E’ solito a parlare direttamente e meno direttamente di culi e deretani, difese il collega Barani che fece il famoso gesto alle senatrici M5s, lui stesso si indicò le parti intime. Ora il senatore Vincenzo D’Anna, colonna tra i verdiniani di Ala, usa il gioco di parole. La riprova che i 18 senatori dell’Alleanza liberal-popolare per le autonomie, che oggi si sono rifiutati di dare la fiducia al governo Gentiloni dopo essere stati esclusi dal governo, non hanno perso il consueto buonumore. E restano all’opposizione anche se dal governo sono stati offerti, raccontano posti di sottogoverno o “sottobosco”, come si dice.
Racconta l’agenzia Dire, infatti, che al termine di una lunga riunione nella sede di via Poli, nella quale era stato confermato il no all’esecutivo, D’Anna si lascia andare a una battuta: “Una giornalista mi ha chiesto, sbagliando: ‘Allora niente sottoboschi?‘. E io ho risposto: ‘No, niente ‘sottobosco’. ‘Sotto-boschi‘ avremmo ceduto“, dice, con un gioco di parole sul cognome dell’ex ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Il collega Ciro Falanga lo riprende, bonariamente: “Non dire così, che poi ti chiamano sessista”.