La famiglia della ragazza, uccisa con 29 coltellate, si è costituita parte civile. In aula erano presenti la mamma e la sorella assistite dall’avvocato Daniele Pizzi. Presente anche l'imputato che ha sempre respinto le accuse
Il gup di Varese, Anna Azzena, ha rinviato a giudizio Stefano Binda, arrestato lo scorso gennaio con l’accusa di aver ucciso la studentessa di Varese Lidia Macchi nel gennaio 1987. Il processo si aprirà il prossimo 12 aprile. La famiglia della ragazza, uccisa con 29 coltellate, si è costituita parte civile. In aula erano presenti la mamma e la sorella assistite dall’avvocato Daniele Pizzi. Presente anche Stefano Binda che ha sempre respinto le accuse.
Solo tre giorni fa il Riesame di Milano aveva respinto il ricorso presentato dai difensori dell’imputato che avevano impugnato il provvedimento con il quale il gip di Varese Anna Giorgetti aveva respinto una istanza di scarcerazione.
Un’istanza analoga era già stata respinta dalla Cassazione e il successivo ricorso al Riesame era stato dichiarato “inammissibile”. Anche in quell’occasione l’indagato aveva dichiarato di non aver ucciso Lidia.