Cinque aspiranti candidati sindaco, 524 elettori che hanno espresso 2.233 preferenze e un piccola grana da risolvere per la presentazione della lista: quella relativa alle quote rosa. Dopo tre mesi di veleni, scissioni e polemiche arrivano al giro di boa le Comunarie, e cioè le elezioni online con cui il Movimento 5 Stelle ha scelto i suoi candidati per le amministrative di Palermo della primavera 2017. Ieri sul blog di Beppe Grillo gli iscritti hanno espresso cinque preferenze a testa per scegliere tra i 79 nomi che lunedì scorso avevano confermato la propria candidatura. Alla fine i più votati sono stati Giancarlo Craparotta, Giulia Argiroffi, Tiziana Di Pasquale, Ugo Forello e Igor Gelarda. Argiroffi é un architetto che – tra le altre cose – ha proposto di recente la ricostruzione di villa Deliella, uno dei simboli liberty distrutti dal sacco di Palermo di Lima e Ciancimino; Di Pasquale invece é un ingegnere, indicata come vicina al gruppo che fa capo al deputato Riccardo Nuti, indagato nell’inchiesta sulle firme false e sospeso dai probiviri del Movimento, legato a Luigi Di Maio é il poliziotto Gelarda, leader del sindacato autonomo Consap, mentre é stato tra i fondatori dell’associazione antiracket Addiopizzo l’avvocato Forello. Tra qualche settimana sarà tra questo quintetto che i grillini dovranno scegliere il loro candidato da schierare contro Leoluca Orlando.
Prima però i cinque dovranno partecipare alle “graticole”, incontri pubblici in cui si sottoporranno alle domande degli iscritti del M5s. Un passaggio da non sottovalutare se si pensa che uno dei candidati, e cioè l’avvocato Forello, é stato il bersaglio di un esposto depositato dai deputati Nuti, Claudia Mannino, Giulia Di Vita, Claudia Di Benedetto e Loredana Lupo. Secondo i parlamentari grillini (tre dei quali sono indagati per le firme false) sarebbe stato Forello a a “pilotare” le dichiarazioni di Claudia La Rocca, la deputata regionale che per prima ha collaborato con i magistrati. E sembrava fare cenno sempre a Forello la deputata Di Benedetto bollando come sospette alcune mancate candidature. “Non mi stupirei affatto – scriveva su facebook qualche giorno fa – se dietro a molti, non tutti, ritiri di candidatura, giustificati con i più nobili degli intenti e dei saldi principi etici e morali, si nasconda il più infimo progetto di boicottare scientemente le Comunarie online per poter, poco dopo, presentare una lista bella e pronta, probabilmente da mesi, che al proprio interno annovera tutti questi duri e puri dell’ultimo minuto e, magari, con qualche professionista dell’antimafia come candidato a sindaco”.
Un attacco in piena regola motivato dal fatto che dei 122 candidati che avevano inviato il loro curriculum durante l’estate soltanto in 79 avevano confermato la disponibilità a partecipare alla Comunarie tre mesi dopo, quando le selezioni online sono state sbloccate. C’é chi ha deciso autonomamente di fare un passo indietro, come la leader dei diritti Lgbt Daniela Tomasino, il giornalista William Anselmo e l’attivista storico Adriano Varrica, ma anche chi è stato obbligato a farsi da parte. É il caso di Samantha Busalacchi e Riccardo Ricciardi, indagati nell’inchiesta sulle firme false e quindi non idonei alla candidatura. Ed é proprio a causa dei tanti ritiri che adesso i grillini si trovano con un dilemma. Alle Comunarie, infatti, si sono candidate alla fine appena 12 donne. La legge, però, prevede che dei 40 candidati al consiglio comunale almeno un terzo sia rappresentato da un sesso diverso dalla maggioranza della lista. Anche volendo automaticamente includere in lista le 12 donne (che però non sono tra i 40 candidati più votati della Comunarie) i grillini non arriverebbero comunque a coprire quel terzo previsto dalla legge. Dovrebbero dunque presentare una lista monca con 37 candidati invece di 40.