Dalle carte dell'inchiesta per voto di scambio - seguita alla pubblicazione di un articolo di Il Fatto Quotidiano - i restroscena politici della convention incriminata. Indetta esclusivamente dal presidente Pd per arginare i sondaggi che davano vincente il No
“Attesi i sondaggi negativi, pensammo di organizzare un momento di confronto”. Parla uno staffista di Vincenzo De Luca, la frase è incartata dagli ufficiali del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Napoli, il verbale è sulla scrivania del pm Stefania Buda. Sono parole rivelatrici di una paura di perdere, di fare una brutta figura al referendum del 4 dicembre. Fu questa una delle molle che mossero la preparazione dell’incontro del 15 novembre all’Hotel Ramada tra il governatore Pd e i 300 sindaci e politici campani. La kermesse ‘a porte chiuse’ finita dritta nell’inchiesta della Procura di Napoli per istigazione al voto di scambio dopo la diffusione dell’audio del monologo di De Luca su come mobilitare gli elettori a votare Sì prendendo a esempio il sindaco “campione delle clientele” Franco Alfieri, sulle fritture di pesce da offrire agli elettori, e sull’invito a sollecitare elettoralmente il mondo della sanità privata.
Lo fa capire tra le righe uno dei quattro collaboratori della segreteria politica di De Luca sentiti a ‘sommarie informazioni testimoniali’ il 20 dicembre dai finanzieri. Il passaggio sui sondaggi negativi è contenuto in uno dei quattro verbali trasmessi al pm che ha aperto un fascicolo con un solo indagato: De Luca. Pochi fogli, con poche parole, che poco chiariscono. La memoria dello staff di De Luca non è andata oltre i dieci-quindici nomi a testa, in alcuni casi sempre gli stessi. Le Fiamme Gialle erano state spedite a Palazzo Santa Lucia dalla Procura per provare a ricostruire l’organizzazione e la lista degli inviti della riunione al Ramada – con la segreta speranza di trovare un foglio con l’elenco dei presenti, non rinvenuto – ed hanno ascoltato prima il capo della segreteria politica del governatore, Teresa Di Marino, poi tre collaboratori a contratto: Luigi Cimmino, Fabio Tamburro e Mario Molino. La visita è iniziata in mattinata e si è conclusa alle 16.15. Ha prodotto una dozzina di pagine di atti giudiziari che gli inquirenti valutano di scarsa utilità sotto il profilo investigativo. Ma che sono dense di notizie e curiosità sul piano politico.
A cominciare da quelle sulla qualità e intensità dei rapporti tra De Luca e Matteo Renzi. Non eccezionale, se dobbiamo giudicarla usando il metro dei contatti tra le rispettive ‘ambasciate’. Addirittura uno dei quattro staffisti di De Luca mette a verbale di non conoscere personalmente Francesco Nicodemo. Cioè il braccio destro di Renzi a Napoli, il capo comunicazione social a Palazzo Chigi, che insieme a Piero De Luca (il figlio del governatore) presiedeva il comitato referendario campano per il Sì, da loro inaugurato il 9 luglio con un evento all’Hotel Mediterraneo insieme all’allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Incredibilmente, uno di loro prova ad asserire che il comitato campano per il Sì “non esiste” o meglio “ne ho appreso l’esistenza sui giornali”.
Le testimonianze dei quattro staffisti sono però utili a chiarire che questo comitato referendario – ovvero De Luca jr e Nicodemo – non ebbe alcun ruolo nell’organizzazione dell’incontro al Ramada (tanto che il pm non intenderebbe più chiamarli a testimoniare). Fu una iniziativa di De Luca, un suo input raccolto dallo staff che si rimboccò le maniche – come è normale prassi politica – per radunare i politici locali vicini e fedeli al Presidente della Campania e mettere a punto le strategie della campagna elettorale per il Sì. A leggere i (pochi) nomi ricordati dagli staffisti, fu allestita una sorta di super riunione di maggioranza del consiglio regionale allargata a sindaci, amministratori e politici locali.
Alle domande su chi fu invitato e venne, si risponde coi nomi dei consiglieri regionali Vincenza Amato, Mario Casillo (capogruppo Pd), Raffaele Topo, Nicola Marrazzo. Viene aggiunto il sindaco di Agropoli Franco Alfieri (ovvio…), il sindaco di Caserta Carlo Marino, il sindaco di Meta di Sorrento Giuseppe Tito, il presidente dell’assemblea Pd di Avellino Roberta Santaniello, il militante stabiese Costantino Aitra ed altri ancora. Uno dei collaboratori di De Luca riduce a 200 i presenti, ma cambia poco nella sostanza della vicenda. I napoletani indicano politici napoletani, il salernitano Tamburro ovviamente ricorda gli inviti ai salernitani, tra cui il presidente della Provincia di Salerno Giuseppe Canfora. Uno degli staffisti ricorda una serie di inviti ai sindaci dell’hinterland napoletano. Premurandosi però di aggiungere che uno non venne, un altro manco si vide, uno sì fu presente ma arrivò tardi a riunione quasi finita… Nessuno di loro ha visto o riconosciuto giornalisti. Ed uno precisa di non aver visto qualcuno filmare De Luca con il telefonino.