Economia & Lobby

Semplificazioni, Scia che ti passa! (tratto da una storia vera)

“Ciao, come va?”
“Eh, insomma”.

“Che succede?”
“Niente, è che vorrei aprire un’attività commerciale”.

“Accidenti, bravo. Anche coraggioso, direi. E allora perché quel muso?”
“Non so, mi han detto che ci vogliono un sacco di carte”.

“Scherzi? Guarda che c’è stata la semplificazione”.
“Davvero?”

“E certo! Non servono più tutte quelle autorizzazioni di una volta”.
“Ma dai!”

“Giuro”.
“E cosa devi fare, allora?”

“’Na cazzata. Una semplice Scia”.
“Scia?”

“Sì. Segnalazione Certificata di Inizio Attività. Praticamente consegni al Comune un paio di modelli e il giorno stesso apri”.
“Mi prendi per il culo”.

“Ma quando mai”.
“Ma devi rivolgerti a qualcuno?”

“Qualcuno chi?”
“Non so, un professionista”.

“Macché professionista! Fai tutto tu. Non serve nessuno”.
“Quindi compilo un paio di modellini e via?”

“Esatto”.
“Che figata”.

“Puoi dirlo forte”.
“Due modelli e basta… Pazzesco”.

“Ma infat… Ehi, frena, chi ha parlato di due?”
“Come, chi? Tu”.

“Io?”
“Sì. Hai detto un paio di modelli”.

“Seee, ok, un paio. Inteso come… come un paio, no?”.
“Oh. E quindi?”

“Quindi cosa?”
“Quindi quanti sarebbero ‘sti modelli”.

“Beh, dipende. Che attività apri?”
“Guarda, prendo un negozio di alimentari, e vorrei aggiungerci la somministrazione”.

“Oh, capisco. Allora… fammi fare mente locale… dunque… subingresso sicuramente… poi somministrazione… il che vuol dire requisiti antimafia, morali, professionali… poi, poi… poi l’azienda sanitaria… l’acustica… poi… poi quell’altra roba che non mi ricordo come si chiama… e siamo a… sì, diciot… no, scusa, diciannove”.
“Diciannove cosa?”

“Modelli”.
“Diciannove modelli?”

“Esatto”.
“Stai scherzando?”

“Perché?”
“Cazzo”.

“Ma dai, non fare la solita vittima. Che sarà mai. Saranno sì e no una cinquantina di pagine da compilare”.
“Cinquanta pagine”.

“Sì, pagina più, pagina meno. Più gli allegati, ovviamente”.
“Che allegati?”

“Ma niente. La planimetria per il Suap, quella per l’azienda sanitaria, la visura camerale, il contratto d’acquisto e… e ancora qualcosina”.
“…”

“Ehi, che succede? Mica ti arrenderai per così poco?”
“No, è solo che…”

“Che?”
“Cavolo, mi andrà una penna intera”.

“Cosa?”
“Una penna intera”.

“Che penna?”
“Per compilare tutti quei modelli. Intendevo che consumerò una penna int…”

“No, frena, forse non ci siamo capiti. Guarda che non vanno mica compilati a mano”.
“A no?”

“E certo che no! Siamo nell’era digitale. Ma dove vivi?”
“E quindi?”

“E quindi devi compilarli in digitale tramite il portale Suap”.
“Suap?”

“Sì. Sportello Unico Attività Produttive”.
“Oh. E questo portale dove si trova?”

“Basta che ti colleghi al sito della regione, e lo trovi lì”.
“Capisco. E può accedere chiunque?”

“Sì. Cioè, sempre se hai il lettore”.
“Che lettore?”

“Il lettore per la tessera sanitaria”.
“Di che parli?”

“Oddio, ma ci sei o ci fai? Per accedere al portale, devi prima farti dare dalla Regione il lettore”.
“E come si fa?”

“’Na cazzata. Basta che vai in regione portando la tessera sanitaria attivata, e…”
“Attivata?”

“Che?”
“Hai detto tessera sanitaria attivata”.

“Esatto. Perché? Non mi dirai che non l’hai ancora attivata”.
“Temo di no”.

“Cristo”.
“E come si fa?”

“Allora, ascoltami. Devi andare in uno degli sportelli abilitati, portando con te la tessera sanitaria, ovviamente, e un documento di identità. Ti rilasceranno un codice personale, che utilizzerai per l’accesso ai servizi. Una volta attivata la carta e ottenuto il pin, devi procurarti il lettore di smart card da installare sul tuo computer. Ti basta quindi andare in regione, fare una richiesta e ritirarlo. Poi vai a casa e lo installi sul computer. Scarichi il software dal sito della regione, quindi scarichi il manuale di installazione e segui le istruzioni, fino al completamento della procedura. Roba che anche mia nonna”.
“E poi?”

