Quando mi fermo a guardare il presepe, al di là di ogni significato religioso, vedo un bambino che nasce povero tra poveri, in pace con la natura.
Eppure tutto attorno il mondo turbina al contrario. A Natale impera lo spreco sbandierato e sfacciato, l’inquinamento euforico. Tante città incentivano a fare shopping in auto, limitando le zone pedonali, rendendo gratuiti i parcheggi. Traffico selvaggio, centri urbani e centri commerciali assediati dalle auto, luminarie sempre accese, abeti secolari sradicati dalla terra per morire addobbati nelle piazze. Corsie dei centri commerciali ammiccanti di luci, strabordanti di oggetti (per lo più inutili). So this is Christmas… and happy new year!
Alla faccia di un bimbo che nacque povero tra poveri, in pace con la natura.
In occasione del Santo Natale, fedeli e non fedeli, impazziscono, si catapultano in auto ad acquistare oggetti che vengono dall’altra parte del mondo, la cui produzione ha inquinato e devastato l’ambiente, sfruttato lavoratori, alimentato guerre, ucciso animali, incendiato foreste. Si gettano i vecchi telefonini (ancora funzionanti) e si acquistano nuovi modelli, lo stesso per le TV e per i tablet, senza chiedersi da dove viene quel coltan, quelle materie prime, e che fine faranno quei rifiuti. Si comprano nuovi gioielli, si comprano nuovi vestiti, si compra nuovo cibo, senza sapere nulla delle condizioni sociali e ambientali in cui sono prodotti.
“Cominciamo subito con le incredibili offerte” dice un volantino di un centro commerciale: “Se a Natale intendete regalare un televisore il modello consigliato è… Passiamo adesso ai vari smartphone… Se siete dei genitori potreste pensare di regalare ai vostri figli una PS 4 con qualche gioco, oppure un XBox… Sempre per i bambini consigliamo di acquistare tablet molto comodi da tenere in mano e con accesso a internet, per giocare in qualsiasi luogo… Per gli avventurosi Minimoto, MiniCross, PitBike, MiniQuad, MidiQuad, Buggy, con motori a 2 e 4 tempi a benzina ed elettrici… Per i piccolissimi altalene elettroniche che si muovono a 4 velocità, con suoni e luci incorporate…”.
Una pubblicità avvisa i genitori troppo scrupolosi: “Non cercate un oggetto che durerà nel tempo, perché la tecnologia corre come un treno e tra un anno troverete sul mercato un prodotto più adatto a soddisfare le nuove esigenze”. Come dire, comprate sapendo che presto dovrete gettare.
Ai rampolli di famiglia si comprano quindi giochi sofisticati e “rifiutosi”, che si rompono presto, non si riciclano e le batterie in discarica provocano grossi problemi di contaminazione. Giochi inquinanti e “plasticosi”, se è vero che ogni anno vengono ritirati dal mercato giocattoli (per lo più provenienti dalla Cina) con concentrazioni di ftalati fino a 390 volte superiore al consentito. Giochi elettronici e costosi, che limitano la fantasia, la creatività e il movimento dei bambini. Ma di certo, un bambino imbalsamato davanti la Play station dà meno fastidio di un bimbo che gioca a nascondino, e tanto vale spenderci dei soldi.
A Natale, almeno, proviamo a muoverci “in direzione ostinata e contraria”. Muoviamoci in bici, a piedi e coi mezzi pubblici. Lasciamo in pace gli alberi, non sradichiamoli. Se in casa abbiamo un albero sintetico prendiamocene cura, facendolo durare più a lungo possibile. Se non lo abbiamo, non compriamolo, costruiamo coi bambini un albero con materiale riciclato. Regaliamo ai bambini i “giochi di una volta”, una corda per saltare, un cerchio da far rotolare, costruzioni usate, oppure libri, stampati in Italia e in carta riciclata. Pochi regali, per tornare a divertirsi con poco, una qualità che i bambini (sempre più esigenti e insoddisfatti) stanno perdendo. Spesso ci si vergogna se si fa un regalo sobrio, se lo si sceglie al mercatino dell’usato o se lo si autoproduce. Il dono (o meglio il suo prezzo) sta diventando un lasciapassare alla relazione, che poi sia utile o meno, devastante o meno per l’ambiente, non fa niente.
Anche i pranzi e i cenoni potrebbero essere preparati con un occhio alla sostenibilità, evitando prodotti esotici come l’ananas, soprattutto se non sono del commercio equo e solidale. Anche l’uva in questa stagione viene da lontano e non ha senso che sia nelle nostre tavole. Un tempo le famiglie povere tenevano un grappolo d’uva a seccare in soffitta e mangiavano quello a Natale o a Capodanno. Quei chicchi erano il simbolo della speranza, della sobrietà e della lungimiranza. Forse, il senso del Natale.