Un movente passionale, una gelosia, che la sera del 10 novembre scorso ha scatenato l’aggressione con un fucile giocattolo caricato con la soda caustica contro Stefano Tondi, direttore del reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Baggiovara di Modena e il figlio Michele. Chi ha quasi reso cieco il cardiologo, non sopportava la sua nuova relazione con una donna con la quale recentemente c’era stato un legame. È questa l’ipotesi d’accusa con la quale la procura della Repubblica di Modena ha fermato e trasferito in carcere nella mattina del 14 dicembre Daniele Albicini, 59 anni, incensurato e residente a Palagano, sull’Appennino. Per lui, in attesa che il gip Eleonora Pirillo decida se convalidare o no il fermo, i reati contestati dai pm sono tentato omicidio e lesioni aggravate.

L’indagato, dipendente del distretto sanitario di Sassuolo, durante le indagini era stato sentito come persona informata sui fatti. Poi, stando a quanto riportato dagli inquirenti in conferenza stampa, nei 40 giorni dell’inchiesta il cerchio intorno a lui si era piano piano ristretto. I carabinieri di Modena, che hanno lavorato sotto il coordinamento del procuratore capo Lucia Musti e del sostituto Enrico Stefani, avevano ricostruito tutto il mondo attorno al cardiologo ed escluso pian piano tutte le altre piste: prima fra tutte quella professionale. Inizialmente si era pensato,per esempio, a una vendetta da parte di qualche eventuale paziente insoddisfatto.

Infine il 12 dicembre sono arrivati in Procura a Modena gli esami effettuati dai Carabinieri del Ris di Parma, che hanno isolato un Dna, compatibile con quello di Albicini, sul bastone che aveva colpito Michele Tondi. Il figlio del medico si era infatti precipitato fuori dalla sua casa di famiglia nelle campagne di Vignola per difendere il padre e sarebbe stato colpito proprio con quel bastone (oltre che schizzato anche lui con la soda caustica), prima di riuscire a mettere in fuga l’aggressore ma, complice il buio, non lo aveva riconosciuto. Proprio per questa testimonianza del figlio di Tondi, unico teste della scena, la Procura ha deciso di contestare al fermato, oltre alle lesioni, anche il tentato omicidio. Michele Tondi aveva infatti raccontato di avere visto, appena uscito di casa, l’aggressore brandire la pistola giocattolo e il bastone e inseguire il padre accecato: “Una persona accecata – ha detto il procuratore Musti – può essere veramente finita se la colpisci sul cranio con quel bastone”. Secondo Musti non ci sono dubbi: “Michele ha salvato la vita a suo padre”.

Il fermato è divorziato con due figli. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, conosceva la nuova compagna di Tondi da circa 20 anni e, dopo la fine dei loro rispettivi matrimoni, avevano avuto una relazione, non molto tempo fa. Albicini avrebbe saputo poi della recentissima relazione della donna con il medico, iniziata ad agosto, e questo, secondo l’ipotesi di accusa, potrebbe avere scatenato la sua volontà di fare del male a Tondi. Secondo gli investigatori sarebbe stato lo stesso Albicini, lo confermerebbero i tabulati telefonici, il responsabile di un altro tentativo di aggressione subito da Stefano Tondi davanti casa il 3 novembre. Quella che, a parere dei pm, era stata una sorta di prova, mascherata da tentativo di rapina, dell’aggressione del 10 novembre.

Intanto in mattinata il prefetto di Modena Patrizia Paba e il colonnello Giovanni Balboni, comandante provinciale dei Carabinieri, sono stati in ospedale, dove Tondi è ancora ricoverato, a dargli notizia del provvedimento di fermo. L’avvocato d’ufficio di Albicini, contattato da ilfattoquotidiano.it, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

 

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