Roberto e Christian sono colleghi. Lavorano da anni fianco a fianco, carpentiere e manovale per una grossa impresa edile che gestisce vari cantieri nell’area nord di Milano. Roberto ha 55 anni, e da 4 non è più sposato. “Era un matrimonio che non funzionava. Meglio così. Coi miei figli è rimasto un buon rapporto; e anche con mia moglie, ci trattiamo meglio da quando non stiamo più insieme”. Figlio di immigrati calabresi fuggiti al Nord all’epoca del boom, Roberto non ha mai concluso le scuole superiori (“Non aver studiato è il mio più grande rimpianto”, ammette) e lavora nell’edilizia sin da adolescente: “Avrò cambiato una decina di datori: ma non sono mai stato due mesi di fila con le mani in mano”. Christian invece è originario di Oradea, nel nord-ovest della Romania. Vive in Italia da 9 anni: “Ho anche la residenza regolare: scrivetelo”. Il suo sogno è quello di mettere da parte una somma sufficiente a far venire a Milano anche sua moglie e sua figlia: “È per loro che lavoro. Anche se i risparmi non sono tanti: ma se mi avanza qualcosa a fine mese lo spedisco direttamente a casa mia in Romania”. Da quando è arrivato in Italia, Christian ha lavorato sempre e solo per l’azienda edile nella quale ancora oggi si trova: “Evidentemente sono soddisfatti di me”. Da qualche mese, però, le condizioni sono cambiate. Sia per Roberto sia per Christian, sia per un altro paio di loro colleghi, che preferiscono non parlare. “Senza alcun preavviso ci è stato comunicato che il nostro contratto, che era in scadenza, non sarebbe stato rinnovato. Dal giorno dopo – racconta Roberto – avremmo dovuto comunque presentarci al cantiere, come se nulla fosse, e cominciare a lavorare a voucher”. All’inizio c’è stata soprattutto sorpresa: “Io non sapevo nemmeno cos’erano, ‘sti voucher”, confessa Roberto. Lo sconforto è arrivato in un secondo momento: “A me va bene tutto – garantisce Christian – finché posso lavorare. Però ho scoperto che così se mi ammalo o mi faccio male, non mi viene dato nulla. E anzi rischio pure di non essere richiamato. E sul cantiere capita di ammalarsi, o di farsi male“.

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