È iniziata la stagione dello scialpinismo. Mio figlio Jacopo dalla Valle d’Aosta mi comunica che è salito sull’Arp Vieille, in Valgrisenche. Non gli dico che mi ricorda una delle tante battaglie perse dell’ambientalismo: quella contro l’eliski, la pratica dello sci fuoripista e del freeride che usano l’elicottero per la risalita. Anno 2003: come associazioni ambientaliste, organizzammo una manifestazione giusto sull’Arp Vieille, per denunciare la scandalosa situazione dell’Italia, che continua ad essere priva di una norma sull’uso dell’eliturismo.
Oppure si ha una norma burla come giusto quella della Valle d’Aosta che lo consente quasi dappertutto. Col risultato che proprio in Valgrisenche arrivano pullman dalla Francia a scaricare torme di pistaioli amanti del fuoripista, vista che oltralpe non è consentito.
Eppure ci sono enne motivi per vietare questa pratica: cito i danni all’ambiente dovuti alle emissioni; cito il disturbo alla fauna alpina, costretta a fuggire in un periodo dell’anno in cui dovrebbe invece risparmiare le forze; cito il disturbo alle persone che risiedono ancora in montagna; cito il disturbo a coloro che – ricordando Mummery – la montagna la affrontano “by fair means”; cito il pericolo per gli spostamenti di masse nevose che possono essere causati dai velivoli, innescando fenomeni valanghivi; cito infine il pericolo insito nell’impreparazione all’ambiente alpino tipico di coloro che praticano come clienti l’eliski, i cosiddetti “pistaioli”. Quasi ogni anno qualcuno muore “grazie” all’eliski.
Ma non vi sono solo motivazioni più che valide per vietare questa pratica, vi è anche la Convenzione delle Alpi con i suoi protocolli, che sono legge dello Stato italiano e che prevedono, ad esempio, che gli Stati “si impegnano a limitare al massimo e, ove sia il caso, a vietare, al di fuori degli aerodromi il deposito di aeromobili a fini sportivi”.
Ma già, si sa, l’Italia è il paese di Pulcinella e da quando la Convenzione delle Alpi è diventata legge dello Stato, l’esercizio dell’eliski è addirittura aumentato anziché diminuire. Conta di più l’interesse economico di proprietario di elicotteri rispetto all’ambiente. Che, lo ricordo, non vota.
In questo quadro sconfortante, ma, lo ripeto, tipicamente italiano, sembra incredibile che vi sia un comune che decide di vietare sul suo territorio l’utilizzo di mezzi a motore, e, in particolare, appunto, l’uso dell’elicottero a fini ludici. Quel Comune è Balme, Val d’Ala di Lanzo, a due passi da Torino.
La scelta di Balme, pur perfettamente logica e sensata, è talmente sconvolgente in quest’epoca di deregolamentazione e di liberismo sfrenato, che è balzata all’attenzione dei mass media ed il sindaco è diventato addirittura un personaggio. Della serie, se un amministratore fa qualcosa di minimamente sensato per tutelare il territorio in cui vive la sua popolazione, assurge quasi ad eroe: possiamo definirlo il mondo alla rovescia? Possiamo.
Questo il titolo della delibera votata – si noti bene – all’unanimità dal Consiglio comunale: “Determinazioni in merito alla fruizione estiva e invernale del territorio con mezzi motorizzati”. E questo un estratto del testo: “Premesso che la natura alpina nella sua straordinaria biodiversità e nella sua interazione con la secolare attività dell’uomo è un valore in se’, da tutelare in modo rigoroso anche in ragione della sua fragilità…Considerato che natura preservata e paesaggio tradizionale sono gli elementi su cui fondare durature prospettive di futuro decoroso agli abitanti della montagna… Delibera di ritenere inopportuna, impropria e dunque di esprimere la propria contrarietà alla pratica di qualsiasi tipologia di accesso e di fruizione motorizzata a scopo ludico del proprio territorio, sia estiva, quando preveda la percorrenza di sentieri e piste con motocicli, mezzi fuoristrada e quad, sia nel periodo invernale quando ciò avvenga per mezzo di motoslitte e di elicotteri per il trasporto turistico”.
Chapeau!