IL MEDICO DI CAMPAGNA di Thomas Lilti. Con François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent. (Francia, 2016). Durata 102’ Voto 4/5 (DT)
Tutti gli abitanti di un piccolo paese di campagna dell’Ile de France sanno di poter contare, ad ogni momento del giorno e della notte, festivi compresi, sul dottor Jean-Pierre Werner. Il medico “di campagna” sempre pronto a raggiungere appartamenti, case e stalle, sia con il sole che con la pioggia. Werner cura poi di tutto: dal taglio accidentale durante la mietitura, ad un ginocchio dolorante, fino alla depressione. Giovani e vecchi si fidano ciecamente di lui. Solo che Jean-Pierre ha appena scoperto di avere un tumore al cervello. Gradualmente, anche se controvoglia, dovrà abbandonare la professione per curarsi. L’arrivo dell’assistente Nathalie, medico da poco che deve fare esperienza sul campo, sarà dapprima motivo di frizione, poi di un avvicinamento professionale sincero, e infine velato di desiderio. Lilti dopo il suo precedente Hippocrate, ambientato in un ospedale con un giovane medico alla prime armi in mezzo alle maglie del sistema, trasferisce la sua macchina da presa tra campi e casupole di provincia, mettendo alla prova la dialettica medico scientifica tra empirismo e teoria. Werner è un dottore scrupoloso, ma che sa prima di tutto ascoltare (“In media un dottore interrompe il paziente ogni 22 secondi”, dice). Messa in scena sobria e trattenuta, sguardo vicino ma mai invadente rispetto ai protagonisti, script puntuale e ben orchestrato, Il Medico di campagna è un film di tutto rispetto che sa come insinuarsi nell’intima quotidianità dello spettatore bisognoso di quella “spalla” su cui poggiare quando si è a propria volta “malati”. Straordinariamente solida la recitazione di Cluzet: sorrisi e serietà, due capelli bianchi, un filo di trucco e un impercettibile catatonia per mostrare l’incedere tragico della malattia.