Da una parte gli attivisti che difendono chi è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Palermo, dall'altra chi contesta il comportamento processuale dei portavoce, che davanti ai pm si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Tra questi i fondatori del nuovo gruppo: "Comportamento mediatico e processuale incompatibile coi principi del Movimento 5 Stelle". Nel mezzo le difficoltà per la presentazione di una lista alle comunali del 2017
E alla fine ci fu la spaccatura. Anzi, la sdoppiatura. Non si ferma la guerra intestina tra i militanti del Movimento 5 Stelle a Palermo. Coinvolti nell’inchiesta sulle firme false depositate alle amministrative del 2012, ormai da settimane i grillini palermitani si sono divisi: da una parte ci sono gli attivisti che difendono i deputati indagati dalla procura di Palermo, dall’altra quelli che contestano il comportamento processuale dei portavoce, che davanti ai pm si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. E sono proprio questi ultimi che adesso fondano un nuovo meet up cittadino, diverso da quello originario. Si chiamerà “Palermo in movimento” e a dare notizia della sua creazione su facebook è Adriano Varrica, uno dei fondatori del primo meet up cittadino nel 2007, collaboratore dell’europarlamentare Ignazio Corrao. “La costituzione di questo meet-up – dice Varrica – nasce dall’impossibilità manifesta di condividere l’attivismo e il percorso politico con chi sta tenendo o supportando un comportamento mediatico e processuale incompatibile coi principi del Movimento 5 Stelle. A ciò corrisponde inoltre una gestione delle dinamiche di partecipazione volutamente priva di regole, in cui può valere l’arbitrio di pochi, sempre gli stessi, che detengono i canali di comunicazione e condivisione, senza alcuna collegialità, senza alcuna investitura e senza alcun controllo”. Il riferimento di Varrica è a quella che potrebbe essere definita come la notte dei lunghi coltelli, seppure telematici, dei grillini palermitani. Qualcuno, infatti, ha “espulso” alcuni attivisti dal forum del Grillo di Palermo, bloccando lo stesso Varrica, che era uno degli amministratori del canale Telegram del meet up, utilizzato fino a quel momento per diffondere gli eventi in programma.
Una sorta di colpo di mano che è andato in onda negli stessi giorni in cui due attivisti indagati dalla procura – Samantha Busalacchi e Riccardo Ricciardi – si facevano vedere ad un banchetto del Movimento 5 Stelle, spaccando in due il gruppo di grillini presenti: alcuni attivisti sono rimasti fedeli agli indagati, praticando inedito garantismo (“Bisogna aspettare la sentenza definitiva. Fino a prova contraria siamo tutti innocenti”, dicevano), altri, invece hanno abbandonato polemicamente il banchetto. Un esempio lampante del livello di scontro raggiunto tra i grillini palermitani, che adesso danno vita ad un nuovo meet up, mentre sembrano sempre più lontane le Comunarie, cioè le elezioni online per scegliere il candidato sindaco dei 5 Stelle. “Non credo che questo passaggio sarà determinante nelle valutazioni del Movimento rispetto alla decisione di fare o meno le comunarie. In quasi tutte le grandi città ci sono diversi meet-up che, lo ricordo, non rappresentano il Movimento ma a questo si ispirano nell’attività di impegno civico e politico”, spiega Varrica, che ha ritirato la sua candidatura per le amministrative del 2017.
L’impressione è che con una spaccatura simile sia praticamente impossibile per i 5 Stelle presentare una lista per le comunali, nonostante alcuni deputati come Giampiero Trizzino assicurino il contrario. Nel frattempo nuovi maldipancia nascono tra gli attivisti e sono legati allo status dei parlamentari Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino. I tre deputati indagati, infatti, sono stati sospesi de imperio dai probiviri del Movimento ma figurano ancora nel gruppo parlamentare dei 5 Stelle: in questa veste hanno rilasciato più di una dichiarazione sull’indagine che a Roma ha coinvolto Raffaele Marra, ex vice capo di gabinetto di Virginia Raggi in Campidoglio. Rimangono formalmente nel gruppo parlamentare all’Assemblea regionale siciliana anche Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che però hanno collaborato con i magistrati autosospendendosi subito dopo che Beppe Grillo aveva avanzato una richiesta in tal senso. Ed è proprio la collaborazione della La Rocca con i pm che è finita al centro di un esposto depositato da Nuti, Di Vita e Mannino (ma anche dalle deputate non indagate Lupo e Di Benedetto) alla procura di Palermo e all’ordine degli avvocati. Secondo i deputati indagati, infatti, le dichiarazioni della collega La Rocca sarebbero state “pilotate” dall’avvocato Ugo Forello, cofondatore dell’associazione antiracket Addiopizzo e aspirante candidato sindaco di Palermo dei pentastellati.