Raffaele Marra “diceva in continuazione ‘so tutto di loro, prima o poi parlerò'”. Parola di Rodolfo Murra, ex capo dell’avvocatura del Campidoglio, secondo cui l’ex responsabile dell’ufficio del personale arrestato il 16 dicembre causando lo sconquasso a Palazzo Senatorio era in grado di ricattare Virginia Raggi e la sua giunta. “Era interlocutore dei costruttori – racconta il legale al Corriere della Sera in un’intervista in cui ricostruisce i rapporti tra l’ex finanziere e l’amministrazione guidata dalla sindaca del M5S – e aveva legami con la destra romana. (…) Non so se abbia garantito alla Raggi un pacchetto di quei voti”.
Testimone chiave nell’inchiesta sulle nomine al Comune di Roma, Murra era stato rimosso dal suo incarico il 4 marzo dal commissario Francesco Paolo Tronca e a novembre aveva lasciato definitivamente il Campidoglio dopo essersi opposto – in compagnia dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri – alla nomina di Salvatore Romeo a capo della segreteria. Il 16 dicembre Murra è stato sentito dal pm Francesco Dall’Olio e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta (allo stato senza indagati e senza ipotesi di reato) sulle nomine della sindaca.
“Raggi frequentava Marra ben prima dell’inizio della campagna elettorale – racconta Mura al quotidiano di via Solferino – me lo raccontò Marra spiegando che lei, Salvatore Romeo e Daniele Frongia (vice sindaco declassato dopo lo scoppio dello scandalo, ndr) volevano vincere e lo avevano reclutato come punto di riferimento in Campidoglio. Lu poi ha preso il potere pieno e noi abbiamo sempre pensato che alla base di tutto ci potesse essere un ricatto“. Che tipo di ricatto? “Anche i pubblici ministeri me lo hanno chiesto, ma non posso essere più preciso”.