Gli investigatori cercano Anis Amri, 24 anni, entrato nel nostro Paese come migrante illegale sette anni fa. Il suo documento di riconoscimento è stato ritrovato a bordo del tir usato per l'attentato. Era sospettato di preparare attentati in Germania, ma non poteva essere espulso perchè non aveva un id valido. Che doveva essere inviato dalla Tunisia ed è arrivato solo oggi. A fine luglio era stato fermato con una falsa carta d'identità italiana. Per i servizi tedeschi era "pericoloso"
Caccia al giovane tunisino considerato responsabile dell’attentato contro il mercato di Natale a Berlino, rivendicato dall’Isis. Si chiama Anis Amri, ha 24 anni e ha scontato quattro anni di prigione in Italia prima di arrivare in Germania dove era finito nei radar dell’intelligence. Su di lui pende una taglia da 100mila euro. Ricercato in tutta Europa, è “armato e pericoloso” e un suo documento è stato trovato sul tir usato per compiere la strage: l’indizio che ha messo la polizia tedesca sulla pista giusta, dopo l’arresto a caldo di un pachistano risultato poi estraneo all’attentato. Nato il 22 dicembre del 1992 e originario della regione di El Oueslatia, nel governatorato di Kairouannel, nel corso degli anni, Amri, ha usato almeno dodici nomi e tre nazionalità diverse. Il documento recuperato dagli investigatori sotto il sedile del camion dovrebbe essere una “sospensione temporanea dell’espulsione“: uno status che prevede alcune misure restrittive, come limitazione dei movimenti e non poter avere un lavoro. L’ufficio del procuratore federale tedesco (Gba), che online ha pubblicato le sue foto, lo descrive “alto 178 centimetri e di peso intorno ai 75 chilogrammi, con capelli neri e occhi castani”.
Le dichiarazioni del padre
Suo padre, parlando alla radio tunisina Mosaique FM, ha detto che Amri aveva lasciato la Tunisia sette anni fa dopo avere abbandonato gli studi come migrante illegale su un barcone e successivamente è stato condannato e incarcerato in Italia. L’emittente riporta che il sospettato ha dei precedenti con la giustizia e che è ricercato dalla polizia di El Oueslatia, nonché che è stato condannato in contumacia a cinque anni di prigione per furto con l’aggravante della violenza. Le stesse fonti aggiungono che è in corso un’indagine per determinare eventuali legami con l’Isis.
Dalla Tunisia all’Italia
La ricostruzione del padre viene confermata da fonti investigative italiane. Amri è arrivato in Italia a febbraio del 2011 assieme alle altre migliaia di tunisini che in quei mesi lasciarono il paese in seguito allo scoppio della primavera araba. Quando viene identificato, dichiara di essere minorenne e dunque viene trasferito in un centro di accoglienza per minori in Sicilia. Dopo qualche mese di permanenza, sempre secondo fonti investigative, il tunisino viene accusato di danneggiamenti. Diventato nel frattempo maggiorenne, viene arrestato, processato e condannato a 4 anni, scontati nel carcere Ucciardone di Palermo dove si contraddistingue per comportamenti violenti, senza però manifestare nessun segno di radicalizzazione. Dal carcere esce nella primavera del 2015. Nei suoi confronti però scatta un provvedimento di espulsione. Anis Amri viene così portato in un Centro di identificazione ed espulsione in attesa del riconoscimento da parte delle autorità tunisine, obbligatorio per poter procedere al rimpatrio. Il riconoscimento, però, non arriverà mai, trascorsi i termini di legge, al ragazzo viene notificato un provvedimento di allontanamento dall’Italia. A quel punto Amri avrebbe effettivamente lasciato il paese per andare in Germania. L’Italia comunque inserì nella banca dati Sis, il Sistema di informazione Schengen, tutte le informazioni su di lui.
