Scaduta con un nulla di fatto la proposta governativa, si torna a trattare a oltranza. Per sindacati e azienda inaccettabile dare il via a una soluzione a scatola chiusa
Al ministero dello Sviluppo economico si tratta a oltranza per salvare i 2.511 lavoratori dei call center Almaviva a rischio licenziamento. L’opzione lodo non negoziabile e a scatola chiusa, lanciata nel primo pomeriggio dal ministro Carlo Calenda e dal viceministro Teresa Bellanova, è stata infatti accantonata e solo alle 20 – il termine ultimo per accettare la proposta del governo – è ripreso l’incontro plenario in cui le parti sono state invitate a riprendere la trattativa.
L’azienda ha fatto sapere di essere favorevole a un eventuale lodo, accogliendo la disponibilità del governo a redigerlo e apprezzando il significato della proposta. Almaviva ha però aggiunto che gli amministratori della società “valuteranno i contenuti di tale lodo tenendo conto dell’esigenza imprescindibile di garantire la continuità economica aziendale“. In particolare, in una nota diffusa da Almaviva si legge che gli stessi amministratori “non potranno accettare proposte sprovviste di azioni e strumenti capaci di garantire un piano di risanamento economicamente sostenibile, che abbia effetti sull’intero perimetro nazionale della società e che produca i suoi effetti concreti già a partire da gennaio 2017″.
Anche i sindacati vorrebbero conoscere i termini del lodo per poterlo valutare insieme ai lavoratori prima di prendere una decisione, considerando troppo complicata l’accettazione di una proposta a scatola chiusa. “Anche noi abbiamo dato la nostra disponibilità, ma prima di esprimere un parere volevamo consultare i lavoratori sui contenuti”, ha spiegato Giorgio Serao, segretario nazionale della Fistel Cisl.
La trattativa è quindi ricominciata anche se le posizioni delle parti restano distanti. Se Almaviva continua infatti a sottolineare l’importanza di un piano di risanamento economico aziendale sostenibile (le perdite aziendali superano i 2 milioni al mese), i sindacati hanno chiesto al governo di riaprire il confronto tenendo comunque fermo il punto sul no ai tagli del costo del lavoro. Il tempo intanto stringe, il prossimo 21 dicembre scade la procedura di mobilità e a quel punto potrebbero cominciare a partire le lettere di licenziamento.