L’incenerimento dei rifiuti, oltre alle emissioni tossiche gassose, produce residui solidi. Questi ultimi si differenziano in:

a) Scorie o ceneri pesanti, costituite dal residuo non combustibile dei rifiuti, residui metallici e non metallici e da materiale organico incombusto, rappresentano la frazione più rilevante degli scarti prodotti dal processo di incenerimento (da 200 a 300 kg per ogni tonnellata di rifiuto, in funzione della composizione dello stesso). Sono rifiuti speciali non pericolosi;

b) Ceneri leggere o volanti, che derivano dai trattamenti di depurazione dei reflui gassosi e ceneri di caldaia, costituite dai sali di metalli condensati sulle pareti della caldaia di recupero energia; sono prodotte in quantità variabili tra 30 e 60 kg per tonnellata di rifiuto, sono rifiuti pericolosi e vengono generalmente smaltite in discarica (fonte Arpa Piemonte).

Tutti gli inceneritori al mondo producono a loro volta rifiuti (ceneri pericolose e non pericolose), da smaltire dopo l’incenerimento. Il report sui rifiuti urbani Ispra 2016 è il documento ufficiale con il quale il governo italiano certifica attraverso tale organo tecnico del Ministero dell’Ambiente, l’andamento della gestione dei rifiuti urbani. Tale report certifica quest’anno che i nove inceneritori riuniti in Acerra sono diventati per quantità di incenerimento il più grande impianto di Italia con 714mila tonnellate di rsu inceneriti nel 2015.

In base a quanto noto dalla scienza quindi, sono attese in uscita dai nove inceneritori riuniti in Acerra non meno di 150mila tonnellate l’anno di ceneri pesanti e non meno di 22mila tonnellate l’anno di ceneri leggere per un totale complessivo non inferiore alle 172mila tonnellate l’anno di sole ceneri da smaltire. Tale quantità attesa di ceneri, per dare una idea, è superiore alla quantità di rifiuto urbano incenerita dall’80% di tutti gli inceneritori di rifiuti urbani di Italia e necessita comunque a valle di impianti specifici di trattamento per rifiuti speciali che la Campania non ha.

Per smaltirle (in modo non tracciato e quindi non certo) si dice genericamente che vanno in impianti fuori regione per una cifra che, nei bilanci precedenti dei nove inceneritori riuniti in Acerra, e per non più di 130mila tonnellate di ceneri da smaltire, era ufficialmente una cifra superiore ai diciotto milioni di euro l’anno. Per smaltire via mare, compreso anche il trattamento ceneri, 200mila tonnellate di rifiuto Napoli ne ha spesi al massimo 20.

Ero curioso di conoscere la quantità di ceneri raggiunta dall’ormai più grande impianto insalubre di I classe di Italia e non nego il mio totale sbigottimento quando ho dovuto strabuzzare gli occhi nel rilevare che la quantità di ceneri prodotte ad Acerra non era superiore a 36mila tonnellate/anno di sole ceneri leggere pari al 5% del totale incenerito.

Una dichiarazione da premio Nobel: Acerra è il primo inceneritore al mondo che non produce ceneri. O da denunzia immediata alla Procura della Repubblica, per nove impianti insalubri riuniti in un unico comune in una Regione che non ha, e a quanto pare non vuole avere, impianti per smaltire correttamente i rifiuti speciali come le ceneri. Tertium non datur, a mio parere.

Tali impianti per smaltire le ceneri la regione Campania li vorrebbe pure fare, ma sempre e solo ad Acerra, magari affidandole a ditte trasparenti e affidabili come la Ditta Pellini (che ne ha fatto ufficiale richiesta) già condannata anche in secondo grado per smaltimento illecito di rifiuti tossici e specificamente ceneri provenienti dalle fonderie del Bergamasco (processo Carosello).

Ricordiamo che grazie al report Ispra oggi sappiamo che la Campania, con i nove inceneritori riuniti in Acerra, smaltisce oltre il 28% di tutti i propri rifiuti urbani tramite incenerimento rispetto a non più del 18.9% nazionale, con un incenerito pro/capite anno di circa 122 kg/cittadino/anno rispetto ai non più dei 90 di tutti gli altri cittadini di Italia.

Si dà però il caso che, di fatto, i nove inceneritori riuniti in Acerra incombano solo sui circa 60mila abitanti del Comune di Acerra, con un incenerito procapite anno reale che sale quindi a 11.9 tonnellate/anno, con una produzione di ceneri locali che dovrebbe essere stimata non inferiore a 3 tonnellate l’anno. L’organo ufficiale dello Stato Italiano certifica oggi che Acerra produce non più di 36mila tonnellate l’anno di ceneri!

E Acerra riceve quale compensazione per tanto grave danno ambientale non più di 5 euro a tonnellata rispetto ai dieci in media pagati da tutti gli altri inceneritori di Italia ai comuni danneggiati. Anche oggi si morirà di cancro in eccesso ad Acerra, e l’unica voce dissonante, il Vescovo Antonio Di Donna, urla nel deserto quando invoca, per i propri concittadini martiri, un minore massacro ambientale, almeno con maggiore trasparenza gestionale ed una minore quantità di incenerimento.

“Dio ricicla, il Diavolo brucia” (Monsignor Giovanni Rinaldi, Acerra). Sant’Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali scrive che il Diavolo come prima cosa vuole il silenzio: ed ecco quindi, per accontentarlo, che nella tabella ufficiale sugli inceneritori di Italia, le ceneri di Acerra spariscono proprio. Da molto tempo ormai, io ho smesso di credere agli errori in Terra dei Fuochi.

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Rifiuti prodotti dagli impianti di incenerimento che hanno trattato rifiuti urbani, anno 2015. Fonte Ispra
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