Una truffa da un milione di euro ai danni del ministero dello Sviluppo economico. E ancora, riciclaggio e false fatturazioni. Sono queste le ipotesi di reato mosse dalla procura di Roma nei confronti di sette persone che sono state arrestate.
Le misure cautelari, due in carcere e cinque ai domiciliari, sono state emesse dal gip Tamara De Amicis su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dei sostituti Stefano Rocco Fava e Giuseppe Cascini. Tra i destinatari dei provvedimenti Gianluca Ius, tuttora sotto processo per la bancarotta della società Arc Trade e il cui nome compare anche tra le pieghe dell’inchiesta su Mafia Capitale (la sua posizione è stata archiviata). Ius è finito a Regina Coeli insieme a Cristina Trella per riciclaggio. Ai domiciliari sono stati finiti Massimo Pagliari, Francesco Santonocito, Stefano Maccioni, Elisabetta Bonafede e Antonio Pollastri.
Secondo quanto accertato dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e del Gruppo investigativo criminalità economica e finanziaria (Gicef), il personaggio cardine della vicenda era Ius, già arrestato nel 2013 per la vicenda Arc Trade, società simbolo dell’illecito sistema di affidamento di appalti emerso nell’inchiesta Enav- Finmeccanica, con l’accusa di riciclaggio.
Tornato in libertà, e comunque sotto processo, Ius, secondo le fiamme gialle, ha ripreso a svolgere attività finanziarie apparse analoghe a quelle delle precedenti investigazioni. A destare i primi sospetti è stata la circostanza che Ius, nel 2015, ha percepito a titolo di compenso amministratore, senza tuttavia averne titolo, somme di denaro dalla società Irta (della quale è rappresentante legale Cristina Trella). Tale società, a sua volta, aveva ricevuto accrediti provenienti da tre imprese, la TC2 (rappresentate legale Elisabetta Bonafede), la Assembling World (Massimo Pagliari) e la AP (Antonio Pollastri), queste ultime accomunate dal fatto di avere ricevuto finanziamenti bancari grazie all’ammissione al “Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese” del ministero dello Sviluppo economico – Direzione Generale per gli Incentivi alle Imprese.
Dagli approfondimenti investigativi sulle tre società che avevano ottenuti finanziamenti per circa un milione di euro, garantiti dal Mise, è emersa la loro non operatività e che le imprese erano state acquisite dagli indagati al solo scopo di ottenere fraudolentemente, producendo documentazione falsa, le provviste pubbliche.