Cultura

Libertà, sessualità e modernità nella narrativa femminile saudita contemporanea

Da sempre, l’Arabia Saudita ci appare come un paese misterioso, impenetrabile allo stile di vita occidentale, estraneo agli itinerari turistici di massa. Si tratta di una società ricca di contraddizioni, legata a rigide consuetudini e norme religiose ma proiettata verso il futuro, grazie al progresso scientifico, tecnologico ed economico che ha promosso una trasformazione, pur lenta e graduale, dei costumi tradizionali.

Quella saudita è una società ancora fondata sulla netta separazione tra la compagine maschile e quella femminile, in ambito pubblico, lavorativo e sociale, una società che reprime comportamenti non consoni alle norme religiose, avvalendosi della polizia religiosa e della Commissione per la promozione della virtù e prevenzione del vizio, la cui funzione è quella di imporre il rispetto della shariʿa. Le donne, pur dotate di un elevato livello di istruzione, non possono compiere atti giuridici senza l’autorizzazione del tutore legale. Ciononostante, nell’ultimo ventennio, è emerso un ceto medio avido di letture, di informazione, affacciato sul mondo e, con questa classe media, si è affermata una nuova letteratura ancora largamente ignorata all’estero.

In tale contesto, è apparsa una moltitudine di narratori che hanno osato sfidare le autorità religiose, facendosi portavoce non soltanto di istanze di rinnovamento sociale ma anche di atti di denuncia di un sistema politico fondato sull’autoritarismo, sulla mancanza di libertà, sullo scarsissimo rispetto dei diritti umani e delle libertà civili.
A insistere maggiormente sulle problematiche sociali del rinnovamento dei costumi e dell’emancipazione femminile sono soprattutto le scrittrici, come Raja Alem, Samar al-Mogren e Badriya al-Bishr.

Il contrasto tra tradizioni ancestrali e una tensione brutale verso la modernità è tratteggiato nel romanzo di Raja Alem Il collare della colomba (Marsilio, 2014, trad. M. Avino). L’opera, vincitrice dell’Arabic Booker Prize 2011, è stata definita “un noir filosofico” che indaga sui sentimenti di una nazione in bilico tra antichi costumi e un progresso che spesso assume le sembianze della corruzione e della speculazione edilizia. Prendendo spunto dal misterioso omicidio di una donna dal volto sfigurato, l’autrice ci presenta un romanzo intessuto di storie, leggende e misteri nella cornice della Mecca, in cui la scomparsa dell’antica e venerabile architettura della città sacra convive con l’illusione di modernità data dai futuristici grattacieli giganti.

Il tema della sessualità e dell’ermafroditismo è affrontato dalla Alem nel romanzo Khatem (Atmosphere Libri, 2016, trad. F. Pistono), ambientato alla Mecca agli albori del XX secolo. La protagonista è la sesta figlia di una famiglia patrizia, i cui fratelli sono morti nelle guerre che periodicamente sconvolgono la città, lasciando il padre privo di discendenza maschile. Pur diafana e delicata, Khatem ha un aspetto androgino, veste da donna alle feste ma gira per la città abbigliata da uomo, godendo di una libertà negata alle ragazze. Un giorno, conosce una musicista siriana che l’aiuta a comprendere il segreto della propria esistenza. Khatem ha infatti una natura ermafrodita, è uomo e donna al tempo stesso. Il tema della sessualità è trattato con delicatezza dalla Alem, che svela gradualmente al lettore la natura ermafrodita di Khatem.

Grandioso e affascinante l’affresco della città della Mecca nei due romanzi, pur riferiti a due epoche diverse.
Samar al-Mogren, autrice de Le donne del peccato (Castelvecchi, 2012, trad. B. Teresi), punta il dito sulla repressione dei sentimenti e della dignità della donna, che colpisce la vita privata di milioni di sauditi. L’opera tratteggia la storia d’amore tra due giovani che infrangono, per vivere il loro sentimento, le norme della shariʿa, esponendosi a lunghi anni di carcere e a sanzioni corporali. Una volta scontata la pena giudiziaria, il reo deve affrontare il castigo sociale, l’emarginazione, la perdita degli affetti più cari. Il romanzo è un grido dell’autrice per i diritti delle donne a libertà, amore e piacere.

Nel romanzo Profumo di caffè e cardamomo (Atmosphere Libri, 2015, trad. F. Pistono), Badriya al-Bishr ci presenta la storia della giovane Hind, svelando come sia difficile, per una ragazza, crescere e sconfiggere divieti e tabù. La prima battaglia della vita, Hind deve combatterla contro la madre, che la separa dal primo amore, costringendola a un matrimonio combinato. Imprigionata in un’unione infelice, Hind si rifugia nella scrittura di romanzi, ma incontra il veto del marito. Quando quest’ultimo rifiuta la prima figlia soltanto perché femmina, Hind divorzia e comincia a lavorare come assistente sociale. Le si schiudono nuovi orizzonti, nuove amicizie e un nuovo amore. Anche se la famiglia vorrebbe sacrificarla in un altro matrimonio combinato, Hind riesce a imboccare la difficile strada della libertà.