A nove anni dal delitto, una perizia di parte della difesa dell'ex bocconiano, condannato in via definitiva a 16 anni, potrebbe riaprire il caso. I legali di Stasi chiedono di indagare su un amico della vittima che si trovava in paese il giorno del delitto. Avvocato Tizzoni: "Colpevolezza di Stasi cristallizzata dalla Cassazione, scientificamente quelle analisi valgono zero"
Nove anni dal delitto, otto di processo, due assoluzioni e una condanna passata in giudicato. Tutto questo non basta a mettere la parola fine sul caso di Garlasco che potrebbe essere riaperto da un nuovo colpo di scena. Elisabetta Ligabò, mamma di Alberto Stasi, l’ex studente bocconiano, oggi 33enne, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, ha rivelato al Corriere della Sera che il Dna trovato sotto le unghie di Chiara non è del figlio, ma forse di un altro giovane che apparteneva al vecchio giro di amicizie o conoscenze della 26enne uccisa la mattina del 13 agosto 2007 nella villetta al civico 8 di via Pascoli. Le dichiarazioni della signora Ligabò arrivano dopo l’esito della consulenza della difesa di Stasi che ha incaricato una società di investigazioni di Milano di riesaminare gli atti dell’inchiesta. Il risultato è però inutilizzabile e privo di rilevanza scientifica secondo la difesa della famiglia Poggi.
La madre di Chiara: “Se hanno un nome, lo facciano” – “C’è una sentenza definitiva e per noi quella vale. Se la difesa di Stasi ha un nome, lo faccia pubblicamente, senza nascondersi dietro un dito”, ha detto la madre di Chiara, Rita Preda, secondo quanto riferito all’Ansa dall’avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni. “Adesso li sfido a presentare una denuncia formale nei confronti di chi ritengono responsabile – ha detto il legale – A mio giudizio non è emerso alcun elemento di novità da questi ulteriori accertamenti“. Tizzoni ha poi aggiunto che “tutto è già stato affrontato nella perizia del professor De Stefano, che ha ritenuto i risultati dell’esame dei margini delle unghie giuridicamente inutilizzabili, con l’accordo peraltro di tutte le parti. Da due analisi di quel materiale sono emersi risultati completamente diversi”. L’avvocato, poi, conclude osservando che i periti della famiglia Stasi “hanno raccolto il Dna di una persona di cui sospettano. Bisogna però domandarsi con che cosa l’hanno comparato. Evidentemente con uno solo dei due estratti. Ma per la Cassazione è necessario che ci sia ripetibilità sullo stesso campione”.
Legali Alberto Stasi, acquisiti più reperti di una sola persona
L’analisi dei campioni di Dna – Ma le nuove conclusioni spingeranno ugualmente la signora Ligabò a presentare un esposto per chiedere la revisione del processo sulla base di una prova che considera schiacciante per l’innocenza del figlio, oggi rinchiuso nel carcere di Bollate dove si è costituito un anno fa dopo la sentenza della Cassazione che il 12 dicembre 2015 ha messo un punto fermo ad una vicenda giudiziaria tormentata durata otto anni, nel corso della quale Stasi è stato assolto due volte prima della condanna definitiva. Ora, i consulenti dello studio Giarda hanno individuato il profilo del giovane diverso da Stasi grazie a un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua. I legali si sono rivolti al perito che ha estratto i campioni di Dna, analizzati in forma anonima dal genetista (che mai aveva avuto incarichi nella vicenda) e confrontati con la perizia del professor Francesco De Stefano eseguita nel settembre 2014 su ordine dei giudici d’Appello. I campioni sono quelli del quinto dito della mano destra e del pollice della mano sinistra di Chiara, giudicati ‘sovrapponibili tra loro’. Dal confronto emerge “una perfetta compatibilità genetica (profili identici) tra il profilo del cromosoma Y estrapolato dal professor De Stefano sul quinto dito della mano destra e sul primo dito della sinistra, con il profilo genetico aploide del cromosoma Y ottenuto dal cucchiaino e dalla bottiglietta d’acqua”. Tuttavia “il cromosoma Y identifica tutti i soggetti maschi appartenenti al medesimo nucleo familiare (padre, fratelli, zii, nipoti) ed esso non è utilizzabile per identificare un singolo soggetto ma, piuttosto, una famiglia”. La famiglia, conclude il Corriere della Sera, dove vive una persona che adesso potrebbe essere chiamato a dare conto delle ragioni del contatto diretto con Chiara. La relazione del genetista è stata depositata agli inquirenti, ma i risultati di laboratorio dovranno ora ricevere conferma dalle indagini di polizia giudiziaria.
