La denuncia a ilfattoquotidiano.it di Gianni Bisoli, ex allievo dell'Istituto per bimbi sordomuti Antonio Provolo di Verona, dove sono stati denunciati numerosi casi di abusi fra gli anni Sessanta e Ottanta e per il quale è stato arrestato in Argentina il sacerdote Nicola Corradi. Una pagella smentisce le conclusione dell'indagine interna. E potrebbe mettere a rischio il processo di beatificazione del vescovo di Verona Carraro
Alla Commissione d’inchiesta istituita dal Vaticano per indagare sugli abusi nei confronti dei bambini sordomuti all’Istituto Antonio Provolo di Verona sarebbero stati prodotti “documenti falsi” per chiudere il caso. Lo denuncia a ilfattoquotidiano.it l’ex allievo del Provolo Gianni Bisoli, uno dei testimoni chiave che ha reso note le violenze commesse da numerosi sacerdoti e laici nella scuola religiosa tra gli anni ’60 e il 1984, facendo esplodere uno dei più gravi scandali di pedofilia in Italia. Diventato un caso internazionale dopo l’arresto in Argentina, lo scorso 26 novembre, del sacerdote veronese Nicola Corradi, inviato nelle sedi dell’istituto Provolo in Sudamerica negli anni ’60.
Nel 2009, in una dichiarazione sottoscritta insieme ad altri ex studenti, Bisoli aveva rivelato di aver subìto abusi sessuali anche da monsignor Giuseppe Carraro, vescovo di Verona dal 1958 al 1978: “Dall’età di 11 anni fino ai 13 anni sono stato più volte accompagnato nell’appartamento del vescovo di Verona, Mons. Giuseppe Carraro – scriveva Bisoli nella sua denuncia – dove il vescovo stesso mi ha sodomizzato e ha preteso altri giochi sessuali”.
La Commissione del Vaticano che l’ha ascoltato nel 2010 però l’ha dichiarato “inattendibile”, contestando le date di ammissione e di dimissione dalla scuola da lui indicate per datare gli episodi di violenza. Bisoli aveva sostenuto di essere uscito dal Provolo nel giugno del 1964, mentre un documento proveniente dagli archivi della scuola riportava che la sua dimissione sarebbe avvenuta un anno prima, il 20 giugno 1963: il testimone dunque, secondo i giudici, non avrebbe potuto subire dal vescovo le violenze denunciate in quanto non sarebbe stato più alunno della scuola religiosa. Ora il caso si riapre: “Ho trovato la pagella originale tra le carte di mia madre – spiega Bisoli – e la data di uscita è quella che avevo dichiarato: 27 giugno 1964”. Bisoli aveva denunciato nel 2009 anche il prete veronese Nicola Corradi, arrestato il 30 novembre scorso per abusi sessuali sui minori in Argentina, dove era stato inviato negli anni ’60 dalla sede del Provolo di Verona: ma la posizione di Corradi non è stata mai esaminata dalla Commissione.
I due documenti a confronto.
Nonostante nella sentenza conclusiva venga attribuita una grande importanza alle date dichiarate da Bisoli per valutare la sua attendibilità, le carte in questione sono state prodotte nel corso dell’ultima audizione. Secondo la ricostruzione del legale dell’Associazione Sordi “Antonio Provolo”, che ha assistito gli ex allievi che hanno denunciato gli abusi, il presidente della Commissione ha mostrato a Bisoli “la fotocopia di un documento” proveniente dagli archivi dell’Istituto Provolo in cui era riportata la data di dimissione del 20 giugno 1963. “Bisoli rimase molto sorpreso e spiazzato da quella carta – racconta l’avvocato Paolo Tacchi Venturi – non seppe dare una spiegazione e non fu mai risentito sul punto”.
Il ritrovamento della pagella originale ora potrebbe cambiare il giudizio sulle dichiarazioni di Bisoli. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il presidente della Commissione d’inchiesta del Vaticano, l’ex giudice del Tribunale di Verona Mario Sannite, commenta così i due documenti a confronto: “Posso pensare che sia come dice il signor Bisoli, cioè che questo documento sia falso. E d’altra parte lo vediamo un po’ tutti. È una grafia diversa da quella precedente. Sembra che sia cancellato e che sia stato riscritto questo ’20 giugno 1963’. C’è qualcosa che lascia immaginare che prima fosse scritta una data diversa”. Tuttavia Sannite difende l’operato della Commissione da lui presieduta: “Ci sono altri elementi che hanno portato a dichiarare l’inattendibilità di Bisoli e questo fatto non può quindi sconvolgere le conclusioni della Commissione, che sono da ritenere completamente scisse”.
Per l’Associazione Sordi “Antonio Provolo” quanto accaduto in Commissione è “gravissimo e questa prova rende pienamente attendibili le sue dichiarazioni – ha sottolineato il presidente, Giorgio Dalla Bernardina – mentre inficia indelebilmente l’operato della Commissione”. Tra i sacerdoti denunciati da Bisoli figurava anche don Corradi, arrestato dalla polizia argentina per pedofilia, ma la posizione del sacerdote non è mai stata esaminata dalla Commissione. Nel frattempo, l’ex vescovo di Verona Carraro (morto nel 1980) è stato dichiarato “servo di Dio” dalla Congregazione della cause dei santi il 17 luglio 2015 dopo il via libera di Papa Francesco.
Decisiva per riprendere il processo di beatificazione dell’alto prelato è stata proprio l’archiviazione delle accuse nei suoi confronti, grazie all’“attitudine alla mendacia” attribuita a Bisoli dalla Commissione. Ricevendo le conclusioni dell’inchiesta, il Vaticano aveva scritto: “Non ritenendo fondate le predette accuse, questa Congregazione [della dottrina della fede, ndr] invita codesto Dicastero [per le cause dei santi, ndr] a procedere al completamento della Positio in questione”.
Da anni i legali delle vittime e dei testimoni sentiti dalla Commissione chiedono alla Curia di Verona i verbali delle audizioni e gli atti del fascicolo senza riuscire ad ottenerli. Ma sul caso degli abusi la Curia veronese sembra rispettare la consegna del silenzio. “La Provvidenza ha fatto sì che attraverso un riesame accurato e competente si sia arrivati alla sua completa riabilitazione [di mons. Carraro, ndr]”, scrive il vescovo di Verona Giuseppe Zenti riferendosi al suo predecessore, in un documento del 2013 di cui ilfattoquotidiano.it è in grado di rivelare il contenuto. Poi un’indicazione precisa sul comportamento da tenere: “Ognuno sostiene l’altro nel momento della difficoltà e del pericolo – continua monsignor Zenti rivolgendosi ai suoi sacerdoti – evitando anzitutto ogni possibile pettegolezzo nel caso in cui si venga a conoscere qualche situazione di turbolenza. Quando anche uno solo è investito da uno tsunami, tutti dobbiamo soccorrerlo, impegnandoci tutti alla riservatezza”.