Qualche giorno fa un professore universitario ha invitato i propri studenti che avevano postato su Facebook messaggi perplessi sul governo dei “non eletti”, a iscriversi alla facoltà di Scienze delle piadine al prosciutto.
Trovo l’affermazione, ancorché goliardica, quantomeno inopportuna. Infatti, se non mi sono mai piaciuti i professori che deridono gli studenti, figuriamoci se lo fanno quando non sono gli studenti ad avere torto.
Ho in proposito spiegato, nel mio ultimo post, perché dal punto di vista sostanziale (e non strettamente tecnico) non è scorretto, a mio avviso, affermare che è stato nominato un governo di “non eletti”. Ma a parte questi argomenti più tecnici, la cosa che stupisce maggiormente è l’ipocrisia di certe affermazioni. Infatti, le forze politiche che oggi deridono chi protesta per la nomina di un governo di non eletti … sono le stesse che tre anni fa hanno invitato i propri elettori ad eleggere il (proprio capo del) governo!
Si trova ancora online la locandina con scritto, testualmente: “Riscrivi l’Italia. Primarie del centrosinistra. Dal 4/11 iscriviti. Il 25/11 scegli il tuo presidente del Consiglio” (www.primarieitaliabenebomune.it).
Nel 2013 non fu quindi mai messo in discussione che erano stati gli elettori a scegliere il proprio premier – seppur non con un’elezione diretta, ma, appunto, con il meccanismo delle primarie – e, anzi, si criticarono le parti politiche che non avevano consentito tale scelta agli elettori. La possibilità offerta di scegliere il premier divenne addirittura un punto di forza della campagna elettorale.
Che dire allora?
Forse, si potrebbe suggerire a quel professore, prima di invitare i propri (incolpevoli) studenti ad iscriversi a Scienza delle piadine, di dispensare i propri preziosi consigli all’attuale classe politica. In alternativa potrebbe invitare gli studenti a investire due euro per mangiarsela una piadina, anziché pagarli per partecipare alle primarie magnificate appena tre anni fa dalla stessa classe politica come la soluzione “per scegliere il presidente del Consiglio” e, addirittura, “riscrivere l’Italia“.