UN LIBRO SULLA CACCIA, PER CORTESIA - 4/10
Qualche giorno fa, dentro ad una piccola libreria, una signora tutta impellicciata di nemmeno cinquant’anni si è rivolta al proprietario chiedendo un libro da regalare sulla “storia della caccia”. L’evidente imbarazzo del libraio di fronte all’inesistente tematica tanto ambita dalla signora è stato tamponato con un consiglio immediato: L’occhio del lupo di Daniel Pennac (Salani editore). Tra la sempre godevole saga di Benjamin Malaussene (edita da Feltrinelli) e gli altri romanzi pubblicati dallo scrittore francese, questo racconto per bambini datato 1993 torna utile anche per tanti adulti dediti, appunto, a più ameni “sport”. Dentro ad uno zoo c’è un lupo guercio che viene dall’Alaska. Davanti a lui si para un ragazzo che lo fissa di continuo per ore e giorni. Il lupo chiuso nella sua disperazione guarda il mondo con un occhio solo. Il ragazzo con delicatezza continua a fissarlo con un occhio solo pure lui. Dentro all’iride l’uno dell’altro i due fanno scorrere le rispettive storie passate, raccontandosele l’un l’altro. Il lupo e la sua stirpe cacciati, vilipesi, uccisi e trasportati nell’innaturale gabbia di uno zoo. Dall’altra il ragazzo che si chiama Africa, sballottato per mezzo continente nero in fiamme, che ha visto cacciare e “rapire” dromedari, giaguari, elefanti, gorilla e iene. Tra sbarre, recinti e un clima cittadino, dove ritroviamo tutti gli animali della savana deportati, Africa e lupo guercio si annusano, si specchiano e guardandosi in quell’occhio solo raggiungono una rasserenante confidenza che li porta a riaprire tutt’e due gli occhi. Un mondo nuovo e possibile. Almeno nelle favole.