“Terremo il nostro punto”. All’indomani della sortita del ministero delle Finanze tedesco sull’intervento di Stato al capezzale del Monte dei Paschi di Siena, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni garantisce che sul Salvarisparmi e sull’ennesimo salvataggio pubblico dell’istituto senese, Roma saprà tenere testa a Bruxelles. Tanto più che “non possiamo avere una Europa la cui puntigliosa severità sia a corrente alternata e quindi non possiamo avere iper flessibilità sulle politiche comuni dell’immigrazione e iper rigidità sulle politiche di bilancio perché questo rende l’Unione Europea meno popolare“.
Gentiloni, però, fatica a entrare nei dettagli su come l’Italia saprà rendere credibile l’eccezionalità e l’utilità dell’intervento Statale in Mps, con tutto ciò che ne consegue per i conti pubblici. Da una parte, quando incalzato dai giornalisti riuniti per la tradizionale conferenza stampa di fine anno, rinvia continuamente all’intervista – 3 pagine fitte fitte – rilasciata al Sole 24 Ore dal ministero dell’Economia Pier Carlo Padoan. Dall’altra, a proposito delle richieste di ulteriori capitali freschi formulata dalla Bce proprio in seguito al varo del decreto “salva Mps”, ammette candidamente: “Non sono abituatissimo, può darsi che sia normale”, per poi aggiungere “però mi ha un po’ colpito di avere notizie così ex abrupto, il giorno di Natale”.
Quindi i toni più morbidi, con l’augurio che con la vigilanza europea nei prossimi due mesi ci sarà “una dialettica produttiva ed efficace altrimenti sarà discussione più difficile: penso che ci sia bisogno anche nell’Unione europea di una discussione feconda e utile”. E il governo “farà quanto in nostro potere perché la salvaguardia dei risparmiatori sia al centro di tutto questo percorso”. Tuttavia, osserva Gentiloni, “siccome questo sarà un processo che andrà avanti per alcuni mesi, è molto importante che queste valutazioni siano condivise, che ci sia un dialogo, perché è una vicenda che va gestita insieme. Abbiamo segnalato questo attraverso il ministero dell’Economia e puntiamo su una collaborazione costruttiva”.
Nessun rimprovero né rimpianto, infine, sulla gestione del dossier senese: “Non credo ai governi del senno di poi. Troppo facile. Ho fatto parte di un governo” che aveva scelto una soluzione di mercato per Mps “come realistica, possibile e realizzabile, non è andata a buon fine e dopo circa mezz’ora, lavorando molto molto intensamente, è partito il decreto Salvarisparmio. Il senno di poi non può essere una logica di governo”. Per Gentiloni, quindi, non c’è nessun dubbio: “Abbiamo seguito una strada, era ragionevole, quando non ha ottenuto risultati sperati siamo intervenuti con grandissima tempestività ed efficacia”.