Le regole dello Stato di diritto vanno rispettate sempre, sia per gli italiani che per gli stranieri. Sempre, senza eccezioni. Oggi il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) a lungo presieduto da Mauro Palma, oggi Garante nazionale delle persone private della libertà, ha fatto notare in modo netto alle autorità italiane che le procedure di espulsione collettiva utilizzate nei confronti di un gruppo di migranti nigeriani nel dicembre del 2015 non sono state rispettose dei loro diritti fondamentali (qui la risposta delle autorità italiane). L’espulsione è avvenuta nonostante la magistratura fosse intervenuta sospendendo per taluni i provvedimenti espulsivi.
Il Comitato europeo l’anno scorso ha organizzato una visita ad hoc in Italia per monitorare i cosiddetti ‘return flights’. Ha esaminato il trattamento riservato ai migranti nigeriani durante le operazioni di rimpatrio per via aerea da Roma a Lagos (Nigeria). Il volo è stato organizzato dall’Italia in coordinamento con Frontex nonché Belgio e Svizzera come Stati co-partecipanti. Scrivono gli ispettori del Cpt: “Alcuni detenuti sono stati rimpatriati dall’Italia mentre i processi di appello presso la corte competente in relazione alle richieste di asilo erano ancora pendenti”. In questo modo si mette a rischio il principio di non refoulement. Il Comitato ha verificato che i detenuti erano stati informati del loro rimpatrio il giorno stesso della partenza senza dunque che potessero far valere i propri diritti in sede giurisdizionale.
Nella stessa giornata la Grande Camera della Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia nel caso Khlaifia and Others per violazione dell’articolo 5 della Convenzione europea sui diritti umani che disciplina i casi tassativi in cui la privazione della libertà può avvenire. Non si può essere privati della libertà senza una decisione giurisdizionale, senza una supervisione giudiziaria, solo come esito di una prassi di polizia. Lo Stato di diritto italiano ed europeo non lo consente. Una sentenza molto importante che potrà dire la sua sul destino degli hotspot e delle forme di detenzione arbitraria per migranti. Come dice l’avvocatessa Francesca Cancellaro che ha portato il caso davanti alla Corte: “La Grande Camera ha condannato l’Italia per la violazione del diritto alla libertà personale dei migranti detenuti nel Cspa di Lampedusa. Il tema è di grande attualità perché chiama direttamente in causa gli attuali hotspot, dove i migranti sono oggi detenuti de facto senza base legale e senza alcun controllo giurisdizionale”.
E ora la parola alle autorità italiane per porre rimedio alle condanne europee.