% del territorio della città”. Ma gli insorti rispondono con bombardamenti di razzi che, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), hanno ucciso oggi almeno otto civili ad Aleppo ovest.
Sul versante diplomatico, l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha detto che “probabilmente ci saranno colloqui sabato tra Usa e Russia”, definendoli un “importante potenziale sviluppo”. Il ministro degli Esteri Lavrov raggiungerà Ginevra per una riunione con gli statunitensi per raggiungere un accordo. Si tratta di “un’ottima occasione per stabilire le modalità in modo da trovare una soluzione alla situazione ad Aleppo est e far ritirare tutti i militanti che si trovano lì”, ha detto il ministro che ha aggiunto di non poter garantire “che ancora una volta non ci siano sorprese perché non è troppo chiaro come la parte americana si comporta nei negoziati con noi sulla Siria”. Lavrov ha anche chiarito che l’annuncio da lui fatto ieri sera di una sospensione degli attacchi lealisti si riferiva solo ad una misura temporanea “per permettere ai civili che lo vogliono di lasciare Aleppo est”. I raid sono ripresi, ha confermato, e “continueranno fino a quando ad Aleppo ci saranno banditi”.
Il Centro russo di riconciliazione ha fatto sapere in un comunicato che circa 8.500 civili, tra cui quasi 3.000 bambini, hanno lasciato l’enclave nelle ultime 24 ore. Ma anche questi sono dati impossibili da verificare, mentre le Nazioni Unite stimano che siano ancora 100.000 i residenti che rimangono nell’area assediata, tra i quali 500 bisognosi di cure immediate. E l’Assemblea generale Onu proprio stasera ha approvato una risoluzione (non vincolante) in cui si chiede la cessazione immediata delle ostilità e degli attacchi ai civili.