L’ex parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta presto tornerà in libertà. Il Tribunale del Riesame, infatti, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti. A comunicarlo sono stati Bruno Larosa e Andrea De Sancits, i legali difensori del vice coordinatore regionale di Forza Italia. Laboccetta era stato arrestato il 13 dicembre scorso dalla Procura di Roma in un’operazione che ha smantellato un’associazione per delinquere transnazionale che riciclava in tutto il mondo i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. In manette era finito anche l’imprenditore Francesco Corallo, considerato il re delle slot machine.
Secondo gli inquirenti, Corallo era a capo di una organizzazione che puntava al peculato, ad evadere il fisco del ricchissimo business delle ‘macchinette da bar’ col conseguente riciclaggio di cifre a sei zeri. Il tutto grazie ad una galassia di società, rigorosamente offshore, sparse in mezzo mondo. L’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Barbara Sargenti, ha portato alla luce un sodalizio che da anni gestiva una gran massa di denaro in qualità di gestore primario delle video slot. Una maxinchiesta, partita nel 2004, che ha coinvolto anche Elisabetta, Sergio e Giancarlo Tulliani, rispettivamente compagna, suocero e cognato dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. I tre sono indagati per il reato di riciclaggio in una indagine che sembra accendere un faro ‘definitivo’ sulla vicenda della compravendita di un appartamento a Montecarlo che coinvolse lo stesso Fini e fu al centro di una vicenda giudiziaria finita poi in archivio.
In particolare Giancarlo, secondo quanto ricostruito, avrebbe messo a disposizione di uno degli arrestati, Rudolf Baetsen, legato all’imprenditore Corallo, due società offshore per poter far transitare i soldi destinati alle Antille. Dal canto suo Baetsen si sarebbe mosso per finanziare l’acquisto dell’appartamento di Montecarlo che era stata di proprietà di An attraverso tre società offshore riconducibili allo stesso Tulliani. Su questo fronte una svolta importante è arrivata nel corso di una perquisizione svolta novembre del 2014 presso una abitazione di Corallo, in piazza di Spagna a Roma. In quella circostanza gli inquirenti misero le mani su un pc dove erano presenti file che rendicontavano movimenti finanziari delle società riconducibili al “Re delle slot”. Tra le varie voci anche una che portava a Sergio e Giancarlo Tulliani. Corallo avrebbe accreditato ai Tulliani, su un conto corrente estero, circa 2 milioni e 400mila euro per una consulenza che gli inquirenti giudicano fasulla. Nel pc in possesso a Corallo quel passaggio di denaro e “giustificato” con la dicitura: “liquidazione attivita’ estere – Decreto 78/2009, 2,4 milioni di euro”. Il decreto in questione è quello approvato nel 2009 e che garantiva ai concessionari dei video slot la possibilità di accedere, tramite specifiche garanzie, ai fondi per l’acquisto e per il collegamento delle slot.
Tra gli arrestati di metà dicembre c’era anche l’ex parlamentare del Pdl, Amedeo Laboccetta, fermato dai finanzieri dei Scico a Napoli. Laboccetta è uno degli uomini di fiducia di Corallo, tanto da essere legato prima alla Atlantis world group e poi alla Bplus Giocolegale Ltd, società aggiudicataria della gestione telematica dei giochi. In base a quanto accertato dagli inquirenti la cifra sottratta dal 2004 al 2014 al fisco italiano e riciclata all’estero sfiora di 200 milioni di euro. L’ex parlamentare era stato condotto nel carcere di Regina Coeli, da cui uscirà nei prossimi giorni per effetto della decisione del tribunale del Riesame.