Difesa Stasi: “Indagate su un amico di Chiara” – Intanto però gli avvocati di Alberto Stasi chiedono alla Procura di Pavia di indagare su un “maschio” della cerchia delle amicizie di Chiara Poggi che il giorno del suo omicidio si trovava a Garlasco e il cui nome è già negli atti dell’indagine.
Esito della perizia presa in esame: “Scientificamente non sostenibile” – L’iniziativa dei legali di Stasi è partita dall’esito della perizia affidata al professore De Stefano, dopo che la Corte d’Assise d’Appello nel processo-bis aveva accolto l’istanza degli avvocati dei Poggi e del pg Laura Barbaini. Per il perito dei giudici le analisi anche se avevano portato a evidenziare solo 5 marcatori tutti compatibili con quelli di Stasi, non sono stati considerati sufficientemente attendibili in quanto erano necessarie almeno 9 corrispondenze. Non solo per il professore, la quantità di materiale genetico era modesta e la qualità degradata per una comparazione. De Stefano poi, in aula durante la sua deposizione, aveva sostenuto che l’esistenza sulle unghie di Chiara di due tracce di Dna maschile diverse da quelle di Stasi non era “scientificamente sostenibile. Non è un dato scientifico“.
“Colpevolezza di Stasi già accertata” – Sorge allora una domanda: se per Stasi il risultato non era sufficientemente certo, come è possibile che lo sia per un’altra persona? E’ lo stesso dubbio esposto dall’avvocato Tizzoni, secondo cui queste nuove analisi sono “approssimative, incomplete e inutilizzabili”. “Credo che la difesa di Stasi – spiega l’avvocato a ilfattoquotidiano.it – stia cercando di introdurre un nuovo soggetto in questa vicenda, un complice. Altro non potrebbe fare, perché Stasi è stato condannato sulla base di prove ben più solide rispetto a quella del Dna. E la sua responsabilità è stata cristallizzata dalla Cassazione“. Stasi “non rispetta la sentenza, pretende di avere diritti ma non rispetta i doveri” e “ha scelto di sottrarsi con ogni mezzo al risarcimento del danno in favore dei familiari di Chiara ed al pagamento di quanto dovuto allo Stato”, ha aggiunto Tizzoni nel corso di una conferenza stampa in Tribunale a Milano ribattendo così alle “presunte novità” della difesa di Alberto, che le aveva esposte ai cronisti poco prima, sempre nella sala stampa del Palazzo di Giustizia. “Stasi ha reiteratamente mentito sia prima che durante il processo, e non era certo possibile aspettarsi adesso un cambio di atteggiamento, per cui l’iniziativa oggi annunciata a mezzo stampa non può purtroppo sorprendere”. E se la difesa cerca “di ridestare l’attenzione dei media“, le prove restano: “l’Acclarata falsità della sua versione dei fatti, il rinvenimento del Dna di Chiara sui pedali della sua bicicletta, l’occultamento della bicicletta nera da donna da egli utilizzata abitualmente, l’impronta delle scarpe lasciata sul tappetino del bagno e la ripulitura con il sapone delle sue mani imbrattate di sangue”.
Legale famiglia Poggi, responsabilità Stasi sancita da Cassazione