Non c’è pace per Aleppo: sono ripresi stamani i bombardamenti governativi siriani sulla piccola enclave di Aleppo est ancora nelle mani degli insorti, nonostante un cessate il fuoco raggiunto ieri sera. Lo riferiscono attivisti dell’opposizione, citati dall’agenzia Ap. La notizia arriva dopo che era stato annunciato anche un ritardo – per motivi imprecisati – nell’evacuazione da Aleppo est di civili e ribelli, prevista nell’accordo di tregua mediato da Mosca, che sostiene il governo di Bashar al Assad, e della Turchia, che fino a questo momento ha supportato gli oppositori, ma ha svolto un ruolo di mediazione tra le parti – aiutando Damasco a liberare la città – per tutelare i propri interessi nel nord del Paese.

Mentre gli autobus che erano stati predisposti per l’evacuazione tornano nei depositi, decine di migliaia di civili rimangono di fatto intrappolati nelle aree dove sono ripresi gli scontri in attesa di conoscere la loro sorte. I volontari della Syria Civil Defence, i ‘caschi bianchi’, riferiscono che “molti civili sono rimasti feriti in seguito alla caduta di alcuni colpi di artiglieria sui quartieri di Ukkari, Ansari e Al Ethàa“. Ma le notizie non possono essere verificate in modo indipendente. Invece, sulla responsabilità della ripresa dei combattimenti è cominciato uno scambio di accuse proprio fra Turchia e Russia. Per il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu “il regime e alcuni gruppi stanno cercando di bloccare il cessate il fuoco ad Aleppo” ha detto parlando  con l’agenzia statale Anadolu. “A causa di questi ostacoli – ha aggiunto il capo della diplomazia turca -, l’evacuazione non si è potuta compiere interamente, ma siamo pronti” a riprenderla. Mentre il Ministro della Difesa russo, citato dall’agenzia stampa russa Interfax, ha accusato i ribelli di aver ripreso i combattimenti all’alba, sottolineando che le forze del regime hanno respinto il loro attacco. Il ministero ha aggiunto che l’esercito sta continuando le sue operazioni per schiacciare la resistenza restante.

Ma secondo alcuni attivisti, interpellati dalla televisione panaraba al Arabya, sarebbero contrasti in seno agli alleati Russia, Siria e Iran ad impedire l’applicazione della tregua nella città dilaniata. Per gli attivisti, a bloccare la tregua sarebbe in particolare la richiesta di Teheran di ottenere la liberazione di alcuni prigionieri iraniani nelle mani degli insorti.  Anche l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) afferma che a bloccare l’iniziativa sono le forze governative siriane e le milizie sciite loro alleate, contrarie all’accordo raggiunto ieri dalla Russia con la Turchia senza discuterne con il governo di Damasco.

In serata però è stata raggiunta una nuova intesa per riprendere l’evacuazione di civili e combattenti armati. Lo riferiscono le fazioni dei ribelli citate dai media arabi. “Nelle prossime ore l’intesa verrà implementata”, e in cambio, afferma un responsabile citato da Al Arabiya, i combattenti anti-governativi consentiranno “una simile evacuazione da due villaggi fedeli a Damasco sotto assedio nella regione di Idlib”, le località di Foua and Kefraya. Il portavoce di tre principali gruppi ribelli ha annunciato che il cessate il fuoco entrerà in vigore entro la mezzanotte e verrà implementato a partire dall’alba di domani. Un primo gruppo di persone tenterà di lasciare la città domattina.

Ieri, martedì 13 dicembre, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, durante la riunione del consiglio di sicurezza, ha invocato i delegati a fare “tutto il possibile per fermare la carneficina in Siria”. Il Segretario ha lanciato “un nuovo appello al governo di Damasco e ai suoi alleati Russia e Iran a rispettare le norme del diritto internazionale umanitario, favorire l’evacuazione dei civili da Aleppo e l’accesso degli aiuti umanitari”.  Mentre oggi, l’organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf) si dice “indignata per la violenza esercitata contro i civili” ad Aleppo e per “la passività dimostrata da tutti gli attori che possono fare qualcosa per fermarla”. Msf chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare il proprio dovere di proteggere i civili, sia nelle aree assediate sia nelle aree riprese dal governo siriano.

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