Il documento mette insieme le principali fonti amministrative e statistiche. Nel comunicato si parla di "sostanziale stabilità congiunturale" dell'occupazione, ma dai numeri emerge un calo. Soprattutto per gli under 34. Sempre più diffuso, invece, l'uso dei buoni che dovrebbero essere utilizzati solo per pagare prestazioni occasionali. Eppure nel 2015 le aziende hanno speso per acquistarli solo lo 0,23% del totale del costo del lavoro
C’è l’ormai noto boom del ricorso ai voucher, che nei primi nove mesi del 2016 hanno fatto segnare un +34,6% ma nell’intero 2015 sono costati alle imprese solo lo 0,23% del totale di quanto hanno speso per retribuire il lavoro. E quella che viene definita “sostanziale stabilità”, a livello trimestrale, del livello complessivo dell’occupazione. Ma, andando a guardare i numeri, si tratta in realtà di un calo non da poco: 14mila occupati in meno. Pari, per dare un’idea, agli abitanti di un comune come Cardano al Campo o Castellanza. Quel che è peggio, a perdere il lavoro sono stati soprattutto gli under 34. Sono i dati che emergono dalla (lungamente attesa) prima nota congiunta di ministero del Lavoro, Istat, Inps e Inail sul mercato del lavoro, relativa al periodo luglio-settembre 2016 e diffusa mercoledì.
Nel terzo trimestre si sono registrati 543mila posti di lavoro dipendente in più rispetto allo stesso periodo del 2015, di cui 489mila a tempo indeterminato, ma se il confronto è con il secondo trimestre l’aumento di 93mila unità risulta essere soprattutto merito dei nuovi posti a termine, che sono stati 83mila. Si conferma dunque quel che è risultato sempre più evidente nel corso dell’anno: la forte riduzione degli sgravi contributivi per le assunzioni stabili (dal 100% del 2015 al 40%) ha fatto calare di pari passo l’aumento dei contratti a tempo indeterminato. Inoltre i dati Istat sull’intero mercato del lavoro (dipendente e indipendente) mostrano che nel trimestre gli occupati sono scesi di 14mila unità, a 22,77 milioni, per effetto di un calo di 80mila degli indipendenti non del tutto compensato dai 66mila dipendenti in più. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è registrato invece un incremento di 239mila unità.
Quanto alla “nuova frontiera del precariato“, i voucher, la cui abolizione è oggetto di uno dei quesiti referendari promossi dalla Cgil su cui la Consulta si esprimerà l’11 gennaio, nei primi nove mesi dell’anno ne sono stati venduti 109,5 milioni, +34,6%. I buoni da 10 euro riscossi per attività svolte nel 2015 (quasi 88 milioni) corrispondono a circa 47mila lavoratori annui full-time e rappresentano, appunto, solo lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia. Il numero mediano di voucher riscossi dal singolo lavoratore che ne ha usufruito nel 2015 è 29. Il 50% dei prestatori di lavoro accessorio ha riscosso buoni per al massimo 217,50 euro netti.
Il tasso di occupazione destagionalizzato è stato pari al 57,3% negli ultimi due trimestri, ancora distante di un punto e mezzo dal massimo del 58,8% registrato nel secondo trimestre 2008. La crescita tendenziale, cioè anno su anno, dell’occupazione, è stata “interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente, sia in termini di occupati complessivi (+1,8% Istat-Forze di lavoro) sia di posizioni lavorative riferite specificamente ai settori dell’industria e dei servizi (+3,2% Istat-Oros)”, spiega il comunicato.
Infine gli infortuni sul lavoro: quelli denunciati all’Inail nel terzo trimestre sono stati 137mila (di cui 118mila in occasione di lavoro e 19mila nel percorso verso l’ufficio o la fabbrica), in aumento dell’1,1% rispetto al terzo trimestre del 2015. L’incremento, spiega il rapporto, è “in linea con la crescita dell’occupazione” e quindi dell’esposizione al rischio infortunistico.