“Poi attacchi il lettore al computer, inserisci la tessera sanitaria e ti colleghi al Suap”.
“’Na cazzata, insomma”.

“Infatti. Te l’ho detto”.
“E quindi nel portale Suap trovo i diciannove modelli”.

“Proprio così”.
“E come faccio a saper quali scegliere?”

“Ti basta seguire le istruzioni. Devi scegliere i procedimenti che ti interessano. Prima selezioni la tua attività, tipo commerciale, artigianale, ecc., poi tra quelle commerciali scegli la categoria, nel tuo caso piccola distribuzione, poi il tipo, credo sia Vicinato il tuo. E poi ti basta scegliere i procedimenti”.
“Che procedimenti?”

“Guarda, non me li ricordo tutti. Comunque non saranno più di una quindicina o ventina. Ad ogni modo, nel tuo caso c’è sicuramente il subingresso, poi l’apertura di nuova attività, per la somministrazione, intendo, poi la Via all’azienda sanitaria e l’ampliamento attività, visto che avrai più metri di vendita. Poi ti basta compilare sei o sette schermate, con vari dati, tuoi, dell’immobile, della tua ditta ecc., e poi il portale ti genera la modulistica”.
“I famosi diciannove modelli”.

“Esatto”.
“E li compilo sul portale”.

“Sì. Anzi, no”.
“Come no?”

“No, nel senso che la maggior parte li devi scaricare sul pc, e poi compilarli con un word processor”.
“Oh, tipo Word?”

“Esatto. Però non Word”.
“Perché?”

“Perché puoi compilarli solo con Open Office”.
“Open Office?”

“Sì, certo. Ce l’hai Open Office, vero?”
“A dire il vero no”.

“O mioddio… Allora prima devi scaricarti Open Office”.
“E come si fa?”

“Basta andare sul sito e lo scarichi gratuitamente. Poi lo installi e il gioco è fatto”.
“Mh. E poi posso finalmente compilare i modelli?”

“Proprio così”.
“E una volta compilati, che faccio?”

“Come che fai? Li ricarichi sul portale”.
“E poi li invio?”

“Sì. Cioè, no”.
“Come sarebbe, no?”

“Sarebbe che una volta caricati sul portale, devi trasformarli in pdf”.
“E poi li invio”.

“Sì. Cioè, no”.
“Come no!?”

“No nel senso che una volta trasformati in pdf, devi scaricarli sul computer”.
“Di nuovo?”

“Beh, sì”.
“Perché?”

“Per firmarli digitalmente”.
“Digi che?”

“Firmarli digitalmente. Con la firma digitale. Ce l’hai la firma digitale, giusto?”
“…”

“Non mi dirai…”
“Ma tipo che firmo su un foglio e poi lo scannerizzo?”

“Non ci posso credere. Non hai la firma digitale. Ma dove vivi?”
“E come si fa ‘sta firma digitale?”

“Basta che la acquisti. Tipo da Aruba”.
“Aruba?”

“Esatto”.
“E cos’è?”

“Un rivenditore di spazi web, firme digitali eccetera”.
“E come si fa?”

“’Na cazzata. Basta andare sul sito Aruba e seguire la procedura d’acquisto”.
“E poi?”

“Poi niente, dopo aver compilato un po’ di modelli e esservi scambiati alcune email, hai la tua firma digitale. E poi la chiavetta ti arriva in un attimo. Anche meno di una settimana”.
“Una settimana…”

“Già. Figo, no?”
“…”

“Comunque, quando hai la firma, firmi tutti e diciannove i file pdf che hai scaricato, e poi li ricarichi”.
“Dove?”

“Come dove, sul portale Suap, no?”
“Oh, capisco. E poi li invio?”

“Sì. Cioè, no”.
“Non li invio?”

“Non ancora. Prima fai generare dal portale un unico file pdf che contiene tutti i modelli e gli allegati che hai compilato e inserito, e poi lo scarichi sul pc”.
“Ancora?”

“E certo, devi firmarlo digitalmente, no!”
“E dopo firmato?”

“Dopo firmato, lo ricarichi sul portale”.
“E poi?”

“E poi lo spedisci. E il gioco è fatto”.
“…”

“…”
“Beh…”

“Beh cosa?”
“Beh, a me pare ‘na cazzata…”

“Ma infatti! Te l’avevo detto, no? C’è la semplificazione!”

Ps.: L’autore del dialogo si chiama Giorgio, ma chiaramente non è Giorgio Napolitano. Una settimana fa è entrato in vigore il decreto legislativo 222, uno dei tanti emanati in attuazione della legge Madia, la 124 del 2015, già fatta a pezzi dalla Corte costituzionale. Ognuno può giudicare da sé quanto questo decreto riesca nel suo obiettivo dichiarato, che è poi uno dei mantra del renzismo: la semplificazione.