La decisione del tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia rappresenta una vittoria per i due professori che insieme a molti altri colleghi potranno ritentare il colloquio. Ma è anche l’ennesima tegola per il ministero dell’Istruzione che conta ufficialmente 432 impugnazioni, ancora pendenti, di coloro che volevano essere ammessi
Le prove orali di un concorso vanno svolte a porte aperte. A sentenziare questo principio è il tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia che nei giorni scorsi ha accolto i ricorsi presentati da due docenti che, superato lo scritto all’ultimo concorsone della scuola, hanno svolto i colloqui a porte chiuse. Una vittoria per i professori che ora insieme a molti altri colleghi potranno ritentare l’orale. Un’ennesima tegola sulla testa del ministero dell’Istruzione che conta ufficialmente 432 impugnazioni, ancora pendenti, di coloro che volevano essere ammessi al concorso ma non erano contemplati nella platea.
Non c’è un dato ufficiale invece su quanti sono i maestri e i professori come i due di Udine che hanno bussato alla porta dei giudici ad esame fatto. Il caso del Friuli Venezia Giulia costituisce un precedente. Il presidente del Tar, Umberto Zuballi, ha infatti accolto il ricorso, nonostante la costituzione in giudizio del Miur, “perché risulta fondata la censura relativa allo svolgimento della prova orale a porte chiuse, in quanto non è stato consentito l’accesso al pubblico”. Una circostanza quest’ultima che non è stata smentita dall’Avvocatura di Stato: “Lo svolgimento della prova orale – specifica il Tar – a porte chiuse contrasta con i principi che riguardano la pubblica amministrazione in genere. Secondo il consolidato indirizzo giurisprudenziale affinché un’aula o sala sia aperta al pubblico occorre che durante le prove orali di un pubblico concorso sia assicurato il libero ingresso al locale a chiunque voglia assistervi e, quindi, non soltanto a terzi estranei, ma anche e soprattutto ai candidati, sia che abbiano già sostenuto il colloquio, sia che non vi siano stati ancora sottoposti”.
Parole chiare che potrebbero rimettere in discussione le prove svolte da molte commissioni. Intanto nelle prossime settimane una valanga di esiti di ricorsi potrebbero riversarsi sul Miur. Secondo Rita Frigerio della Cisl si parla di centinaia di provvedimenti che sono andati a buon fine: “Sono diverse le tipologie di ricorsi e molte andranno in porto nei prossimi giorni. Stiamo parlando degli insegnanti già di ruolo cui la 107 impediva di fare il concorso per un’altra classe di insegnamento: un docente della primaria con abilitazione alle medie non poteva partecipare. Su questo i giudici si sono espressi: queste persone potranno fare il concorso”.
La Giustizia ha sentenziato anche per quei docenti che non erano in possesso dell’abilitazione ma che avevano un titolo di studio che gli consentiva di insegnare: stiamo parlando in particolare degli insegnanti tecnico pratici che lavorano nei laboratori delle classi superiori. “Infine – continua Frigerio – c’erano i docenti con il diploma magistrale con indirizzo linguistico per la primaria esclusi perché il loro percorso non è riconosciuto come abilitazione. Per tutti questi si dovrà provvedere con delle prove suppletive che dovranno essere fatte nel più breve tempo possibile”.