Confessiamolo: il Natale è una gran seccatura. Soprattutto perché si devono fare regali a molte persone e si finisce per vagare come anime in pena per le strade del centro senza sapere che pesci pigliare. Gli addobbi sono accesi da inizio novembre, ma fino a pochi giorni prima del fatidico 25 dicembre non ci viene mai in mente questo obbligo morale di “comprare i regali”, come si potesse rimandare all’infinito. Ma non è così, prima o poi tocca a tutti. Ecco qualche consiglio per risolvere il problema: l’unico regalo che va bene per chiunque è un libro, però non tutti i libri vanno bene per tutti.
Una volta mio zio, attivista di quella sinistra un tempo chiamata extraparlamentare, doveva fare un regalo a un amico un po’ destrorso e mediamente disinteressato alla lettura. Preso dalla disperazione fu convinto a tradimento da mia zia a comprargli la cosa più detestabile: un libro di Bruno Vespa. Il giorno della Vigilia mio zio e l’amico si videro per lo scambio dei regali. I due si consegnarono vicendevolmente pacchetti sospettosamente della stessa dimensione, forma e peso. Mio zio scartò il regalo temendo il peggio e, all’unisono tuonarono “Come!? Mi hai regalato un libro di Bruno Vespa!? Sei scemo?!”. Fortunatamente mia zia fa i cappelletti in brodo più buoni della Romagna, altrimenti la serata sarebbe finita in tragedia. Detto questo ecco alcuni consigli che potrebbero gradire i vostri amici per evitare spiacevoli inconvenienti con i nei sulla faccia.
Per l’amico della sinistra che soffre, un po’ nostalgico, c’è un bel libro che racconta le gesta di un ex combattente che si era battuto contro la dittatura di Pinochet in Cile e ora vive in una casa sulla spiaggia con la moglie e tanti rimpianti. Si intitola “La fine della storia” (Guanda, trad. I. Carmignani) ed è scritto da un autore la cui vita ha moltissimi tratti in comune con il protagonista del romanzo: Luis Sepúlveda.
Per l’amica romantica e intelligente suggerisco “Fato e furia” (Bompiani, trad. Tommaso Pincio) di Lauren Groff, storia d’amore tra una ragazza sensibile e un giovane drammaturgo, con momenti di travolgente passione e scritto in maniera sublime.
Oppure “Una storia quasi solo d’amore” (Feltrinelli) di Paolo Di Paolo. Tenero e originale racconto dell’amore tra due ragazzi che insieme trovano il coraggio di resistere in un mondo in cui si sentono fuori dal tempo.
Per l’amico un po’ cinico consiglio il romanzo sarcastico ed esilarante che si intitola “Lo schiavista” (Fazi, trad. Silvia Castoldi) di Paul Beatty in cui un uomo si batte in California per ripristinare la schiavitù e la segregazione, cosa che sembrerebbe quasi normale nell’America di Trump, se non fosse che lui è nero.
Se la vostra amica è andata in visibilio per serie televisive come Stranger Things, c’è un romanzo che mescola suspense al fascino dei favolosi anni ’80: “Non devi dirlo a nessuno” (Einaudi) di Riccardo Gazzaniga, storia di un ragazzino alle prese con una misteriosa presenza che vive nel bosco.
Per l’appassionato di storia e dei buoni romanzi consiglio il nuovo di Eraldo Baldini “Stirpe selvaggia” avventura ambientata nella Romagna del secolo scorso in cui l’autore racconta di una amicizia che si dipana tra lotta di classe, guerre mondiali e gli eventi burrascosi del secolo breve.
Per gli amanti dei classici, dei bei gialli di una volta, è tornato in una nuova edizione “Le acque torbide di Javel” (Fazi, trad. Federica Angelini) del grande maestro francese Léo Malet, che inizia con la scomparsa sospetta di un senzatetto a Parigi su cui indaga Nestor Burma per poi perdersi nei fumosi bar della Capitale.
Per l’amico sportivo non ho dubbi: “Il più grande. Storia della mia vita” l’autobiografia di Muhammad Ali a cura della premio Nobel Toni Morrison (Mondadori, ed. E. Capriolo). Storia straordinaria, autrice altrettanto straordinaria.
Se l’amico è veramente impegnato, se è uno che si è appassionato alle vicende del mondo raccontate da autori come Sherwood Anderson e Kapuscinski, e sente ardere nelle vene il desiderio di giustizia sociale sarà sicuramente folgorato dalle pagine intense e militanti di Angelo Ferracuti e del suo “Addio, il romanzo della fine del lavoro” (Chiarelettere).
Per l’amico appassionato di alimentazione che si chiede “da dove viene quello che stiamo mangiando?” c’è un inchiesta importante, scritta da un giornalista con una preparazione e un lavoro encomiabile (merce rara nell’epoca del “giornalismo fast food”). Sto parlando di Stefano Liberti e del suo “I signori del cibo” (Minimumfax).
Per le amanti della Letteratura (con la L maiuscola) ecco tre libri che rimangono impressi. Rosa Matteucci che con “Costellazione familiare” (Adelphi) scrive un libro dal linguaggio inebriante che narra della complessità del rapporto con la figura materna.
Andrej Longo che con il suo “L’altra madre” (Adelphi) racconta la Napoli degli adolescenti costretti a crescere in fretta, ma anche dei sentimenti di amicizia che compongono la miscela esplosiva di questa città senza eguali.
Il terzo è il premiatissimo (vincitore del Campiello, del Volponi e libro dell’anno a Fahrenheit di Radio3) romanzo di Simona Vinci “La prima verità” (Einaudi).
Per gli amanti della fantascienza (ma non solo) consiglio la biografia di Philip K. Dick scritta da Emmanuel Carrère: “Io sono vivo, voi siete morti” (Adelphi, trad. di Federica e Lorenza Di Lella). Il mondo visto da Dick è fatto di presunti complotti e allucinazioni, Carrère racconta il reale come se fosse fantascienza.
Jolly. Se volete regalare un libro a una persona che non conoscete bene, o che sapete non essere un grande lettore andate sul sicuro: Marco Malvaldi non sbaglia mai. I suoi libri, editi da Sellerio, sono una serie di gialli molto divertenti, ambientati in Toscana, dove un gruppo di vecchietti al bar risolve i misteri prima che ci arrivino “i cervelloni”. Il primo della serie è “Il gioco delle tre carte”, ma vanno bene tutti.
Oppure c’è la soluzione definitiva, quella che applichiamo da diversi anni io e i miei amici. Abbiamo solennemente giurato di non farci più regali di Natale e sottrarci così al giogo del consumismo. In realtà siamo un gruppo di pigri clamorosi. Il patto è questo: ognuno si compra da solo il libro che vuole. Poi ognuno si tiene quello che si è preso e sa che è come se glielo avessero regalato gli altri. Non fa una piega.