In Germania
In Germania si materializza nel luglio del 2015. Si stabilisce in Nordreno-Vestfalia, roccaforte dei salafiti. Risulta registrato in un centro di accoglienza a Emmerich sul Reno, vicino a Kleve, al confine con l’Olanda ma frequenta con insistenza Berlino, come ricostruisce l’Ansa. La Sueddeutsche Zeitung scopre che in Nordreno-Vestfalia stringe contatti con il gruppo dell’iracheno Abu Walaa, il “predicatore senza volto”, nome di peso della scena salafita tedesca, capo di una cellula di reclutatori per l’Isis e arrestato a Hildesheim lo scorso 8 novembre. Amri è invece sempre più attratto dalla capitale e dal febbraio 2016 si sposta a Berlino. Nel frattempo è già finito nel mirino delle autorità di sicurezza. La polizia criminale del Nordreno-Vestfalia avvia indagini nei suoi confronti, dice il ministro dell’Interno del Land, poi a febbraio le passa a Berlino. È classificato come “pericoloso“. I servizi sospettano che cerchi finanziamenti per l’acquisto di armi automatiche da usare in un attentato e, da marzo a settembre, viene sorvegliato dalle autorità berlinesi. Gli inquirenti lo scoprono coinvolto solo in spaccio di droga in un parco della capitale, senza elementi che sostanzino l’allarme dei servizi. Nel frattempo a giugno gli viene negato l’asilo ma ottiene un rinvio dell’espulsione perché non ha i documenti. Ufficialmente è un “tollerato“. Ad agosto viene pescato su un autobus nel sud della Germania con falsi documenti italiani. Vive per due giorni nelle galere tedesche, poi viene rilasciato perché non ci sono le condizioni per il suo rimpatrio.
Polizia cerca attentatore anche tra i feriti negli ospedali
Adesso è ricercato in Germania e in tutta Europa. La polizia setaccia anche gli ospedali della capitale. Non è escluso che il presunto terrorista si nasconda tra i feriti dell’attentato. Gli inquirenti presumono che l’attentatore sia rimasto ferito. Forse dopo aver lottato con l’autista polacco, Lukasz Urban, che avrebbe tentato di impedire che il tir falciasse la folla.
CRONACA ORA PER ORA
22.06 – Amri aveva profilo Facebook
Anis Amri aveva un profilo Facebook, che ora non è più online. Lo scrive il direttore del centro di monitoraggio dei siti islamici Site Rita Katz. Nel profilo, si precisa, il giovane aveva messo il suo ‘like’ a Ansar al Sharia, il gruppo jihadista tunisino.
22.00 – Blitz in due appartamenti, ma nessuna traccia del sospetto
I commando della polizia tedesca hanno perquisito due appartamenti nel quartiere Kreuzberg di Berlino, ma non hanno trovato il tunisino sospettato di aver portato a termine l’attentato contro i mercatini di Natale della capitale tedesca. Lo scrive il Die Welt, citando fonti investigative.
20.38 – A Berlino tenuto sotto sorveglianza per sei mesi
Anis Amri era stato sorvegliato quest’anno dalle autorità di sicurezza berlinesi per diversi mesi, “da marzo a settembre”. Lo riferiscono autorità inquirenti di Berlino, come riportato dalla Dpa. Le indagini, partite “su incarico della procura generale”, si basavano sul “sospetto dei servizi federali” che Amri stesse preparando “un furto per finanziare l’acquisto di armi automatiche” da usare in “un attentato”. Gli inquirenti scoprirono solo un suo coinvolgimento “in piccolo traffico di droga” in un parco della capitale, senza rintracciare elementi che potessero “sostanziare l’allarme” dei servizi. Per questo a settembre la sorveglianza venne sospesa, ha concluso la Dpa.
20.07 – Italia inserì le informazioni in banca dati Ue
L’Italia inserì nella banca dati Sis, il Sistema di informazione Schengen, tutte le informazioni su Anis Amri. Lo sottolineano fonti investigative qualificate ricordando che sia la notizia della condanna sia il provvedimento di espulsione sia le note relative ai comportamenti tenuti in carcere dal tunisino sono state condivise nel sistema europeo.
20.01 – In carcere si è contraddistinto per comportamenti violenti
Un violento, un personaggio che si è contraddistinto per i comportamenti tenuti ma che non ha mai mostrato percorsi di radicalizzazione in carcere. Così fonti investigative qualificate descrivono i 4 anni nelle prigioni italiane di Anis Amri che ha scontato la pena a Palermo, nel carcere dell’Ucciardone dove, in diverse occasioni, avrebbe manifestato comportamenti violenti. Dopo esser uscito di prigione, il tunisino ha atteso il riconoscimento da parte delle autorità tunisine – senza il quale non poteva essere espulso – nel Cie di Caltannissetta.
