In Italia la vita media è scesa leggermente, fenomeno che non si verificava da decenni nella storia del Paese. Nel 2015, rispetto all’anno precedente, la vita media passa da 82,6 a 82,3 anni. Ad analizzare la situazione è l’Istat che oggi presenta la quarta edizione del “Rapporto sul Benessere equo e sostenibile“. Le cause di questa diminuzione – spiega l’Istituto di statistica – vanno ricondotte a una serie di fattori: oscillazioni demografiche e fattori congiunturali di natura epidemiologica e ambientale che hanno comportato un aumento dei decessi nella popolazione più anziana, peraltro osservato in diversi paesi europei. L’incremento della mortalità però non ha avuto conseguenze sulla qualità degli anni da vivere. Rimane stabile, a 58,3 anni, la speranza di vita in buona salute alla nascita.
Lo studio dell’Istat segnala come la mortalità infantile continua a diminuire negli ultimi anni (da 30 decessi ogni 10mila nati vivi del 2012 a 29,6 del 2013), soprattutto tra i bambini di genitori stranieri. La riduzione è il frutto di andamenti diversi a livello territoriale: il tasso si riduce nel Mezzogiorno mentre aumenta nel Centro e, in particolare, nel Lazio e nelle Marche. Si riduce anche la mortalità dei giovani per incidenti da mezzi di trasporto (da 0,8 ogni 10mila residenti di 15-34 anni a 0,7) e la mortalità per tumore nelle fasce centrali d’età (da 8,9 a 8,6 ogni 10mila residenti tra i 20 e i 64 anni), in particolare tra gli uomini. Infine il tasso di mortalità per demenza e malattie del sistema nervoso delle persone anziane, molto più alto al Nord che nel resto d’Italia, cala per la prima volta (da 27,3 a 25,8 per 10mila persone di 65 anni e più).
Aumentano casi di “binge drinking” – I segnali provenienti dagli indicatori sugli stili di vita rimangono ambivalenti. Se da un lato si riduce la quota di adulti in sovrappeso (da 44,6% del 2014 a 43,2% del 2015) e aumenta lievemente il consumo adeguato di frutta e verdura, dall’altro rimangono stabili le quote di sedentari (39,7%) e di fumatori (20,2%) e aumentano i casi di binge drinking (episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni) tra i giovani (da 6,9% nel 2014 a 7,8% nel 2015).
Istat: “Nel 2016 il Sud sempre più scontento” – Gli abitanti del Nord e Centro del Paese registrano un miglioramento per ambiente, salute e istruzione, ad eccezione della qualità del lavoro. Al Sud invece permangono forti divari rispetto al 2010 per condizioni economiche minime, forte disoccupazione e soddisfazione per la vita. Il risultato dello studio dell’Istat è che quest’anno è aumentata la quota di italiani che esprimono una soddisfazione elevata per la vita nel complesso (ossia un punteggio di almeno 8 su una scala 0-10); si è passati da 35,1% a 41,0%, dopo il forte calo registrato tra il 2011 e il 2013 (quando la percentuale era scesa dal 45,9 al 35,0%) e la sostanziale stabilità nel periodo successivo. Come detto, però, emerge una forte distanza nei valori relativi alle macro-aree: le persone che esprimono una valutazione molto positiva della vita nel complesso sono il 45,7% del totale nel Settentrione ma solo il 35,1% nel Mezzogiorno.