Raramente si è assistito a un riutilizzo così rapido di così tanti beni confiscati alla criminalità organizzata: 39 tir, fino a meno di due anni fa in mano alla ‘ndrangheta emiliana, sono già partiti da Modena verso il centro Italia, dove saranno utilizzati per raccogliere i detriti nei paesi devastati dalle scosse del terremoto dei mesi scorsi. Dopo la confisca conseguente alle condanne in abbreviato nel maxi-processo Aemilia, torneranno infatti all’opera con i Vigili del fuoco che li porteranno nella zona di Amatrice. “Li utilizzeremo per il trasporto delle macerie, delle attrezzature e dei materiali che ci serviranno per la messa in sicurezza degli edifici”, ha detto Gioacchino Giomi, comandante dei Vigili del fuoco.
I mezzi sono stati consegnati il 15 dicembre nella caserma dei Vigili del fuoco di Modena che li utilizzeranno nella zona di Amatrice. Alla cerimonia di consegna hanno partecipato tra gli altri il procuratore capo della Dda di Bologna Giuseppe Amato, il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Umberto Postiglione, il prefetto di Modena Maria Patrizia Paba, l’assessore regionale Palma Costi e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: “Una vittoria dello Stato”, ha detto Roberti. “Questi beni vanno al più presto restituiti e reimpiegati”. “Un modo per rendere evidente e percepibile la legalità”, ha aggiunto Postiglione.
Si tratta solo di parte dei beni sequestrati dal tribunale di Bologna su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia dell’Emilia-Romagna nell’ambito dell’operazione Aemilia. Ad aprile scorso 58 persone sono state condannate in primo grado in rito abbreviato. Tra i condannati anche coloro che sonoconsiderati dai magistrati al vertice della associazione ‘ndranghetista emiliana: Diletto Alfonso, Nicolino Sarcone, Antonio Gualtieri, tutti originari della Calabria, ma da tempo stabilitisi a Reggio Emilia e dintorni. Una associazione autonoma, secondo i magistrati, con un legame con la cosca di Cutrofacente capo a Nicolino Grande Aracri e attivissima negli affari della ricca Emilia.
Tra i condannati c’è anche Pino Giglio, che nel frattempo ha deciso di collaborare con la giustizia e da settimane sta rispondendo alle domande di magistrati e avvocati. Una testimonianza considerata fondamentale dai pm della Dda di Bologna. Altri 150 imputati stanno infatti affrontando in questi mesi il processo in rito ordinario nell’aula bunker di Reggio Emilia, allestita per l’occasione. Dopo la cerimonia di consegna dei camion lo stesso procuratore Roberti ha voluto raggiungere proprio l’aula del maxi-processo e si è fermato a parlare con i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi. La stessa Direzione nazionale antimafia guidata da Roberti aveva collaborato alle indagini per Aemilia, che culminarono in una grossa operazione che a gennaio 2015 portò all’arresto di oltre 100 persone.