Anche se ufficialmente rimangono su fronti opposti nella crisi siriana, dalla stretta di mano Putin-Erdogan la cooperazione russo-turca in Siria è aumentata. Con l'Iran sono pronti a diventare garanti di un eventuale accordo di pace tra il regime e l’opposizione
“La Troika Russia–Iran–Turchia in questo momento è lo strumento più efficace per risolvere la crisi siriana”. Lo ha detto il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, nel corso del vertice di ieri, martedì 20 dicembre, a Mosca, dove si sono ritrovati a discutere i ministri degli esteri dei tre paesi, ufficializzando la nascita di un nuovo asse nel medioriente. Poco prima dell’inizio della trilaterale sulla Siria, i tre ministri degli esteri hanno deposto dei fiori di fronte alla foto di Andrey Karlov, l’ambasciatore russo in Turchia assassinato luendì a Ankara. Lo riferisce l’agenzia Interfax. L’omicidio del diplomatico serve a riaccendere le tensioni fra Ankara e Mosca, dopo che hanno ritrovato l’armonia sotto l’ombrello della “lotta al terrorismo” fra Siria e Iraq. Ne è convinto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, secondo cui l’assassinio di Karlov “giova a coloro che vogliono portare discordia tra Russia e Turchia” e deteriorare “la normalizzazione dei rapporti che permettono di stimolare e unire gli sforzi per una soluzione politica della crisi siriana”. Parole confermate anche dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu che, a margine dell’incontro nella capitale russa, ha ribadito che ” noi non consentiremo che accada”, rinnovando la volontà di cooperazione fra i due paesi.
Una sinergia cominciata – ufficialmente – con la stretta di mano fra Putin e Erdogan, il 9 agosto scorso, che aveva posto fine alle tensioni- arrivate a un punto più basso il 24 novembre 2015, dopo l’abbattimento di un jet russo da parte delle forze di Ankara. Anche se ufficialmente rimangono su fronti opposti nella crisi siriana, da quella stretta di mano la cooperazione russo-turca in Siria è aumentata. Il 22 agosto, secondo il quotidiano libanese al Safir, vicino al governo di Assad, Hakan Fidan, capo dei servizi segreti turchi, ha compiuto una visita a Damasco per discutere con i suoi omologhi “gli sviluppi nel nord della Siria“. Una visita in cui, secondo diversi analisti, si sarebbero definiti i piani di intervento – cominciato pochi giorni dopo con il nome di “operazione scudo dell’Eufrate“– dell’esercito turco contro i curdi dell’Ypg, braccio armato del Pkk in Siria, e le “Forze democratiche siriane”, coalizione di forze sostenuta da Washington e predominata dai curdi dell’Ypg. In cambio Erdogan avrebbe favorito Assad nella riconquista di Aleppo, agendo sul piano politico locale con quelle forze d’opposizione che aveva sostenuto in precedenza. Come è poi avvenuto con l’accordo per la tregua e l’evacuazione dei ribelli da Aleppo, mediato proprio da Russia e Turchia, che ha riconsegnato alle forze di Bashar al Assad il controllo totale dell’ex capitale economica del paese.
Russia, Iran e Turchia sono pronti a diventare garanti di un eventuale accordo di pace tra il governo siriano e l’opposizione: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, a margine dell’incontro nella capitale russa, aggiungendo che il formato Russia-Iran-Turchia è “il formato più efficace” per risolvere la crisi siriana. D’altronde “il periodo brutto è passato, è alle spalle”aveva affermato meno di due settimane fa il premier turco Binali Yildirim, in visita a Mosca. “Possiamo portare le nostre relazioni strategiche a livelli migliori rispetto al passato”, aveva aggiunto Yildirim, come ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu. Gli interessi convergenti in Siria e Iraq sono troppo importanti. La collaborazione fra Mosca e Ankara continuerà: avvicinando ancora di più lo Zar al Sultano.