1 /4 Iditarod Trail Sled Dog Race, la celebre corsa con i cani da slitta
Ogni anno, a marzo, si corre in Alaska, l’Iditarod trail sled dog race, la gara più famosa al mondo con i cani da slitta . E’ una corsa dura, una prova di resistenza per uomini e cani contro la natura selvaggia, che dura dai 9 ai 14 giorni, tra lande desolate, catene montuose frastagliate, fiumi ghiacciati, fitte foreste, raffiche di vento imprevedibili, lunghe ore di buio e temperature molto inferiori allo zero. Tuttavia, se gli uomini scelgono di affrontare questa gara, di mettere in pericolo la propria vita, i cani invece sono allevati, selezionati, comprati, addestrati e, ovviamente, costretti dall’uomo a partecipare a questa allucinante maratona.
La super gara è stata lanciata dai musher (i guidatori delle slitte trainate da cani) nel 1973, per protestare contro l’avvento dei gatti delle nevi e delle motoslitte, che nei primi anni settanta cominciarono a diffondersi ad Anchorage. Come vincere l’Iditarod? “Uno dei modi è non fermarsi mai”, ha dichiarato un corrispondente dell’Anchorage Daily News al giornalista Ben McGrath del New Yorker. Vince quindi chi dorme meno e corre di più, mettendo a repentaglio la propria salute e la vita dei cani. Per partecipare occorre una slitta trainata da massimo 16 animali, con l’obbligo di arrivare al traguardo con almeno 6 cani.
Molti esemplari di Siberian Husky, Alaskan Malamute e Canadian Inuit, le razze più utilizzate perché resistenti alle basse temperature e agli sforzi fisici prolungati, si feriscono o muoiono durante il percorso lungo quasi 1600 km, a causa delle condizioni particolarmente dure a cui sono sottoposti. I cani, ai quali vengono concesse poche ore di riposo, sono costretti a correre legati a una slitta che pesa circa 400 chili, in situazioni estreme, per coprire una distanza di almeno 150 km al giorno; incitati dai musher sono costretti a trottare anche sei ore di fila senza sosta, con le zampe sanguinanti e tagliate dal ghiaccio o logorate dal lungo percorso.
Scott Moore, un veterinario volontario che ha partecipato a una delle gare, ha visto cani disidratati, con tendini strappati, colpiti da ipotermia, ipertermia, infiammazioni articolari alle zampe o alle spalle. George Diaz, giornalista di Orlando Sentinel, ha scritto che l’Iditarod trail sled dog race è un rituale barbaro che dà ai musher la licenza di uccidere. Cinque cani sono morti durante la gara del 2009, ma, di norma, muoiono uno o due cani ogni anno per emorragia interna, soffocamento, polmonite o insufficienza cardiaca, senza contare quelli che cessano di vivere dopo la gara, a riflettori spenti. Il Dr. Paula Kislak, presidente dell’Association of Veterinarians for animal rights, ha dichiarato che i cani possono morire anche nei giorni successivi alla competizione a causa dell’acidosi lattica dovuta allo sforzo estremo; il fegato e i reni non riescono più a mantenere l’equilibrio tra produzione di acido lattico e la sua rimozione, pertanto, il sistema cardiaco e gli organi degli animali possono essere danneggiati dall’anomalo accumulo, causandone la morte.
A rischiare, non sono solo i cani ma anche altri animali come grizzly, lupi e alci che accidentalmente possono venire a contatto con l’uomo durante questa folle corsa. Un partecipante alla gara, Dallas Seavey, ha raccontato di essere stato costretto a sparare a un alce che stava per caricarlo durante la corsa. Per non parlare delle crudeltà inflitte ai cani prima della gara, dietro le quinte. Nessuna autorità nazionale di regolamentazione controlla le loro condizioni. Margery Glickman, fondatrice dell’associazione Sled dog action coalition, durante una vacanza in Alaska, ha visto più di 200 cani allevati per correre l’Iditarod, tenuti in condizioni terribili, confinati in spazi angusti e legati alla catena per tutto il tempo. David Straub, che ha partecipato a tre edizioni della corsa, è stato condannato con 17 capi d’accusa per crudeltà su animali.
Come avviene per altri eventi tradizionali, anche questa manifestazione è diventata un’attrazione turistica che muove denaro, spingendo uomini e donne di tutti i ceti sociali, ognuno con la propria storia, a partecipare a questo “grande” evento chiamato Last great race on Earth, ossia “l’ultima grande corsa rimasta sulla Terra“. Giornalisti, turisti, troupe cinematografiche affollano Anchorage e Nome, le due tappe principali, mentre volontari, studenti, cittadini e veterinari offrono il loro tempo per organizzare e mettere in scena l’evento. Negli ultimi anni, tuttavia, la gara ha perso importanti sponsor come Chevron e Discovery Channel che, per anni, ha filmato una serie di documentari.
Perché parlarne con tre mesi di anticipo? Perché, forse, abbiamo la possibilità di fermare questa gara, firmando la petizione online proposta da The Animal Rescue Site che chiede a Bill Walker, governatore dell’Alaska, di rimuovere la clausola che esonera i cani da slitta dalle tutele garantite dalle leggi nazionali sulla crudeltà verso gli animali. Solo un’azione globale e partecipata potrebbe veramente cambiare il destino di questi cani.