Sappiamo già che Mark Zuckerberg, pressato dai recenti eventi e dalla maggior attenzione del pubblico ai temi della sicurezza e delle “post-truth“, una nuova parola per indicare il vecchio concetto delle bufale, è a caccia di un Capo Gestione Notizie, debunker a tempo pieno. Sembrerebbe che ciò sia solo l’inizio di qualcosa di più grande, apparso nella Newsroom di Facebook e che può essere tradotto così.

Qui la traduzione del testo

Sia la bacheca personale di Mark Zuckerberg che la citata Associazione Poynter hanno, sui loro rispettivi domini, certificato quanto detto come reale. Sostanzialmente, il sistema Zuckerberg non è dissimile da quello che si si sta creando, “in proprio”, attraverso i vari portali di fact-checking attivi sul suolo italiano: black list gestite da operatori vigilanti, strumenti di segnalazioni da parte degli utenti virtuosi e applicazioni che segnalano una notizia in anticipo come di dubbia reputazione.

Riconosciamo, avendo anche noi adottato la mossa del “flag” della notizia-bufala come tale per mezzo del nostro add-on, la profonda utilità dello stesso: agevolare l’intervento dei fact-checker come “guardiani necessari” dell’informazione in rete è un eccellente indizio. Ma il sistema, come ricorda lo stesso Ceo, è imperfetto. È un primo passo, cui necessariamente dovranno seguirne altri.

Dal punto di vista meramente tecnico quello che fa paura è l’intervallo tra la diffusione iniziale di una bufala e l’intervento dei fact-checkers certificati: noi stessi di Bufale.net, nonostante siamo stati tra i primi ad interventire sulla ormai famigerata “Bufala di Gentiloni” diffusa dal portale “Libero Quotidiano” mediante segnalazione del portale “Adotta anche tu un Analfabeta Funzionale”, siamo intervenuti quando la notizia aveva già raggiunto e superato le 3000 condivisioni. Offrire un link di fact-checking non implica che l’utente disattento o disinformato non sia comunque tentato dalla voglia di viralizzare la notizia stessa.

Raccomanderemmo piuttosto un atteggiamento proattivo: come quello adottato dal nostro plug-in, che manifesta, nell’immediato, un segnalino su tutte le “notizie” provenienti da pagine blacklistate, stimolando nell’utente quel momento di riflessione che lo stesso Zuckerberg sintetizza con “ci sono notizie che, se fossero lette, non sarebbero condivise”. Ci teniamo a ricordare che il variegato mondo della bufala, inoltre, non trae sostentamento solo da Google e Facebook: anche se entrambi i siti tagliassero i fondi impedendo l’uso di banner e di promozione pubblicitaria, altri circuiti si farebbero avanti, restando attivi non già su Facebook, ma sui portali esterni.

La battaglia contro le bufale passa soprattutto dall’informazione consapevole, obiettivo per il quale continueremo a batterci.

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