19.48 – Trump: “Attacco all’umanità”
“E’ un attacco all’umanità. Tutto ciò deve essere fermato”: così Donald Trump sulla strage di Berlino parlando con i giornalisti a Palm Beach, in Florida, dove si trova le festività di fine anno.
19.11 – Fonti investigative italiane: “Arrivato in Italia e poi espulso”
Amri è arrivato in Italia a febbraio del 2011. Dichiarò di essere minorenne e venne quindi assegnato a un centro per minori in Sicilia. Quando divenne maggiorenne venne condannato per diversi reati a quattro anni di carcere. Nel 2015, uscito dal carcere, venne espulso e arrivò in Germania.
18.38 – Arrestato in Germania marocchino collegato ad attacchi di Parigi e Bruxelles
La polizia tedesca ha arrestato un marocchino di 24 anni, sospettato di far parte dello Stato Islamico e di essere collegato al gruppo dei responsabili degli attentati di Parigi e Bruxelles. L’arresto, nel land centrale della Bassa Sassonia, avviene mentre in tutta la Germania è in corso una caccia al cittadino tunisino accusato dell’attacco terroristico al mercato di Natale di Berlino. Ma i due casi, sottolineano le autorità, non sono collegati. Il marocchino era entrato in Germania l’anno scorso, ha riferito la procura federale, che aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti il 13 dicembre. Secondo le accuse, l’uomo faceva parte di un gruppo che faceva riferimento ad Abdelhamid Abaaoud, considerato l’organizzatore degli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi. In quest’ambito il marocchino arrestato avrebbe approntato alcuni covi di terroristi in Grecia e Turchia fra ottobre 2014 e la metà del 2015. Inoltre la procura federale tedesca sospetta un suo ruolo anche nella pianificazione di un attacco nella località belga di Verviers.
18.16 – Il padre di Amri: “È stato in carcere in Italia per 4 anni”
Il tunisino sospettato per l’attacco di lunedì al mercatino di Natale di Berlino aveva lasciato la Tunisia sette anni fa come migrante illegale e ha scontato quattro anni di prigione in Italia perché accusato per un incendio in una scuola. Lo riferisce il padre alla radio tunisina Mosaique FM, aggiungendo che il giovane si era recato in Germania più di un anno fa. L’emittente, citando fonti della sicurezza, identifica il giovane come Anis Amri, nato il 22 dicembre del 1992 e originario della regione di El Oueslatia, nel governatorato di Kairouan.
18.39 – Prefetto Roma: “Più controlli sui tir in ingresso”
“La polizia stradale è stata sollecitata a potenziare i controlli in ingresso in città”. Ha risposto così il prefetto di Roma, Paola Basilone, al termine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza a chi le chiedeva dei controlli sui tir. Il prefetto ha poi aggiunto che verranno “regolamentati” anche gli “orari delle operazioni di carico e scarico merci”.
18.25 – Su Amri taglia da 100mila euro
La Germania offre fino a 100mila euro a chiunque offrirà informazioni utili per arrivare all’arresto dell’uomo tunisino sospettato per l’attacco di lunedì al mercatino di Natale di Berlino. Lo riferisce l’ufficio del procuratore federale tedesco (Gba), che ha identificato il ricercato come il 24enne Anis Amri.
Seit einigen Minuten fahndet das BKA mit diesem Plakat nach Anis Amri: pic.twitter.com/dlRx1u1VmR
— ZDF heute (@ZDFheute) December 21, 2016
17.36 – Fonte di sicurezza tunisina: “Anis non aveva legami col terrorismo”
Il tunisino in fuga considerato responsabile dell’attentato contro il mercatino di Natale a Berlino non avrebbe “nessun legame con il terrorismo”. Lo sostiene una fonte di sicurezza interpellata dal sito online del quotidiano tunisino Assabah. “Il principale sospettato dell’attacco di Berlino si chiama Anis Bin Mustafa Bin Othman, nato il 22 dicembre 1992 nella città di Oueslatia del governatorato di Qayrawan”, ha precisato la fonte. “Anis – prosegue la fonte- si era recato in Italia da clandestino nel 2011. È ricercato per crimini comuni come furto, commercio illegale di alcolici ma non ha nessun legame con questioni di terrorismo”.
