Almeno un componente deve essere residente in regione da minimo due anni. Sarà concesso per non più di 12 mesi, superati i quali il contributo potrà essere richiesto solo trascorsi altri 6 mesi. Sono esclusi coloro che già ricevono l'assegno di disoccupazione. Voto contrario di Forza Italia e Lega Nord. M5s astenuto
Via libera in Emilia Romagna alla legge che istituisce il reddito di solidarietà in regione. Il provvedimento andrà ad aiutare, dal 2017, le persone che si trovano senza lavoro e in difficoltà economiche: un contributo fino a 400 euro mensili per chi ha un Isee uguale o inferiore ai 3mila euro. Secondo le stime di viale Aldo Moro la misura darà una mano a 35mila famiglie residenti in tutto il territorio regionale. Un intervento, ha spiegato in aula l’assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, “che guarda alla dignità delle persone e al loro reinserimento sociale e lavorativo”.
Dopo un lungo iter, il reddito di solidarietà ha ricevuto l’ok di Pd e Sel, il voto contrario di Forza Italia e Lega Nord, che chiedeva di elevare il reddito minimo, portandolo a 7500 euro, e di elevare gli anni di residenza in regione necessari per ricevere il contributo a 5 anni. Dettaglio che avrebbe limitato il numero di stranieri idonei. Il Movimento 5 stelle, che in questi anni ha fatto del “reddito di cittadinanza” la propria bandiera, ha invece preferito astenersi. “Le misure sono insufficienti: il testo approvato è solo una brutta copia del nostro reddito di cittadinanza” ha commentato la consigliera Giulia Gibertoni, relatrice di minoranza della legge, riconoscendo però allo stesso tempo che si tratta di “un primo passo verso il contrasto alla povertà”. Per questo, ha assicurato, “da oggi monitoreremo attentamente quali saranno gli effetti reali di questa legge e tra un anno la riporteremo in aula per cercare di adottare tutti quegli accorgimenti necessari affinché si possa parlare finalmente di un vero reddito di cittadinanza come quello proposto più di un anno e mezzo fa dal Movimento”.
Così l’Emilia Romagna segue la strada già intrapresa da altre regioni come la Puglia, dove in primavera è stato introdotto il reddito di dignità, una misura simile che mira sempre al contrasto alla povertà. Il testo proposto dalla maggioranza (Pd e Sel) e approvato dall’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna prevede un assegno mensile di massimo 400 euro per nucleo familiare, compresi quelli unipersonali. Almeno un componente deve essere residente in regione da minimo due anni. Altro requisito essenziale è l’Isee pari o inferiore a 3mila euro. Il res, così è stato definito, sarà concesso per non più di 12 mesi, superati i quali il contributo potrà essere richiesto solo trascorsi altri 6 mesi. Sono esclusi coloro che già ricevono l’assegno di disoccupazione. Chi beneficerà del sostegno economico della Regione, però, dovrà fare un percorso finalizzato a migliorare la propria condizione, che prevede la frequenza scolastica, la ricerca attiva di lavoro e l’accettazione di offerte, iniziative di prevenzione della propria saluta, e cura del proprio alloggio.
Per il reddito di solidarietà la giunta ha stanziato 35 milioni di euro e, assicura l’assessore Gualmini, la regione “controllerà da vicino come lo strumento verrà utilizzato e quale sarà la sua efficacia”. Dal prossimo anno la legge potrebbe interessare 80mila persone che oggi vivono in condizioni di estrema povertà. Soprattutto famiglie composte da giovani coppie con tre o più figli a carico, single, anziani con bassissimo reddito. “Uno strumento – lo ha definito il presidente Stefano Bonaccini – per contrastare l’emarginazione sociale e recuperare alla piena cittadinanza fasce di popolazione che altrimenti rischiano di vivere ai margini della società. Un rischio – ha concluso Bonaccini- che vogliamo fare di tutto per scongiurare”.