Fuocoammare non ce l’ha fatta. Il film di Gianfranco Rosi è stato escluso dalla preselezione dei titoli che concorreranno alla vittoria dell’Oscar come Miglior Film Straniero 2017. L’ulteriore accorciamento della lista a nove titoli decisa dall’Academy ha messo fuori gioco il documentario girato sull’isola di Lampedusa che aveva vinto l’Orso d’Oro a Berlino nel 2016, e aveva fatto a tal punto emozionare la presidente di giuria, Meryl Streep, da farle dichiarare alla produttrice del film, Donatella Palermo: “Questo film può vincere l’Oscar. Farò di tutto perché sia portato negli Usa”. Fuocoammare è stato sì portato negli Stati Uniti e il distributore statunitense, Kino Lorber, ha provato a lanciare a macchia di leopardo il film da circa un paio di mesi in diverse città americane, ma ad oggi ha raccolto soltanto 65mila dollari d’incassi. In questo momento Fuocoammare sulla pagina web della Kino Lorber risulta visibile in una sala di Silver Spring nel Maryland e in una di Larkspur in California.
Tra i nove titoli che si contenderanno la nomination in prima fila risulta il film tedesco Toni Erdmann di Maren Ade che dopo la vittoria come miglior film, regia, sceneggiatura ai recenti European Film Awards (EFA) è l’unico grande favorito di questa corsa agli Oscar 2017. Film che uscirà in Italia proprio a ridosso della cerimonia dell’Academy il 23 febbraio 2017 grazie a Cinema di Valerio De Paolis. Tra i nove selezionati ad una incollatura ci sono Il Cliente dell’iraniano Asghar Farhadi (in Italia dal 5 gennaio con Lucky Red); l’immenso capolavoro di Xavier Dolan in questo momento al cinema, E’ solo la fine del mondo; e un’altra meravigliosa gemma d’animazione come La mia vita da zucchina dello svizzero Claude Barras, ancora in programmazione in diversi cinema italiani. A seguire con ridotte possibilità di vincere l’Oscar ci sono: Land of Mine, nazionalità danese, già uscito in Italia tra i saldi di fine stagione del 2016; il norvegese The King’s Choice di Erik Poppe che racconta il rifiuto di re Haakon VII di cedere la Norvegia alla Germania nazista; lo svedese A Man Called Ove di Hannes Holm; l’australiano Tanne di Martin Butler e Bentley Dean vincitore della Settimana della Critica al Festival di Venezia 2015; e buon ultimo il film russo Paradise, diretto dall’eterno maestro Andrei Konchalovsky, anche questo visto in Concorso all’ultima Venezia dove ha raccolto un fin troppo generoso Leone d’Argento. Tra gli esclusi eccellenti non c’è solo Rosi, ma anche Elle di Paul Verhoeven e Neruda di Pablo Larrain.
Fuocoammare esce dalla possibile cinquina di nomination per l’Oscar come Miglior Film Straniero, ma rimane comunque nella shortlist di 15 titoli che potranno contendersi la statuetta come Miglior Documentario 2017, la cui ulteriore scrematura per le 5 nomination avverrà a fine gennaio 2017. Anche in questa categoria, però, la concorrenza sembra essere spietata: in prima fila uno dei documentari più chiacchierati negli Usa, O.J: Made in America di Ezra Edelman, basato sulla vita e la carriera del contestato campione di football finito perfino protagonista di uno dei processi più seguiti della storia con l’accusa, da cui poi venne assolto, di aver ucciso l’ex moglie. A seguire l’altrettanto favorito I Am Not Your Negro di Raoul Peck, documentario narrato da Samuel L. Jackson, basato sui ricordi in forma di manoscritto incompiuto dello scrittore di colore James Baldwin sulle battaglie per i diritti civili nel dopoguerra americano tra i leader della comunità nera Medgar Evers, Malcolm X, e Martin Luther King. Segnaliamo anche 13th, film diretto da Ava DuVernay (già autrice di Selma), che trae spunto dal 13esimo emendamento statunitense che abolì la schiavitù.