Clemens Fuest, presidente dell'istituto di ricerca Ifo ed ex consulente del ministero delle Finanze di Berlino, commenta gli ultimi dati del sistema dei pagamenti interbancari dell'area euro: "A luglio il saldo negativo della Penisola era di meno di 292 miliardi, in ottobre era salito a 355". Un livello mai toccato, che si spiega anche con gli acquisti massicci di bond da parte della Bce
“La liquidità sta lasciando l’Italia. I venditori esteri di titoli di Stato italiani alla Banca d’Italia potrebbero comprare altro nel vostro Paese ma non lo fanno. Questa la chiamo una fuga dei capitali“. L’avvertimento arriva da Clemens Fuest, presidente dell’istituto di ricerca economica tedesco Ifo ed ex consulente del ministero delle Finanze di Berlino, che in un’intervista al Corriere della Sera sostiene anche che la Penisola dovrebbe uscire dall’euro se la moneta unica “è un ostacolo” che impedisce di “tornare a livelli soddisfacenti di crescita” nonostante “miglioramenti della competitività e riforme“. Certo, “è una decisione che deve prendere il governo italiano”, chiosa l’economista, ma in Germania “c’è un’opinione diffusa che l’alto livello di debito pubblico e la bassa crescita sollevino interrogativi sul fatto che l’Italia voglia restare nell’area euro”.
All’intervistatore che fa notare come il deficit Target 2 italiano sia “del 22% del pil, mentre in Spagna supera il 30%”, Fuest risponde che “in Spagna l’aumento (da luglio, ndr) è stato da 293 a 313 miliardi”, molto inferiore a quello italiano. Ce n’è abbastanza per chiedersi che cosa accadrà all’Italia quando, nel 2018, l’ombrello protettivo della Bce verrà chiuso. “Se la stabilità dell’economia italiana dipendesse da questo, anche se l’inflazione risale, vorrebbe dire che in essa c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato. Qualcosa da affrontare con strumenti diversi dalla politica monetaria“, ammonisce l’economista.