di  Andrea Forbicioni

Caro ministro Poletti,
sono un italiano fra quelli che lei stesso dice “si sono tolti dai piedi”.
Ci si aspetterebbero parole diverse da un ministro della Repubblica italiana, non un linguaggio da osteria, ma proposte e soluzioni perché i giovani emigrati possano tornare in Italia.
Ecco la domanda per lei: cosa ha fatto affinché i giovani costretti ad andarsene dal proprio Paese per dare una vita dignitosa a se stessi e alle proprie famiglie possano ritornare?
Risponda, invece di insultare costantentemente chi è alla ricerca di un futuro migliore di quello che il vostro governo dice di garantire al Paese.

Le sue parole risuonano intrise di un’arroganza e una tracotanza maldestra rispetto a come si dovrebbero trattare persone che con estrema umiltà hanno impacchettato le proprie cose, racimolato il coraggio che ci vuole per lasciare il proprio Paese natale e la propria famiglia, e sono partiti, molto spesso da soli, molto spesso per andare lontano, in Paesi che hanno tradizioni diverse dalle nostre, ma che garantiscono un futuro lavorativo.

Sì, signor ministro, ci sono italiani che non vanno in vacanza all’estero, ma che all’estero lavorano e con grande tenacia dimostrano che, nonostante in Italia ci siano ministri senza lauree né qualifiche specifiche relative al loro dicastero, ci sono italiani che qualifiche e abilità professionali ne hanno invece da vendere, e che lavorano spesso molto di più dei cittadini del Paese che li ospita: tutto questo per dimostrare di essere al loro livello.

Caro Poletti, la inviterei a incontrare qualcuno di questi lavoratori silenziosi, che invece di fare dichiarazioni roboanti, preferisce far parlare di sé tramite il lavoro e gli apprezzamenti che riceve nel proprio ambito professionale. Sono sicuro che lei dall’alto della sua posizione sa già tutto questo e non ha bisogno di consigli da parte di noi poveri “pistola” che “si sono tolti dai piedi”.
Infine, la invito a riflettere sulle sue parole che tanto sdegno hanno causato in me e in tutti coloro che si sono sentiti insultati solo per aver deciso di non sottostare alle regole, spesso dure e imbarbarite, del mercato del lavoro italiano, decidendo di trasferirsi all’estero. Dopo aver fatto questa analisi, per favore, tragga le debite conseguenze, e si chieda se un ministro della Repubblica che si rivolge ai suoi cittadini in questo modo possa ancora esercitare la sua carica in maniera degna.
Distinti saluti.

Un emigrato “toltosi dai piedi”

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