La voce che il 3 novembre scorso era tornata ad arringare i militanti dell’Isis è quella di Abu Bakr al-Baghdadi. Che non solo non è morto, ma continua a guidare lo Stato Islamico. Falliti, quindi, tutti i tentativi di ucciderlo e le conseguenti voci di una sua morte. A confermarlo alla Cnn è stato Peter Cook, portavoce del Pentagono, che ha così smentito le voci che davano il Califfo ucciso all’inizio di dicembre. Le agenzie di intelligence statunitensi, ha spiegato Cook, “pensano che al-Baghdadi sia vivo a ancora alla guida” dello Stato islamico. “Stiamo ovviamente facendo tutto il possibile per tracciare i suoi movimenti“, ha sottolineato il portavoce. Che ha aggiunto: “Se avremo l’opportunità, certamente coglieremo ogni possibilità di consegnargli la giustizia che merita”, “facciamo tutto quel che è in nostro potere, si tratta di qualcosa a cui dedichiamo molto tempo”. All’inizio di questo mese gli Stati Uniti hanno raddoppiato la taglia sulla testa di Baghdadi, salita da 20 a 25 milioni di dollari. Sul leader dell’Is si sa molto poco, e l’unico filmato che lo ritrae risale al 2014 quando pronunciò un sermone a Mosul.
Due mesi fa, come detto, dopo un anno di silenzio il leader del gruppo terroristico era tornato a parlare. In un messaggio audio diffuso in rete dall’Isis il Califfo dello Stato islamico aveva chiesto ai suoi militanti di continuare a combattere contro “i nemici di Dio” e si era detto “fiducioso” nella vittoria anche dopo l’offensiva delle forze irachene appoggiate dagli Usa per riprendere Mosul. Nel messaggio al-Baghdadi chiedeva attacchi in Arabia e Turchia e affermava che “la guerra totale e il grande jihad che lo Stato islamico sta combattendo aumenta solo la nostra ferma convinzione, se Dio vuole, che tutto questo è un preludio alla vittoria”. Il leader dell’Isis invitava poi i combattenti suicidi a “trasformare le notti dei miscredenti in giorni”. All’inizio di dicembre, però, la sua sorte sembrava segnata. Fino alle parole odierne del Pentagono.