Negli ultimi due anni la Spagna è stato il paese che ha corso di più in Europa, lo attestano dati economici sorprendenti, nel 2015 l’aumento medio annuo del Pil è stato pari al 3,2%, superando di 1,8 punti percentuali quello del 2014: il maggior aumento registratosi a partire dal 2007.
Un’accelerazione che non ha conosciuto contrazioni nel 2016, dati che avranno imbarazzato l’esecutivo del conservatore Mariano Rajoy, in un Paese senza governo per quasi un anno si è registrata un’impennata dell’economica, in misura inversamente proporzionale alla stagnazione della politica, quasi a voler rendere palese l’inutilità della politica.
Secondo il Rapporto “Info Mercati Esteri” elaborato dalla Farnesina, la performance positiva dell’economia iberica – appoggiata da diversi fattori temporanei, quali tassi di interesse a livelli bassi e l’impatto positivo della riforma fiscale, e da fattori esogeni (caduta del prezzo del petrolio e deprezzamento dell’euro con incremento dell’export) – ha prodotto un aumento della domanda interna di oltre il 3,5%, con incremento dei consumi del 3%.
Una possibilità per le imprese italiane, storicamente presenti sul mercato spagnolo, con un interscambio commerciale tra i due Paesi già ragguardevole: oltre 40 miliardi di euro, cifra superiore alla somma del commercio dell’Italia con economie emergenti quali Cina, India e Brasile.
Le Camere di commercio italiane hanno un ruolo di primo piano in rapporti commerciali nei quali le aziende italiane sono tra le prime fornitrici delle imprese spagnole. Ne parliamo con Igor Garzesi, dirigente bancario, da pochi mesi presidente della Camera di Barcellona, istituzione che nel 2014 ha celebrato i suoi cento anni di attività nella promozione del commercio italiano.
“La Spagna”, afferma il presidente della Camera, “si presenta come uno dei mercati europei più attraenti, con i suoi 46 milioni di abitanti e gli oltre 60 milioni di turisti all’anno. Dentro il sistema Spagna”, continua il presidente Garzesi, “la Catalogna offre una delle migliori prospettive economiche nell’Europa meridionale, per tre fattori: competitività, infrastrutture e qualità della vita. Elementi che fanno di Barcellona una delle città europee più attraenti per gli investitori stranieri”.
“Senza dimenticare” prosegue il presidente della Camera, “che gli investitori sono attratti da una pressione fiscale moderata, dall’innovazione tecnologica e da pratiche snelle per aprire o cessare un’attività”. Fattori che hanno spinto verso l’alto l’economia, in controtendenza rispetto al rallentamento nell’area euro, in Spagna il Pil è previsto al 2,7%, rispetto a una media europea ferma all’1,6%.
Su queste basi, non c’è dubbio che i rapporti tra l’Italia e la Spagna, secondo il presidente Garzesi, siano destinati a crescere: “l’interscambio complessivo nel 2015 ha superato i 38 miliardi, con un aumento dell’8,4% dal 2014, la Spagna si è posizionata al quinto posto tra i mercati di sbocco delle imprese italiane, con la Catalogna a fare da traino, qui ad esempio si concentra il 35% delle nostre esportazioni”.
Scambi commerciali cui si aggiungono anche scambi culturali: “Secondo gli ultimi dati dell’Irt. (l’Istituto di studi turistici di Turiespaña), nel 2014 1 milione e 200 mila spagnoli hanno visitato il Belpaese, una crescita del 9,1%”, conclude compiaciuto Igor Garzesi.