Ha avuto un attacco di panico mentre era a bordo del barcone verso l’Italia e gli scafisti per farlo tacere gli hanno legato mani e piedi. Ma i nodi erano così stretti che, una volta arrivato in Italia, hanno dovuto amputare gli arti inferiori. E’ questa la storia di Aruna, un ragazzo di 18 anni arrivato a Catanzaro dal Burkina Faso in condizioni gravissime per le violenze subite durante la traversata. Gli infermieri dell’ospedale Pugliese-Ciaccio in Calabria hanno deciso di lanciare un appello perché istituzioni e cittadini possano dare un sostegno finanziario al ragazzo.
Aruna, ricoverato nell’Unità operativa di Malattie Infettive, è arrivato in Calabria dalla Sicilia ed è stato accolto al centro polifunzionale della polizia di Stato da padre Benedetto, dell’associazione Piccola famiglia dell’esodo di Decollatura, che lo ospiterà una volta uscito dall’ospedale. “Il nostro è un lavoro non solo scientifico e tecnico ma prima di tutto emozionale”, ha raccontato per l’Ipasvi di Catanzaro l’infermiera Maria Rosaria Costantino, “per questo tutti gli infermieri sono scesi in campo per Aruna nel prenderlo in cura, nel vedere le condizioni in cui versava quando è arrivato qui all’ospedale, difficili da raccontare. Abbiamo subito pensato di attivare la macchina degli aiuti per prima cosa attraverso un bollettino postale. Lui è un ragazzo coraggioso. Per noi è come un figlio. Gli altri ospiti della Onlus che già è pronta ad ospitarlo, che parlano lingua francese, fanno i turni in ospedale per fargli compagnia, a loro Aruna ha voluto parlare e raccontare la sua storia”.
Gli infermieri, oltre ad aprire una sottoscrizione, hanno rivolto, con una lettera aperta, un appello a tutte le istituzioni calabresi, dal Comune di Catanzaro, alla Provincia, alla Regione. “Ci saranno da sostenere, tra le altre cose”, ha concluso Costatino, “le spese per le protesi e per la riabilitazione per questo ragazzo qui completamente solo”. Al coro si è unito anche padre Benedetto: “E’ una vicenda umana”, ha detto, “che merita attenzione e su cui ci sono indagini in corso della Procura, anche sui sanitari che hanno fatto la primissima accoglienza in Sicilia. Uniamo tutte le nostre forze per questo ragazzo. La prima cosa che mi ha chiesto, dopo l’intervento, sono state delle riviste di moto, quelle moto che avrebbe voluto riparare come meccanico”.