17.25 – Manifestazioni in piazza a Berlino
La piazza teatro dell’attacco di lunedì sera è blindata dalla polizia. A qualche centinaio di metri l’uno dall’altro, su tre angoli diversi, si stanno concentrando i manifestanti di fazioni opposte. Da un lato, su Hardenbergerplatz sono attesi i militanti di Pegida, Alleanz für Deutschland e altre formazioni dell’estrema destra. Di fronte sta confluendo la contromanifestazione dietro uno striscione giallo “Berlino migliore senza nazisti”. Una terza manifestazione della ‘Linke’ (Sinistra) è in corso su un altro lato della piazza. Un corteo delle destre è in corso anche davanti alla cancelleria, ad alcuni chilometri.
17.20 – Nel mercato di Natale blocchi di cemento a protezione dei visitatori
16.56 – Il ricercato è “armato e pericoloso”
Il tunisino, sospettato di essere l’autore dell’attacco al mercatino di Natale a Berlino, è da considerarsi “armato e pericoloso”. È quanto si sottolinea nel mandato di cattura dell’uomo che ha usato almeno “sei diversi nomi e tre diverse nazionalità”.
16.25 – Il tunisino sbarcò in Italia quando era ancora minorenne
Il cittadino tunisino nei confronti del quale le autorità tedesche hanno emesso un mandato di cattura internazionale sbarcò in Italia quando era ancora minorenne. Lo si apprende da fonti della sicurezza. Il giovane arrivò da solo, come migliaia di minorenni non accompagnati che ogni anno raggiungono il nostro paese. Le autorità italiane stanno ora ricostruendo il percorso seguito dal tunisino prima di lasciare il nostro paese.
16.15 – Oggi arrivati dalla Tunisia i documenti attesi per l’espulsione
Sono arrivati solo oggi dalla Tunisia i documenti attesi e necessari per l’espulsione di Anis A., il tunisino ricercato al quale era stato negato il diritto d’asilo. Lo ha detto il ministro dell’Interno del Nord-Reno Westfalia Ralf Jäger in una conferenza stampa, ricostruendo la sua vicenda ma sottolineando che “la partecipazione dell’uomo” all’attentato “è ancora incerta”.
16.06 – Blitz rallentato da “problemi di scrittura” nell’ordine delle autorità
Centocinquanta poliziotti sono pronti ad agire a Emmerich, in Germania, ma la loro azione è ritardata a causa di “problemi di scrittura” nell’ordine delle autorità di compiere il raid. Lo scrivono i media tedeschi, sottolineando che l’ordine non ha validità a causa di tali errori. In precedenza, Rheinische Post aveva dato la notizia che la polizia aveva iniziato a perquisire una struttura di accoglienza per migranti ad Emmerich, dove avrebbe vissuto il tunisino sospettato di essere coinvolto nell’attentato di lunedì contro un mercato natalizio a Berlino.
16.01- Il palermitano ferito: “Ragazza vicino a noi è morta”
“Mia moglie è viva per miracolo. Stava per prendere un panino, ma si era un attimo attardata. E’ stata superata da una ragazza. La ragazza è morta investita dal camion”. Lo dice Giuseppe La Grassa, il palermitano rimasto ferito nell’attentato di Berlino dove si trovava con la moglie Elisabetta Ragno. “Io sono stato colpito dalla parte posteriore del mezzo dopo che aveva finito la sua corsa contro le strutture in legno. Come si è visto nelle immagini che hanno fatto il giro del mondo – aggiunge – L’atmosfera era tranquillissima. Noi avevano l’albergo vicino al mercatino. Stavamo rientrando. Mi ricordo della forte accelerazione, del tir finito contro le capannine. Poi ho cercato mia moglie, l’ho trovata e siamo fuggiti”.
