L'inchiesta è quella per i 180 milioni di euro concessi dall'istituto di credito e mai rientrati. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, guidati dal procuratore capo di Arezzo Enrico Rossi, alcuni dei finanziamenti venivano poi utilizzati dagli stessi consiglieri della banca indagati
Per i 180 milioni di euro concessi da Banca Etruria e mai rientrati ci sono i primi 22 indagati tra gli ex amministratori dell’istituto di credito. Stamani la Procura di Arezzo ha notificato gli avvisi di chiusura indagini. È il primo filone relativo alla bancarotta fraudolenta che vede iscritto nel registro degli indagati anche il padre di Maria Elena Boschi, Pier Luigi, non raggiunto però dal provvedimento odierno. Gli avvisi sono stati recapitati per ora ad alcuni componenti del consiglio di amministrazione guidato da Elio Faralli prima e da Giuseppe Fornasari poi, fino al 2014. Indagato l’ex direttore generale Luca Bronchi, Lorenzo Rosi, l’ex vicepresidente Giovanni Inghirami, Augusto Federici, Alberto Rigotti, Laura del Tongo, Giorgio Natalino Guerrini. Nel registro sono stati iscritti gli ex amministratori che hanno approvato o agevolato l’erogazione dei crediti contestati. In particolare le aperture concesse alla società Sacci per 60 milioni, alla Privilege Yard per 30 milioni e altri finanziamenti concessi alla San Carlo Borromeo, a Isoldi, a città Sant’Angelo a un cantiere navale a Civitavecchia, alla Pegasus, alla High Facing e alla Castelnuovese.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, guidati dal procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi, alcuni dei finanziamenti venivano poi utilizzati dagli stessi consiglieri. Nel caso della società Pegasus, ad esempio, Etruria ha concesso un finanziamento da 4 milioni di euro per costruire un complesso immobiliare ma quei fondi sarebbero poi in parte veicolati alla Abm di Albergo Rigotti che riusciì così a ripianare l’esposizione della sua società con la banca e rimanere nel cda come consigliere evitando la decadenza. Quello di Rigotti, hanno ricostruito gli inquirenti, è stato il voto decisivo per estromettere Faralli dal board e far insediare al vertice di Etruria Giuseppe Fornasari.
Nelle carte d’indagine viene anche ricostruito il caso della Privilege Yard che ottenne un finanziamento per realizzare un mega yacht nel porto di Civitavecchia ma una volta ricevuti i fondi ne destinò una parte alla Hi-Facing, società di un altro consigliere: Guerrini. Lo stesso che aveva votato per deliberare il credito alla Privilege. Sono 21 gli avvisi di chiusura indagine notificati ad altrettanti ex componenti degli ultimi due cda di Banca Etruria e ad alcuni dirigenti dalla Procura di Arezzo nell’ambito del primo troncone di indagini relativo alla bancarotta fraudolenta. Tra loro ci sono gli ex presidenti Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi.