Se l’Unione europea fosse un paziente sul lettino dello psicanalista, la diagnosi sarebbe scontata: disturbo psicotico da delirio di persecuzione. Del post che state per leggere – e che ne è la drammatica prova – fra qualche mese potrebbero essere vietate sia pubblicazione che divulgazione.
Flashback. Il 15 novembre dell’anno scorso, all’indomani degli attentati di Parigi, scrissi queste parole (amaramente profetiche): “Temo che potremo permetterci il lusso di analisi oggettive ancora per poco tempo. Da sempre, infatti, la presenza di un nemico comune [il terrorismo, ndr] ha anche la funzione di puntellare il pensiero unico, radicalizzandolo e impedendone interpretazioni. L’Occidente sta pericolosamente entrando nel cono d’ombra della propria libertà d’espressione. Ed è questo, più di ogni altra cosa, a terrorizzarmi”.
A distanza di un anno, i fatti mi stanno ancora una volta purtroppo dando ragione. Poche settimane fa, il Parlamento europeo ha infatti approvato la versione provvisoria della Comunicazione strategica per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi. In particolare, l’invettiva “strategica” (usiamo benevolmente questo aggettivo, essendo di fatto la Ue un paziente in evidente stato confusionale per le batoste recentemente ricevute) è principalmente rivolta alla Russia e al Daesh, ma è di fatto il primo passo per giustificare interventi restrittivi contro chi utilizza la comunicazione liquida del web per screditare l’operato dell’Unione.
Le tinte di questo documento sono molto più serie, drammatiche e fosche di quanto si sia mai visto finora. Vi prego anzi di non limitarvi a questo post, ma di leggerlo integralmente. Al di là dell’ormai evidente schizofrenia della governance europea, questo comunicato evoca infatti, senza troppi giri di parole, scenari di controllo e di censura delle libertà di espressione. Da sempre le dittature realizzano il più alto compimento di sé nella chirurgica soppressione di ogni forma di dissenso. E il terrorismo è di fatto un golosissimo pretesto per legittimare qualsiasi giro di vite.
Entrando nel merito di questo delirante documento, alla lettera A si sgombera subito il campo da possibili equivoci: “Il pluralismo dei media può […] essere in certa misura limitato”. Alla lettera C l’attenzione – e le fauci – si spostano sulla “importanza cruciale” della proprietà dei media (qui non nascondo che il fatto di avere il server del mio blog situato in Arizona mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo).
La fobia ossessivo-compulsiva raggiunge però il suo culmine alla lettera E, dove il paziente – ormai agitato e sudatissimo – fa finalmente nome e cognome del suo persecutore immaginario: “[…] il Cremlino ha intensificato la sua propaganda attribuendo un ruolo di maggior rilievo alla Russia nel contesto dei media europei, per […] compromettere la coerenza della politica estera dell’Ue”. Evidente, no? La Russia ha potuto bellamente annettersi la Crimea non certo perché le diplomazie Ue sono rimaste a guardare con occhio da triglia, ma per colpa della manipolazione dei media europei orchestrata da Putin.
Nella sua delirante incapacità di comprendere la società, la lettera G è da incorniciare: “La crisi finanziaria e il progredire di nuove forme di media digitali hanno rappresentato gravi sfide per il giornalismo di qualità, portando a un declino del pensiero critico nel pubblico e rendendolo così più predisposto alla disinformazione e alla manipolazione”. Avevate ancora dei dubbi? La colpa è solo vostra, zucconi.
Tra le disposizioni operative, mi limito a citare la numero 3, che postula “la necessità di […] dar prova di assertività tramite la comunicazione politico-istituzionale, ricerche svolte in ambito accademico e da gruppi di riflessione, campagne sui social media, iniziative della società civile, alfabetizzazione mediatica e altre azioni utili”, e la numero 8, in cui si riconosce – come no – che “il governo russo sta impiegando […] troll della rete per sfidare i valori democratici e dividere l’Europa”. A proposito: non ditelo in giro, ma per questo pezzo anche a me il Cremlino girerà vagonate di rubli.
Tutto questo, in un ping-pong di ridicoli e ossessionati allarmismi contro l’insinuazione, nelle pieghe dei media europei, di frange propagandistiche di Russia e Isis. Al di là delle ironie, c’è ben poco da ridere: non potendo più essere arginato, il fiume in piena del dissenso popolare alimentato dall’austerity, verrà silenziato. Come? Tagliandogli le corde vocali. Ovviamente, in nome della democrazia.
Un’ultima cosa: per contrastare la propaganda brutta e cattiva anti-Ue del Cremlino, questi alfieri del pluralismo mediatico suggeriscono l’utilizzo dell’account Twitter @EUvsDisInfo: visionatelo, è istruttivo. Curiosità: ad oggi conta ben 11.500 follower. La metà di quelli del senatore Razzi. Un terzo di quelli della Picierno.
Andrea Strozzi
Fondatore di LLHT.org, bioeconomista e scrittore
Zonaeuro - 27 Dicembre 2016
Ue, la paranoia anti-Russia che minaccia la libertà di informazione
Se l’Unione europea fosse un paziente sul lettino dello psicanalista, la diagnosi sarebbe scontata: disturbo psicotico da delirio di persecuzione. Del post che state per leggere – e che ne è la drammatica prova – fra qualche mese potrebbero essere vietate sia pubblicazione che divulgazione.
Flashback. Il 15 novembre dell’anno scorso, all’indomani degli attentati di Parigi, scrissi queste parole (amaramente profetiche): “Temo che potremo permetterci il lusso di analisi oggettive ancora per poco tempo. Da sempre, infatti, la presenza di un nemico comune [il terrorismo, ndr] ha anche la funzione di puntellare il pensiero unico, radicalizzandolo e impedendone interpretazioni. L’Occidente sta pericolosamente entrando nel cono d’ombra della propria libertà d’espressione. Ed è questo, più di ogni altra cosa, a terrorizzarmi”.
A distanza di un anno, i fatti mi stanno ancora una volta purtroppo dando ragione. Poche settimane fa, il Parlamento europeo ha infatti approvato la versione provvisoria della Comunicazione strategica per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi. In particolare, l’invettiva “strategica” (usiamo benevolmente questo aggettivo, essendo di fatto la Ue un paziente in evidente stato confusionale per le batoste recentemente ricevute) è principalmente rivolta alla Russia e al Daesh, ma è di fatto il primo passo per giustificare interventi restrittivi contro chi utilizza la comunicazione liquida del web per screditare l’operato dell’Unione.
Le tinte di questo documento sono molto più serie, drammatiche e fosche di quanto si sia mai visto finora. Vi prego anzi di non limitarvi a questo post, ma di leggerlo integralmente. Al di là dell’ormai evidente schizofrenia della governance europea, questo comunicato evoca infatti, senza troppi giri di parole, scenari di controllo e di censura delle libertà di espressione. Da sempre le dittature realizzano il più alto compimento di sé nella chirurgica soppressione di ogni forma di dissenso. E il terrorismo è di fatto un golosissimo pretesto per legittimare qualsiasi giro di vite.
Entrando nel merito di questo delirante documento, alla lettera A si sgombera subito il campo da possibili equivoci: “Il pluralismo dei media può […] essere in certa misura limitato”. Alla lettera C l’attenzione – e le fauci – si spostano sulla “importanza cruciale” della proprietà dei media (qui non nascondo che il fatto di avere il server del mio blog situato in Arizona mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo).
La fobia ossessivo-compulsiva raggiunge però il suo culmine alla lettera E, dove il paziente – ormai agitato e sudatissimo – fa finalmente nome e cognome del suo persecutore immaginario: “[…] il Cremlino ha intensificato la sua propaganda attribuendo un ruolo di maggior rilievo alla Russia nel contesto dei media europei, per […] compromettere la coerenza della politica estera dell’Ue”. Evidente, no? La Russia ha potuto bellamente annettersi la Crimea non certo perché le diplomazie Ue sono rimaste a guardare con occhio da triglia, ma per colpa della manipolazione dei media europei orchestrata da Putin.
Nella sua delirante incapacità di comprendere la società, la lettera G è da incorniciare: “La crisi finanziaria e il progredire di nuove forme di media digitali hanno rappresentato gravi sfide per il giornalismo di qualità, portando a un declino del pensiero critico nel pubblico e rendendolo così più predisposto alla disinformazione e alla manipolazione”. Avevate ancora dei dubbi? La colpa è solo vostra, zucconi.
Tra le disposizioni operative, mi limito a citare la numero 3, che postula “la necessità di […] dar prova di assertività tramite la comunicazione politico-istituzionale, ricerche svolte in ambito accademico e da gruppi di riflessione, campagne sui social media, iniziative della società civile, alfabetizzazione mediatica e altre azioni utili”, e la numero 8, in cui si riconosce – come no – che “il governo russo sta impiegando […] troll della rete per sfidare i valori democratici e dividere l’Europa”. A proposito: non ditelo in giro, ma per questo pezzo anche a me il Cremlino girerà vagonate di rubli.
Tutto questo, in un ping-pong di ridicoli e ossessionati allarmismi contro l’insinuazione, nelle pieghe dei media europei, di frange propagandistiche di Russia e Isis. Al di là delle ironie, c’è ben poco da ridere: non potendo più essere arginato, il fiume in piena del dissenso popolare alimentato dall’austerity, verrà silenziato. Come? Tagliandogli le corde vocali. Ovviamente, in nome della democrazia.
Un’ultima cosa: per contrastare la propaganda brutta e cattiva anti-Ue del Cremlino, questi alfieri del pluralismo mediatico suggeriscono l’utilizzo dell’account Twitter @EUvsDisInfo: visionatelo, è istruttivo. Curiosità: ad oggi conta ben 11.500 follower. La metà di quelli del senatore Razzi. Un terzo di quelli della Picierno.
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Roma, 19 dic (Adnkronos) - "La Corte di Cassazione ha stabilito in maniera chiara e netta che la competenza di decidere se un Paese è o meno sicuro spetta al governo. Quindi non i singoli giudici. La conferma che il governo Meloni aveva ragione e che le sentenze con cui i giudici hanno annullato i trasferimenti in Albania dei migranti sbarcati illegalmente sulle nostre coste erano sbagliate. Cosa diranno adesso Schlein e gli altri esponenti delle opposizioni, insieme alla grancassa dei loro house organ, dinanzi a questa sentenza che decreta il loro ennesimo fallimento? Per quanto ci riguarda continuiamo ad andare avanti, consapevoli che tutta l’Europa guarda all’Italia come un modello nel contrasto all’immigrazione illegale”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Hai fatto la cosa giusta". Così, su Twitter, Elon Musk replica al commento che Matteo Salvini aveva fatto al post del patron di Tesla sul caso Open arms.
Roma 19 dic (Adnkronos) - "I delinquenti sono quelli che vogliono Salvini in galera". Lo scrive sui social Francesco Storace.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Sono contento che abbiano assolto Renzi, che non finisca in galera. Io voglio vincere le elezioni perchè la gente ci dà fiducia, non perchè arrestano tutti gli altri". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social.
Roma 19 dic (Adnkronos) - - "Se mi dichiareranno innocente sarò felice per i miei figli e perchè ho fatto il mio lavoro. Se mi dichiareranno colpevole sarò felice lo stesso, non mi pento assolutamente di nulla, ho difeso da immigrati clandestini e trafficanti il mio Paese. Sarebbe un problema per l'Italia e gli italiani, con un ministro che bloccava gli sbarchi condannato immaginate voi trafficanti, scafisti e delinquenti dove verrebbero e porterebbero questi disperati". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza del processo Open Arms.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Chi non rischia, chi non va oltre l'ostacolo, non va da nessuna parte. Io, da 51enne, comunque vada sarò orgoglioso di quello che ho fatto". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza su Open Arms.
"Se mi assolvono ho fatto il mio dovere e bye bye sinistra. In in caso di condanna ricorreremo in appello, la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me ma al Paese", ha spiegato il ministro dei Trasporti proseguendo: "Mi stanno arrivando migliaia di messaggi, ho preso l'aereo e tanti ragazzi mi hanno detto non mollare, bravo. Sono felice".
"Paura zero, mi sento come la canzone di Venditti 'Notte prima degli esami', mi sento orgoglioso e felice di quello che ho fatto. Domani è la sentenza di primo grado, poi c'è l'appello e la Cassazione. Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro", ha proseguito Salvini.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "A me pare di poter dire, non temendo di essere smentita, che senza Nino Andreatta i cattolici democratici, dopo il terremoto della Prima Repubblica e il tracollo della Dc, probabilmente non avrebbero maturato la scelta del centrosinistra. E soprattutto che senza di lui non avrebbe visto la luce l’Ulivo, che io considero davvero una grande 'invenzione' politica". Lo ha detto Anna Ascani, cicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo alla presentazione del numero della rivista 'Arel' su Nino Andreatta.
"E non parlo di forma, di contenitore, ma di idealità, della possibilità che Andreatta e altri videro e perseguirono, di unire le culture popolari e riformiste di centro e di sinistra chiudendo la lunga stagione che le aveva viste contrapposte e, ancora più importante, di consentire attraverso la 'contaminazione' tra cultura cattolico-democratica, socialista, laica, ambientalista la nascita del Partito democratico. Non sarei qui oggi, non saremmo qui in tanti, senza la visione di Nino Andreatta e di chi allora credette in quella scommessa", ha aggiunto.