15.45 – “Sapevamo che era nella rete del terrorismo, ma non potevamo espellerlo”
“Sapevamo che gravitava nell’orbita del terrorismo interno”, ha detto il ministro degli Interni dello stato del Nord-Reno Westfalia Ralf Jäger in conferenza stampa. Il ricercato da febbraio 2016 viveva a Berlino: “si muove spesso”, ha detto Jäger, e viveva a Baden-Württemberg, sempre nella regione settentrionale del Reno. Sulla sua domanda di asilo ha spiegato che è stata rifiutata, “ma l’uomo non poteva essere espulso, perché non aveva nessun documento di identità valido”.
15.25 – Parla il palermitano rimasto ferito nell’attentato
“Ho visto la morte in faccia. Siamo miracolati. Ho sentito il rombo del tir e ho capito che stava accadendo qualcosa di grave”, ha raccontato Giuseppe La Grassa, 34 anni, palermitano, rimasto ferito nell’attentato di Berlino dove si trovava con la moglie Elisabetta Ragno. La coppia è tornata ieri sera a Palermo. La Grassa ha 25 punti di sutura in faccia e deve essere operato.
15.21 – Cominciata la caccia a Emmerich
Il blitz delle forze dell’ordine con 150 uomini impiegati è cominciato a Emmerich, nella regione settentrionale del Reno al confine con l’Olanda, dove il ricercato ha ricevuto accoglienza in un centro profughi. Secondo quanto scrive il Rheinischen Post, quotidiano locale della zona, la polizia sta cercando negli alloggi della struttura dove il giovane tunisino dovrebbe aver vissuto almeno per un periodo.
14.34 – La Francia innalza i controlli alle frontiere
Stato d’emergenza per l’allerta terrorismo anche in Francia. Il premier Bernard Cazeneuve ha parlato di “minaccia estremamente elevata” e la polizia ha deciso di rafforzare i controlli a Gare de l’Est, la stazione parigina collegata con la Germania e il Lussemburgo. I controlli sono stati innalzati anche alle frontiere con Svizzera, Germania e Lussemburgo. Blindato poi il mercatino di Natale degli Champs-Elysées, come i siti di forte richiamo turistico: Tour Eiffel, cattedrale di Notre-Dame e Disneyland-Paris.
13.49 – La mamma di Fabrizia Di Girolamo: “Sento che ci ha lasciati”
“È un dolore troppo grande…sento che mi ha abbandonata… Era così contenta, felice di essere lì… E’ triste che una persona esca dal lavoro e non rientri più”. Sono le parole della mamma di Fabrizia Di Lorenzo – che risulta dispersa dopo l’attentato a Berlino – , interrotte dal pianto, durante la comunicazione telefonica con il vescovo di Sulmona Angelo Spina, che ha assicurato la vicinanza nella preghiera dell’intera Diocesi e ha rivelato il contenuto della comunicazione con la donna. Nel frattempo, in Germania sono in corso le operazioni preliminari sul dna mirate a stabilire l’eventuale legame di parentela. A comunicarlo è stato Danilo Bianchi, cugino della ragazza: “A mia zia le autorità tedesche ancora non consentono di poter procedere al riconoscimento. In questo momento non possiamo fare altre che pregare e sperare” ha detto, sottolineando che “siamo tutti in grande apprensione per conoscere l’esito di questa vicenda. In Germania le procedure in questi casi funzionano diversamente da qui, sono più lunghe e quindi ai familiari non è consentito di vedere la salma, per il riconoscimento, se non dopo aver effettuato esami clinici che accertino il legame di parentela“.
12.30 – Al vaglio 500 segnalazioni, italiano ferito dimessi
Intanto sono oltre 500 le segnalazioni giunte alla polizia come riporta l’agenzia dopo che ieri pomeriggio l’unico fermato, un cittadino pakistano di 23 anni, è stato rilasciato per mancanza di prove. Intanto, gli investigatori stanno conducendo l’analisi del Dna raccolto nel camion utilizzato per l’attacco e stanno studiando i dati del gps del tir e dei telefoni cellulari. Il mercato di Natale di Breitscheidplatz riaprirà già domani. Lo ha annunciato una portavoce del’organizzazione del mercatino, citata da Bild. Gli altri mercatini della capitale, precisa la testata, riapriranno oggi. Il turista italiano rimasto lievemente ferito nell’attacco è stato dimesso dall’ospedale dove era ricoverato ed è già rientrato in Italia.