Narra la storia che Maria Antonietta abbia proposto di dare brioches al popolo francese affamato. Qualche anno dopo ci fu la rivoluzione e la poveretta ci rimise la testa. Renzi e Mattarella hanno appena rifilato un biscotto Gentiloni al popolo italiano affamato di democrazia ma anche di concreti diritti sociali. Chissà come andrà a finire.
L’individuo in sé non è cattivo. Lo attestano dichiarazioni di personaggi fra loro distanti come Fedele Confalonieri e Luciana Castellina, anche se l’apprezzamento del primo dà adito a qualche sospetto dato che il nostro ebbe a occuparsi dei media in qualità di ministro di un governo Prodi, e quello della seconda si accompagna a una critica spietata quanto sacrosanta della sua attuale impresa, dar vita a un governo giustamente definito fotocopia ed espressione di una sorta di renzismo senza Renzi destinato a preparare il terreno per il ritorno in forze del capo momentaneamente spodestato. Io lo ricordo come appassionato leaderino del Movimento studentesco del Tasso. Quantum mutatus ab illo, povero Paolo.
Vicende personali e ricordi di gioventù a parte, la decisione del Pd, o meglio di Renzi che ha deciso di bandire ogni possibilità di discussione democratica all’interno di un partito che pure democratico si definisce, aggrava senza dubbio la crisi di rappresentatività del Parlamento attuale, nato da una legge definita anticostituzionale in molte sue parti dalla Corte costituzionale e che ha sostenuto a maggioranza una pessima riforma della Costituzione respinta pochi giorni fa a grande maggioranza del popolo italiano.
Come insegna la migliore dottrina costituzionalista, un referendum che evidenzi una tale enorme divergenza tra il popolo e i suoi rappresentanti rende opportune nuove elezioni politiche al più presto. A ciò si oppone come ben sappiamo la circostanza, anch’essa da addebitarsi alla vanagloriosa presunzione del governo Renzi, di non prevedere una nuova legge elettorale per il Senato, nell’infondata credenza che quest’ultimo sarebbe stato abolito o meglio trasformato nell’ombra di se stesso a causa delle riforme renziane.
Una nuova legge elettorale si rende a ogni modo indispensabile e urgente anche per le numerose critiche di incostituzionalità rivolte all’Italicum, che presto dovrebbero essere quantomeno in parte accolte dalla Corte costituzionale, evidenziando un ulteriore motivo di profonda inadeguatezza del Parlamento esistente.
Siamo per molti aspetti quindi in una sorta di vicolo cieco istituzionale determinato dal fatto che il Parlamento che dovrebbe legiferare per dare vita a leggi elettorali finalmente legittime è profondamente screditato per i motivi accennati. Ma uscirne al più presto costituisce un imperativo morale, politico e giuridico. Se ne può uscire con una legge elettorale proporzionale che costituirebbe l’unica risposta ammissibile e positiva alla vera crisi che stiamo vivendo, una crisi di rappresentatività e non già di governabilità.
Un governo che agisca senza capacità di ascoltare il popolo è destinato a produrre ulteriori sfracelli, aumentando la distanza fra cittadini e istituzioni e preparando le condizioni o per una violenta reazione popolare o per un’ulteriore disgregazione sociale, in una situazione contrassegnata dal costante aggravamento della situazione di crescente povertà e disagio.
Ovviamente il governo fotocopia Gentiloni non si pone per nulla su questa strada, dato che ripropone uomini e donne compromessi e politiche fallimentari su cui il popolo italiano si è espresso con chiarezza il 4 dicembre. Ci si attende in buona sostanza una minestrina riscaldata a base di voucher, tagli alla spesa sociale, precarietà e tentativi di rilancio del clientelismo a base di fritture miste per i poveracci e grandi opere per quelli che contano, nonch una snervante trattativa fra gli alleati di governo per mettere a punto, magari fra un anno, un sistema elettorale che non risponda a elementari esigenze di democrazia e costituzionalità ma ai meschini interessi di questo o di quello.
La goffa finzione di novità messa in scena da Renzi ha convinto solo una minoranza nonostante lavaggi del cervello, ricatti, minacce e lusinghe. Il Paese vuole un vero cambiamento nel metodo e nel merito, e Gentiloni significa piena continuità con la goffa finzione inscenata con scarso successo dal suo autore, anzi per molti versi un suo ulteriore peggioramento. Demenziale pretendere che gli Italiani non se ne accorgano.
Come affermato dal sagace D’Alema, il Pd dovrebbe temere che questa politica ciecamente arrogante e che insulta in modo aperto la volontà popolare si traduca in una nuova valanga di voti contro di esso. A chi ha sostenuto la necessità del No in termini chiari sulla base di valori ed esigenze di sinistra spetta oggi denunciare con forza questa manovra inaccettabile, ponendo al tempo stesso le basi per l’inevitabile alternativa di governo e di sistema. O poniamo in essere le condizioni per un rinnovato protagonismo popolare attraverso istituzioni adeguate o rischiano di entrare o tornare in scena personaggi come Renzi o anche peggio di lui, se possibile. Il popolo italiano merita di meglio.